Commento al Vangelo Gv 2,13-25
“Era la Pasqua dei Giudei”. Agghiacciante questa indicazione dell’Evangelista Giovanni. Forse non era più la Pasqua di Dio, ma era diventata qualche altra cosa. Qualsiasi cosa, ma non di Dio. Sinceramente trovo questo rischio molto veritiero nella nostra vita: la festa non rischia di essere più di Dio, ma la mia o forse di qualcun altro. La festa rischia di parlare di noi, della nostra bravura, degli invitati illustri, dei programmi, ma non di Dio. Benvenuti in questa terza tappa del cammino quaresimale che ci regala il terzo luogo della Quaresima: dopo il deserto e il monte, troviamo il tempio.
Una scena inedita, inaspettata, strana; Gesù rimane deluso di quello che sta vedendo e compie un gesto assolutamente nuovo nel Vangelo, inaspettato; nessuno lo attribuirebbe a Gesù per come lo conosciamo noi. Fa una frusta di cordicelle e rovescia i tavoli, caccia i venditori e grida contro quello che sta vedendo. Spesso abbiamo solo letto questo passo come un ammonimento moralistico, sul commercio del tempio, sui soldi della Chiesa ecc. Ma non è così. Il Vangelo oggi termina con un’espressione meravigliosa: “Egli, infatti, conosceva quello che c’è nell’uomo”. È il cuore dell’uomo il centro di questo brano. Dio ha abbandonato le mura accorciando le distanze e facendosi uomo. Il tempio lo possiamo distruggere. La concezione della Chiesa che abbiamo noi cristiani non è come quella del tempio dell’Antico Testamento.
Noi abbiamo una chiesa con la c minuscola perché dentro di esso vi è la Chiesa con la C maiuscola. Se non ci fosse la comunità o le persone, potreste anche chiudere il tempio e farne un museo! La carne dell’uomo è il suo vero tempio. Puoi riconoscere Gesù dentro di te e nel fratello abitato da Dio, che è colmo di divinità, di gloria. È proprio il cuore dell’uomo che spesso corre il rischio di ridursi come si era ridotto il tempio: un mercato. Il termine greco “emporion” indica proprio la compravendita. Il cuore spesso è soggiogato da queste logiche: mi svendo per avere, mi comprometto per ottenere e spesso lascia il posto soltanto a ladri che piano piano svuotano questo cuore.
Ci sono molti mercanti interiori e tra questi anche quello di pensare che la salvezza si compra con qualcosa. Quante volte il nostro culto con Dio si è trasformato in un commercio? Quante volte gli abbiamo offerto preghiere, tridui, novene in cambio di qualcosa? Non c’è bisogno di convincere e persuadere Dio di qualcosa, egli sempre vuole che ci salviamo. Pensate, noi costruiamo a Dio, con la nostra vita, un tempio. La salvezza non si compra ma si accoglie. C’è una differenza tra il possesso e l’amore: il primo è segnato dalla logica della compravendita, il secondo dalla logica del dare. Gesù lascerà per amore che il suo corpo venga demolito, sferzato, crocifisso e ucciso perché ci liberiamo dalla logica del possesso.
Non sarà la conoscenza e la buona volontà che toglieranno i mercanti dal cuore, ma la purificazione che passa per il corpo di Gesù che purificherà la nostra esistenza. La Quaresima allora è tempo per combattere contro i mercanti interiori, per liberarci dai commerci e far sì che il cuore diventi casa del Padre.
Quando il cuore diventa una casa, anche gli altri possono entrarvi per arrivare a Dio. Per diventare una casa, il cuore deve porsi alcune domande: il Signore si sente veramente a casa nella mia vita? Permettiamo a Dio di fare pulizia, di scacciare gli idoli, cioè quegli atteggiamenti di cupidigia, gelosia, mondanità, invidia, odio, quell’abitudine di chiacchierare e “spellare” gli altri? Proviamo anche noi, tra i mille desideri che affollano la vita, a cercare quel Dio che sta dentro di noi; facciamogli spazio, permettiamogli di mettere ordine nei nostri giorni usando la sferza della preghiera, del digiuno e della carità fraterna. Essi aiutano a togliere, a “disappropriarci” anche delle false immagini di Dio e cominceremo ad essere adoratori in Spirito e verità. Allora sarà la festa di Dio, non la nostra.
Buona domenica!
