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Papa Francesco continua la catechesi sulla Lettera ai Galati sviluppando il tema della libertà che solo con Cristo è possibile avere in pienezza: «Nel caso dei Galati, l’Apostolo non poteva sopportare che quei cristiani, dopo avere conosciuto e accolto la verità di Cristo, si lasciassero attirare da proposte ingannevoli, passando dalla libertà alle schiavitù: dalla presenza liberante di Gesù alla schiavitù del peccato, del legalismo e così via. … Paolo invita quindi i cristiani a rimanere saldi nella libertà che hanno ricevuto col battesimo, senza lasciarsi mettere di nuovo sotto il «giogo della schiavitù». Egli è giustamente geloso della libertà. … 

L’Apostolo propone l’insegnamento di Gesù, che troviamo anche nel Vangelo di Giovanni: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Il richiamo, dunque, è anzitutto quello di rimanere in Gesù, fonte della verità che ci fa liberi.La libertà cristiana, quindi, si fonda su due pilastri fondamentali: primo, la grazia del Signore Gesù; secondo, la verità che Cristo ci svela e che è Lui stesso. Anzitutto è dono del Signore.

La libertà che i Galati hanno ricevuto è frutto della morte e risurrezione di Gesù. L’Apostolo concentra tutta la sua predicazione su Cristo, che lo ha liberato dai legami con la sua vita passata: solo da Lui scaturiscono i frutti della vita nuova secondo lo Spirito. Infatti, la libertà più vera, quella dalla schiavitù del peccato, è scaturita dalla Croce di Cristo. Siamo liberi dalla schiavitù del peccato per la croce di Cristo».

Come l’Apostolo anche il giovane Francesco d’Assisi si liberò per grazia di Dio dai vizi della vita mondana, una volta conosciuto l’amore di Cristo che gli parlò per mezzo della croce di San Damiano, difendendo la libertà ottenuta, mettendosi alla sequela del Signore. Le FF raccontano di quanto Francesco si rifugiò per un mese in una grotta per sfuggire all’ira del padre che lo cercava per punirlo delle sue “malefatte”.

Il padre non accettava che il figlio desse i suoi beni ai poveri e che volesse cambiare vita, passando da una vita agiata ad una di stenti e miseria. Per lui quel figlio aveva perso il senno e doveva essere punito per farlo rinsavire. “Un giorno, infuocato di entusiasmo, lasciò la caverna e si mise in cammino verso Assisi, vivace, lesto e gaio. Armato di fiducia in Cristo e acceso di amore celeste, rinfacciava a sé stesso la codardia e la vana trepidazione, e con audacia decise di esporsi alle mani e ai colpi dei persecutori.

Al primo vederlo, quelli che lo conoscevano com’era prima, presero a insultarlo, gridando ch’era un pazzo e un insensato, gettandogli fango e sassi. Vedendolo così mutato, sfinito dalle penitenze, attribuivano ad esaurimento e demenza il suo cambiamento. Ma il cavaliere di Cristo passava in mezzo a quella tempesta senza farci caso, non lasciandosi colpire e agitare dalle ingiurie, rendendo invece grazie a Dio.

Si diffuse per le piazze e le vie della città la notizia di quanto succedeva, finché venne agli orecchi del padre. Sentito come lo maltrattavano, egli uscì immediatamente a prenderlo, con l’intenzione non di liberarlo, ma di finirla. Fuori di sé, gli si avventò contro come un lupo sulla pecora, e fissandolo con occhio torvo e con la faccia contratta dal furore, lo afferrò e trascinò fino a casa.

Qui lo rinchiuse in un bugigattolo oscuro per più giorni, facendo di tutto, a parole e a botte, per ricondurlo alla vanità mondana.  Francesco non si lasciò smuovere né dalle parole, né dalle catene, né dalle percosse. Sopportava tutto con pazienza, diventando anzi più agile e forte nel seguire il suo ideale. Senonché il padre fu costretto a partire da casa per un affare urgente, sicché il prigioniero restava solo con sua madre.

Questa, non approvando il modo di fare del marito, rivolgeva al figlio discorsi affettuosi, senza però riuscire a stornarlo dai suoi propositi. Vinta dall’amore materno, un giorno essa ruppe le catene e gli permise di andar via libero. Francesco rese grazie a Dio onnipotente, e tornò al luogo dove era stato prima. Si muoveva adesso con più libertà, dopo essere stato allenato dalle tentazioni dei demoni e ammaestrato dalle avversità; le malversazioni lo avevano reso più sicuro, più libero, più magnanimo” (FF 1417).

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