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Dalle tenebre alla luce

Commento al vangelo Gv 3,14-21

Nicodemo, un fariseo. Un uomo affascinato dalla presenza di Gesù, dal suo parlare, dal suo vivere. Un uomo che sta a metà, che vuole scegliere, ma c’è ancora notte nel suo cuore. C’è ancora paura. Ha paura di metterci la faccia.

È uno dei personaggi più belli del vangelo di Giovanni. Gli incontri più belli e profondi nella Bibbia avvengono di notte. Anche l’incontro tra Nicodemo e Gesù, da cui sono tratte le parole del Vangelo di questa domenica, ci svelano la profondità del messaggio che parte dal Cuore di Dio. Ed è proprio Nicodemo che ci indica nuovamente un percorso di fede che ciascuno di noi dovrebbe fare.

Proprio lui, maestro in Israele, ci insegna che nessuno deve sentirsi mai arrivato, ma c’è sempre da scrutare il mistero di Dio. Lo cerca di notte, come due amanti che si cercano di notte per non farsi vedere. Tira una brutta aria intorno a Gesù. Troppo clamore, troppe parole, troppi fraintendimenti, e Gesù decide di starsene un po’ in disparte. Quest’uomo cerca Gesù. L’uomo cerca sempre Gesù. Inconsciamente o direttamente l’uomo ha una fame di cielo dentro di sé.

Il dialogo tra Gesù e Nicodemo sembra un dialogo per addetti ai lavori, un linguaggio un po’ criptico, da persone preparate. In quella notte Gesù ancora una volta ci racconta il disegno del Padre, il cuore del Padre. Sconcertante quella frase: “Dio ha tanto amato il mondo”. Dio ama il mondo, Dio vede il mondo positivamente, Dio ama il campo che lui ha seminato a larghe maniche, Dio mi invita ad amare il mondo perché ci ha messo tutto sé stesso per amarlo. Spesso noi non amiamo il mondo, disprezziamo il mondo, i comportamenti delle persone; siamo abituati troppo a sottolineare il male che c’è nel mondo, a ricalcare gli errori di questo mondo.

Ma Dio lo ama, lo ama immensamente e sa che il bene è maggiore in questo mondo rispetto al male. Fa di tutto per farci capire che lo ama. A tutti i costi vuole mostrarci il vero volto di Dio. L’amore che Dio ha per il mondo non condanna. L’amore non separa, non fa selezione, non sceglie uno rispetto a un altro, ma ama tutto in modo personale e preferenziale perché ognuno di noi va salvato secondo la propria misura. Non ama facendo tutto in parti uguali, non ama tutti allo stesso modo, ma Dio ama il mondo secondo il bisogno di ciascuno di noi. Se imparassimo tra di noi ad usare questa logica! Dobbiamo toglierci dalla testa che la condanna è Dio che punisce. Dio non è un vigile che spera di trovarci in fallo. La condanna è la conseguenza delle nostre scelte, anche l’onnipotenza di Dio rispetta la nostra libertà.

In questo modo i nostri inferni, molto spesso, li scegliamo noi con i nostri sì e i nostri no. Ti sei costruito una vita di inferno. È questa la tristezza più grande che vediamo con gli occhi. Le persone si costruiscono con le proprie mani tanti inferni perché scelgono logiche che intrappolano la nostra vita e rifiutano invece ciò che Gesù ci ha mostrato come liberazione. Questo è già di per sé una condanna. A volte si può soffrire non per colpa nostra, si possono avere delle ferite che altri ci hanno fatto, si può vivere nel cuore di un’ingiustizia, come di un dolore o di una situazione subita, ma tutto questo diventa inferno quando noi ci sentiamo solo vittime senza ricordarci che Gesù è morto affinché ognuno di noi si ricordi che è radicalmente libero in ogni circostanza anche in quelle dove apparentemente non c’è nessun margine di scelta. E questo, per un motivo semplice: anche in ciò che non ho scelto io posso decidere come starci.

La libertà non è vincere sempre, ma a volte è decidere come si vuole perdere. È solo così che una malattia, un dolore, una ferita del passato possono condizionarci molto, ma non possono toglierci la decisione di come vivere tutto ciò. La libertà non è per forza cambiare le circostanze ma è cambiare noi stessi nelle circostanze. Ecco la libertà che ci ha donato Gesù. Mi lascia estremamente libero. Una sola condizione è posta: accogliere Gesù. Metterlo in alto (come il serpente sul bastone), al di sopra dei nostri orizzonti, dei nostri casini, delle nostre cose da fare, delle nostre pastorali.

Mettiamolo sopra in modo da guardare in alto. Se guardiamo in alto non veniamo morsicati, cioè il veleno non distrugge la mia libertà ed esistenza. Condividiamo la vita eterna che non è una vita noiosa dopo la morte che non finisce più, ma è la vita dell’Eterno che abbiamo dentro di noi già adesso e che si sente. È un atto libero. Non si può amare per paura, non si può amare con il ricatto, non si può amare e costringere. Dio ci lascia tremendamente liberi anche di farci del male, anche di rovinarci. Gli studiosi dicono che forse già Gesù stava pensando alla crocifissione. Giovanni non parla mai di croce ma di innalzamento, di essere esposto, visibile a tutti. Gesù sa che l’impopolarità che sta crescendo intorno a lui lo porterà a qualcosa di brutto. Ma a Gesù non importa, va fino in fondo. Come possiamo non accogliere la luce quando essa ci è stata svelata e donata con tanto amore dal Padre? È un mistero!

Certamente l’accoglienza dell’amore è un atto di libertà. Ma può la libertà rifiutare l’amore, se davvero è liberata dalla schiavitù dell’ignoranza e della paura? Nicodemo lo troveremo altre due volte. Durante il processo dove timidamente farà una domanda davanti ai suoi e poi allo scoperto quando ungerà il corpo di Gesù. Buona domenica!

Immagine di copertina tratta da “The Chosen”

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