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La Quaresima: tempo per cacciare via i mercanti
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“Era la Pasqua dei Giudei”. Agghiacciante questa indicazione dell’Evangelista Giovanni. Forse non era più la Pasqua di Dio, ma era diventata qualche altra cosa. Qualsiasi cosa, ma non di Dio. Sinceramente trovo questo rischio molto veritiero nella nostra vita: la festa non rischia di essere più di Dio, ma la mia o forse di qualcun altro. La festa rischia di parlare di noi, della nostra bravura, degli invitati illustri, dei programmi, ma non di Dio. Benvenuti in questa terza tappa del cammino quaresimale che ci regala il terzo luogo della Quaresima: dopo il deserto e il monte, troviamo il tempio.
Una scena inedita, inaspettata, strana; Gesù rimane deluso di quello che sta vedendo e compie un gesto assolutamente nuovo nel Vangelo, inaspettato; nessuno lo attribuirebbe a Gesù per come lo conosciamo noi. Fa una frusta di cordicelle e rovescia i tavoli, caccia i venditori e grida contro quello che sta vedendo. Spesso abbiamo solo letto questo passo come un ammonimento moralistico, sul commercio del tempio, sui soldi della Chiesa ecc. Ma non è così. Il Vangelo oggi termina con un’espressione meravigliosa: “Egli, infatti, conosceva quello che c’è nell’uomo”. È il cuore dell’uomo il centro di questo brano. Dio ha abbandonato le mura accorciando le distanze e facendosi uomo. Il tempio lo possiamo distruggere. La concezione della Chiesa che abbiamo noi cristiani non è come quella del tempio dell’Antico Testamento.
Noi abbiamo una chiesa con la c minuscola perché dentro di esso vi è la Chiesa con la C maiuscola. Se non ci fosse la comunità o le persone, potreste anche chiudere il tempio e farne un museo! La carne dell’uomo è il suo vero tempio. Puoi riconoscere Gesù dentro di te e nel fratello abitato da Dio, che è colmo di divinità, di gloria. È proprio il cuore dell’uomo che spesso corre il rischio di ridursi come si era ridotto il tempio: un mercato. Il termine greco “emporion” indica proprio la compravendita. Il cuore spesso è soggiogato da queste logiche: mi svendo per avere, mi comprometto per ottenere e spesso lascia il posto soltanto a ladri che piano piano svuotano questo cuore.
Ci sono molti mercanti interiori e tra questi anche quello di pensare che la salvezza si compra con qualcosa. Quante volte il nostro culto con Dio si è trasformato in un commercio? Quante volte gli abbiamo offerto preghiere, tridui, novene in cambio di qualcosa? Non c’è bisogno di convincere e persuadere Dio di qualcosa, egli sempre vuole che ci salviamo. Pensate, noi costruiamo a Dio, con la nostra vita, un tempio. La salvezza non si compra ma si accoglie. C’è una differenza tra il possesso e l’amore: il primo è segnato dalla logica della compravendita, il secondo dalla logica del dare. Gesù lascerà per amore che il suo corpo venga demolito, sferzato, crocifisso e ucciso perché ci liberiamo dalla logica del possesso.
Non sarà la conoscenza e la buona volontà che toglieranno i mercanti dal cuore, ma la purificazione che passa per il corpo di Gesù che purificherà la nostra esistenza. La Quaresima allora è tempo per combattere contro i mercanti interiori, per liberarci dai commerci e far sì che il cuore diventi casa del Padre.
Quando il cuore diventa una casa, anche gli altri possono entrarvi per arrivare a Dio. Per diventare una casa, il cuore deve porsi alcune domande: il Signore si sente veramente a casa nella mia vita? Permettiamo a Dio di fare pulizia, di scacciare gli idoli, cioè quegli atteggiamenti di cupidigia, gelosia, mondanità, invidia, odio, quell’abitudine di chiacchierare e “spellare” gli altri? Proviamo anche noi, tra i mille desideri che affollano la vita, a cercare quel Dio che sta dentro di noi; facciamogli spazio, permettiamogli di mettere ordine nei nostri giorni usando la sferza della preghiera, del digiuno e della carità fraterna. Essi aiutano a togliere, a “disappropriarci” anche delle false immagini di Dio e cominceremo ad essere adoratori in Spirito e verità. Allora sarà la festa di Dio, non la nostra.
Buona domenica!
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Don Cristian Solmonese
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