Login

Lost your password?
Don't have an account? Sign Up

Quante sere d’estate, dopo la messa feriale che moltissimi di noi servivano da chierichetti, abbiamo passato attorno alla tua scrivania nella sacrestia della Basilica di San Vito? Quanti insegnamenti profondi ci hai trasmesso in quelle occasioni, così semplici eppure così familiari e ricche d’amore? Tantissimi. Quante confidenze, quante risate? Quanti piccoli e grandi problemi hai ascoltato? Non si possono contare.

Quasi ogni sera, sceglievi uno tra noi ragazzi e lo “inviavi” a comprare dei gelati e qualche bibita, e poi, tutti insieme, imparavamo l’arte della condivisione e dello stare insieme.

Era un momento unico e atteso: mentre eravamo tutti raccolti intorno a te, si parlava di mille cose, discutevamo degli argomenti più disparati, ci si confrontava parlando della Fede e della sequela di Gesù, ma anche di storia, geografia, politica, filosofia, arte, scienza…

“Parroco, ma dove si trova San Demetrio Corone?” E tu non solo – come ormai tutti sanno – rispondevi alla domanda con dovizia di particolari, descrivendo finanche le strade di moltissime città e paesini, ma addirittura (magari dietro il cartone dei gelati che stavamo mangiando) iniziavi a disegnare a mano libera i contorni di qualche nazione, nominando mille promontori e insenature e fermandoti un po’ per ciascuna di esse, ricordando perché fosse importante, cosa vi fosse successo nella storia e tantissime altre cose. Erano momenti meravigliosi e mai noiosi di voli pindarici spirituali e culturali, momenti di confronto vero e sincero tra persone.

Caro Parroco, spesso negli anni hanno parlato di te – a volte a dire il vero in modo molto poco originale – dipingendoti velocemente come un sacerdote che sapeva e/o amava stare coi giovani.

Questo è sicuramente vero, ma tu sei stato molto di più: tu sei stato un vero e proprio ponte gettato tra le generazioni foriane, un sacerdote che – nonostante, come tutti gli uomini, fosse figlio del suo tempo – dal suo avamposto di tradizionalità ha saputo aprirsi agli orizzonti più progressisti, sia in materia culturale sia di Fede. Un uomo con i piedi nel ‘900 ma lo sguardo e la mente nel 2000.

Intorno a quel tavolo, infatti, non c’eravamo solo noi, più o meno giovani, ma si radunavano persone di ogni età e di ogni estrazione sociale. Tu eri stato capace di divenire un collante, un punto di incontro di tanti modi diversi di vedere il mondo. Per molti di noi sei stato come un padre o un nonno, per altri uno zio o un fratello.

Per gran parte della tua vita hai vissuto a Forio, ma non sei mai stato un provinciale, anzi hai sempre teso l’orecchio a ciò che accadeva nel mondo e, non a parole ma nei fatti e nella concretezza della sostanza, hai saputo accogliere le grandi novità della Chiesa.

Hai insegnato enormemente col tuo esempio: sei stato un cittadino dal senso civico straordinario, sempre attento alla cosa pubblica, sempre pronto ad impegnarsi in prima persona, anche economicamente, in battaglie di bellezza e decoro del paese tutto e specialmente della contrada di San Vito (non solo della Basilica). Battaglie che magari non ti sarebbero nemmeno spettate completamente.

C’è un passo di Manzoni nel XXXVIII capitolo dei Promessi Sposi che, descrivendo il banchetto nuziale di Renzo e Lucia, dice: “Il marchese fece loro una gran festa, li condusse in un bel tinello, mise a tavola gli sposi, con Agnese e con la mercantessa; e prima di ritirarsi a pranzare altrove con don Abbondio, volle star lì un poco a far compagnia agl’invitati, e aiutò anzi a servirli. A nessuno verrà, spero, in testa di dire che sarebbe stata cosa più semplice fare addirittura una tavola sola. Ve l’ho dato per un brav’uomo, ma non per un originale, come si direbbe ora; v’ho detto ch’era umile, non già che fosse un portento d’umiltà. N’aveva quanta ne bisognava per mettersi al di sotto di quella buona gente, ma non per istar loro in pari.”

Ecco, Parroco, le persone ti hanno amato perché tu invece hai saputo porti con loro da pari, hai saputo “fare una tavola sola”, da amico vero, nonostante fossi il “Can.co Mons. Giuseppe Regine”. Che insegnamento per i sacerdoti! E per tutti noi.

I Ragazzi di San Vito

Condividi su:

Facebook
WhatsApp
Email
Stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*

su Kaire

Articoli correlati

Avere compassione per sé stessi

Durante l’Angelus di domenica scorsa il Papa ha commentato: «Il Vangelo della liturgia odierna (Mc 6,30-34) narra che gli apostoli, ritornati dalla missione, si radunano intorno a Gesù e gli raccontano

Settimane sociali 50° edizione

La Diocesi di Ischia ha partecipato all’evento che si è svolto a Trieste dal 3 al 7 luglio «Libertà è partecipazione» amava dire con la sua musica – e forse