La testimonianza di Gina
Avevo già sentito parlare del metodo ignaziano di preghiera, ed ero piuttosto perplessa, temendo uno schema rigido che non avrei saputo seguire, un concentrarsi più su durata, luogo e posizione che sul resto.
Invece tutto è stato molto ben orchestrato, e padre Michele prima e padre Renato poi, ci hanno condotto a “godere” della mezz’ora di meditazione giornaliera con molta semplicità.
Che cosa mi porto a casa? La voglia di provare, ogni giorno, a concentrarmi, in un modo molto più approfondito di quanto ero abituata a fare, sulla pagina del vangelo del giorno; l’idea, per me non scontata, che davvero ogni singola parola del vangelo, anche quella che scivola via perché ci pare solo funzionale alla “scena”, può invece parlarci, se la lasciamo fare, se la ascoltiamo con attenzione e curiosità. E che ci parla nel modo più strano ed imprevedibile, certe volte mettendoci di fronte a quella parte di noi che non vorremmo magari vedere.
Ho capito che c’è un terzo modo di pregare che conoscevo poco:
1) c’è la preghiera “automatica” (il rosario, certe preghiere della messa che si sanno a memoria per cui non si “ascoltano” più…);
2) c’è la preghiera libera, del cuore, quella che mi sgorga spontanea in tanti momenti della giornata, un sottile dialogo con cui esploro i mille modi che ha di farsi presente nella mia vita, e di cui Lo ringrazio;
3) e c’è la preghiera di meditazione, fatta prendendo un brano del vangelo e assaporandolo in ogni sua parola: bellissimo! È vero che la Parola ti parla! È una cosa potentissima, e anche faticosissima, all’inizio, che richiederà tanto esercizio, perché si tende magari a “scappare via”, a saltare direttamente ai punti chiave (oltre che a distrarsi). Invece ogni parola, letteralmente, da “In quel tempo…” all’inizio di molti brani, fino alla fine, può essere meditata.
Il punto sarà riuscire a scegliersi il tempo per farlo!