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Emergenza climatica e transizione ecologica

COP26/Dossier Caritas

“I decisori politici che prenderanno parte alla Cop26 di Glasgow sono chiamati con urgenza ad offrire efficaci risposte alla crisi ecologica in cui viviamo e, in questo modo, concreta speranza alle generazioni future”. Lo ha detto il Papa in un messaggio trasmesso dalla Bbc in vista della Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma a Glasgow dal 31 ottobre al 16 novembre. Intanto a Roma è in corso il Vertice dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi appartenenti al G20.

Proprio in occasione di questi due importanti appuntamenti Caritas Italiana pubblica on line “Il momento è adesso. Avviare una giusta transizione per far fronte all’emergenza climatica”, un dossier con dati e testimonianze. Il rapporto evidenzia come il rischio climatico stia aumentando su tutto il pianeta. Aumenta anche in casa nostra la frequenza di eventi eccezionali, come purtroppo confermano le recenti emergenze. Nel contempo diminuiscono le rese agricole soprattutto nel Sud globale, intere regioni sono sempre meno abitabili, aumentano coloro che non hanno scelta se non quella di lasciare la propria terra d’origine a causa di un ambiente sempre meno ospitale.

A tutto questo non esiste una risposta locale, oppure sul breve termine. Tutta la famiglia umana è toccata e deve reagire insieme alzando lo sguardo su quanto avverrà nei prossimi decenni: ma chi paga il prezzo più salato di quanto avviene sono proprio coloro i quali che meno sono responsabili dei cambiamenti catastrofici cui andiamo incontro. Anche dalla 49ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, che si è tenuta a Taranto, è arrivato un messaggio chiaro: «Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso». 
È urgente una trasformazione profonda per dare concretezza a quella conversione ecologica di cui parla papa Francesco nella Laudato si’.

Si tratta di “ricercare un diverso modo di essere, animato da amore per la terra e per le creature che la abitano”. Come? Avviando una transizione ecologica verso un nuovo modello di sviluppo, una transizione che è «insieme sociale ed economica, culturale e istituzionale, individuale e collettiva» – come sottolinea l’Instrumentum Laboris per la Settimana Sociale – ma anche ecumenica e interreligiosa. Basta esitazioni o mezze misure: occorre accelerare la transizione dei sistemi produttivi e l’uscita definitiva dalle fonti energetiche fossili; occorre rispettare gli impegni finanziari riconoscendo il prezzo pagato dalle comunità e dalle persone più esposte al cambiamento climatico nel sostenere la difficile transizione; occorre stabilire quadri regolatori chiari e vincolanti per l’azione del settore privato.

Le nostre vite sono state stravolte dalla pandemia, i cui effetti si sono intrecciati col degrado socio-ambientale già in atto. Dobbiamo riprendere il cammino. E dobbiamo farlo a partire dalla nostra responsabilità di lasciarci toccare da quanto avviene nel mondo, per non essere semplici spettatori del cambiamento.

Il grido della terra e il grido dei poveri ci interpellano e ci chiedono, come più volte ribadito da papa Francesco di “abbandonare un modello di sviluppo consumistico che accresce le ingiustizie e le disuguaglianze, per adottarne uno incentrato sulla fraternità tra i popoli”. 

Caritas Italiana

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