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La Parrocchia di San Leonardo Abate accoglie il nuovo parroco

Celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Pascarella per l’ingresso di don Emanuel Monte, mercoledì 14 settembre scorso, nella Parrocchia di Panza – Festa della Esaltazione della Santa Croce – Nm 21,4b-9; Gv 3,13-17

Tempo di cambiamenti anche per la contrada Panza. Mercoledì 14 settembre scorso la comunità parrocchiale ha accolto il nuovo parroco don Emanuel Monte che sostituisce don Cristian Solmonese, passato a guidare la Parrocchia di San Vito. C’è sempre un velo di tristezza nel lasciare un parroco che ha guidato per tanti anni una comunità, ma nello stesso tempo c’è la gioia del nuovo, la curiosità che accompagna i cambiamenti, ma anche la fiducia, che non deve mai mancare, che quanto disposto dal Vescovo Gennaro non possa che portare buoni frutti.

La festa della Esaltazione della Croce ha dato spunto al Vescovo Gennaro per indicare la via maestra che ogni parroco deve percorre mentre svolge il suo ministero al servizio della Chiesa e del popolo di Dio: la via della croce. «Caro don Emanuel – ha detto il Vescovo – segui la via dell’amore, e per imparare cos’è l’amore mettiti ai piedi del crocifisso, lasciati amare da Dio, con Papa Francesco ti dico: “guarda la sua croce, aggrappati al lui, lasciati salvare da lui, lasciati liberare da lui”, anche se cadi il suo amore ti fa rialzare e ti conferisce in tal modo una dignità che nessuno ti potrà mai togliere”».

Il Vescovo ha poi ricordato che il 14 settembre ricorre l’anniversario, quest’anno il 48esimo, della sua ordinazione presbiterale e della sua prima Messa, giorno da lui scelto e voluto proprio per la coincidenza della festa della Esaltazione della Croce, avendo lui intuito che la Croce deve essere il modello per ogni prete, la cui vita deve essere impegno, che si rinnova in ogni celebrazione eucaristica, ad essere dono di Dio per gli altri. «Sarò sempre sideralmente lontano dalla perfezione di Cristo, ma sono contento di essere stato messo su questa strada. Nonostante le mie fragilità e i miei limiti, mi sono sempre rialzato e ho avuto nel cuore la forza per continuare, avendo la Croce come fiaccola per il mio cammino».

La festa della Esaltazione della Croce, che da segno di fallimento e ignominia diventa simbolo di vittoria, trionfo e vita, affonda le radici nell’Alto Medioevo, quando nel 628, dopo una vittoria contro i Persiani, l’imperatore Eraclio I riportò una parte della Croce di Gesù che si diceva fosse custodita nel bottino di Gerusalemme. La Liturgia tuttavia non pone l’accento sul trofeo di guerra, o simbolo di potere, ma piuttosto sul valore della Croce come chiave per comprendere l’amore di Dio per noi. La Liturgia della Parola propone infatti un brano del Vangelo di Giovanni nel quale Gesù riprende l’immagine del serpente innalzato da Mosè nel deserto e afferma che anche lui allo stesso modo sarebbe stato innalzato, prefigurazione del suo sacrificio sulla croce, evento necessario per la salvezza degli uomini. Il Vescovo ha precisato – ricorrendo ad una citazione del Card. Martini – che il crocifisso ci rivela la vera natura del volto di Dio, che è buono e misericordioso.

Dio non va immaginato come essere dotato di superpoteri, detentore al massimo grado di tutta la potenza, la gloria, come colui che rivendica la sua signoria su tutta la terra. Egli si rivela invece nel linguaggio della croce, la sua vera onnipotenza consiste nella capacità di annullarsi per amore. Guidare una comunità parrocchiale – ha proseguito il Vescovo – è prima di tutto porre le persone di fronte a questa realtà: essere capaci di credere a un Dio che si presenta nella umiliazione della crocifissione per manifestare la grandezza eccedente del suo amore. Non serve organizzare catechesi, potenziare le attività e spendere in feste, occorre piuttosto «aiutare la gente a riconoscere un Dio che si esprime nella fragilità della carne, nel suo avvicinarsi delicato alle persone per aiutale, un Dio che risplende nella infermità del crocifisso, un Dio capovolto».


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