Omelia del Vescovo Carlo per la conclusione del percorso prematrimoniale presso la Parrocchia di Santa Maria Assunta in Ischia Ponte
At 3,13-15.17-19; 1Gv 2,1-5a; Lc 24,32
Durante la celebrazione con la quale ottanta coppie hanno festeggiato la conclusione del proprio percorso prematrimoniale, domenica 14 aprile scorso, il Vescovo ha tracciato le linee guida di quella che deve essere una vita matrimoniale pienamente e degnamente cristiana, indirizzata ad essere uniti nel dono che Dio elargisce ad ogni coppia per costruire un mondo che realizzi pienamente il progetto di Dio per l’uomo. Ogni singola coppia deve essere capace, anche attraverso il matrimonio, di contribuire con il proprio amore e il proprio impegno a tale progetto.
Certo, si tratta di un cammino non semplice. Nel saluto rivolto al Vescovo dai nubendi e dalle loro coppie–guida abbiamo infatti ascoltato: “È stato un tempo impegnativo per i fidanzati, ma anche per le coppie-guida, allo stesso tempo ricco di ascolto, condivisione e confronto intenso e serrato, di gioia e, a volte, lacrime”, ma anche: “È stato un tempo in cui abbiamo ritrovato Dio nelle nostre vite, per riscoprirlo non come giudice, ma come padre misericordioso, che ci ama così come siamo, tempo per scoprire una Chiesa che talvolta lascia stupiti e ci accoglie come una madre”.
Dunque un impegno non semplice, che richiede anche coraggio, ha sottolineato il Vescovo in un passaggio della sua omelia, ma che vale la pena intraprendere, perché – ha detto nei Riti di Introduzione -:
«Da questo percorso riprende un nuovo cammino, è il cammino che vi accompagnerà al sì del matrimonio e della vostra nuova famiglia, non a caso oggi è la festa del sì, è veramente il sì di tutti, il sì con il quale diciamo al Signore che lo ringraziamo del cammino che facciamo insieme, del dono della fede e del dono dell’amore».
Nell’omelia il Vescovo ha ripreso le parole tratte dal brano del Vangelo di Luca con le quali Gesù risorto si presenta in mezzo ai discepoli per mostrare la sua presenza e per far comprendere ai discepoli che non avevano a che fare con un fantasma, ma con una presenza vera, reale: “Pace a voi!”. La pace – ha detto il Vescovo – è elemento essenziale che va costruito quotidianamente nelle nostre vite e nella nostra storia, soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo oggi, dove una spaventosa costellazione di guerre sparse in giro per il mondo ha fatto dire a Papa Francesco che si tratta davvero della tanto temuta Terza Guerra Mondiale. È necessario, come fa il Papa, fare appello alla pace e pregare per la pace, ma è altrettanto necessario essere costruttori di pace:
«Credo che il Signore ci chieda coerenza: se preghiamo per la pace questa pace dobbiamo impegnarci a costruirla nella nostra vita, in uno stile di fraternità e comunione».
Attraverso il dono del matrimonio ogni coppia può dare il proprio contributo alla costruzione della pace e della comunione, in virtù del dono del matrimonio. Ma non solo, si costruisce la pace rivolgendo il proprio sguardo e il proprio amore verso gli altri, accogliendo l’invito di Gesù che, mostrandosi ai discepoli ricorda loro che egli è e sempre sarà presente in mezzo a noi, sia in quel pezzo di pane e in quel sorso di vino che viene consacrato durante la celebrazione, sia nella carne e nelle ossa di tutti quelli che sono intorno a noi:
«Io credo che c’è anche l’altro corpo di Gesù, fatto di carne, di ossa e di vita ed è lì dove incontriamo il Signore nella persona che ci sta di fronte. Il Signore si incarna, è presente nella vita di coloro che vivono l’esperienza del dolore e della sofferenza, di coloro che sono vittime della guerra, di coloro che vivono ai margini delle nostre società. Ecco, io credo che in tutte queste persone, in tutti i “prossimi” della nostra vita c’è il Signore, in carne e ossa, presente in chi mi sta di fronte».
Il Vangelo di Luca di domenica ci richiama dunque a vivere una fede non astratta, ma calata nella realtà quotidiana, una fede fatta di atti concreti, nella quale il sì matrimoniale diventa premessa e presupposto di una vita vissuta in comunione e in pace. In tal senso si comprende come le coppie che si uniscono in matrimonio davanti a Dio sono una risorsa e un dono per la Chiesa di Ischia:
«Io mi sento di dire grazie per questo sì che vi scambiate, grazie perché avete accolto questo dono dell’amore di Dio, grazie per il coraggio che avrete nel vivere la vostra vita, nel donarvi questo amore, nello scambiarvi questo dono dell’amore, nell’accogliere i figli e nell’educarli ad una vita bella, cristiana e civile».
La festa del sì diventa dunque non un traguardo, ma un inizio di cammino, impegnativo e lodevole, durante il quale – ha concluso il Vescovo – ogni coppia troverà nella Chiesa, attraverso sacerdoti e diaconi, appoggio e disponibilità. «Grazie per il vostro sì! Auguri!».