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Il pianeta che speriamo #ètuttoconnesso

49° Settimana Sociale dei cattolici italiani

“Abbiamo bisogno di speranza. È significativo il titolo scelto per questa Settimana Sociale a Taranto, città simbolo delle speranze e delle contraddizioni del nostro tempo: «Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. Tutto è connesso». C’è un desiderio di vita, una sete di giustizia, un anelito di pienezza che sgorga dalle comunità colpite dalla pandemia. Ascoltiamolo. È in questo senso che vorrei offrirvi alcune riflessioni che possano aiutarvi a camminare con audacia sulla strada della speranza, che possiamo immaginare contrassegnata da tre “cartelli”. Il primo è l’attenzione agli attraversamenti. Un secondo cartello segnala il divieto di sosta. Un terzo cartello stradale è l’obbligo di svolta”.

Si apre con queste parole di Papa Francesco la 49° Settimana Sociale dei cattolici italiani a Taranto. Giorni di riflessione, condivisione, relazione, spunti e linee guida per un’azione concreta e incisiva nei territori.

Il tema: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”.

La Chiesa Italiana ha dato il primo spunto con la presenza dei giovani: più di 300 under 35 provenienti da tutta Italia, 1/3 del totale dei partecipanti, hanno fatto sentire fortemente la loro presenza, e con la loro gioia ed entusiasmo hanno regalato un clima nuovo a queste giornate.

Giornate che non sono semplici da sintetizzare, così dense di argomenti, interventi, spunti, volti e parole. Ma su suggerimento di suor Alessandra Smerilli si possono sintetizzare forse in 3 parole, l’ABC di Taranto: “A come Alleanza, a partire da quelle proposte proprio dai giovani nel loro Manifesto: reti di progettazione – o meglio co-progettazione – nei quartieri delle città che coinvolgano “dal basso” parrocchie, imprese, amministrazioni e centri di ricerca come le università”.

Il Manifesto presentato dai giovani a Taranto è stato proprio la prima alleanza proposta a tutti i partecipanti: “Siamo tutti parte di un’unica umanità, ci riscopriamo parte di un’alleanza oltre le barriere, che ci invita ad incontrarci in un “noi” ‘ più grande e più forte.” Racconta il Manifesto. “Il manifesto dell’Alleanza non è un documento statico, ma un esperimento politico di comunità che si costruisce giorno per giorno. L’alleanza è il frutto concreto della “conversione”. Il nostro punto di riferimento è l’alleanza del creato di Noè, di Abramo e di Gesù; per questo ci sentiamo aperti a camminare con tutte le persone di buona volontà. Alla Settimana Sociale dei Cattolici Italiani di Taranto abbiamo deciso di proporre un modello di condivisione, di cooperazione e discernimento collettivo che ci permetta insieme di rigenerare e condividere i rischi della transizione. Il manifesto è un messaggio di speranza che si basa su impegni concreti di alleanze per la transizione ecologica, economica e sociale integrale, speranza e impegni che ci fanno riscoprire fratelli e sorelle”.

B come Buone pratiche”, continua l’ABC di Taranto, “le oltre 270 censite quest’anno in tutta Italia, grazie al modello elaborato da NeXt-Nuova economia X tutti, indicano la strada, concretamente, per uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Già ci sono, già funzionano e in tanti casi coinvolgono anche amministrazioni locali virtuose”.

Alcune di queste buone pratiche sono state visitate nel pomeriggio del venerdì, ovviamente in gruppi, ed erano sparse su tutto il territorio limitrofo a quello tarantino. Si andava dalla visita all’”Ecomuseo del Mar Piccolo” proprio a Taranto, alla “Masseria frutti rossi/Lome” a Massafra come esperienza di economia circolare; finanche ad un centro di Educazione ambientale/Progeva”. Queste, come altre, sono state esperienze stimolanti e concrete di come stare nel territorio e utilizzare criteri di lavoro sostenibili da ogni punto di vista. È un impegno importante questo, certamente, ed esige pazienza e tenacia, ma è il contributo essenziale da dare, come è essenziale quello di ciascuno di noi se vogliamo realizzare “Il pianeta che speriamo”.

C come conversione, ultima parola dell’ABC, ”personale e comunitaria, religiosa e laica, indispensabile per un vero cammino di ecologia integrale: conversione significa anche “civilmente” abbandonare i vecchi schemi, gli stereotipi su un modello di crescita diventato insostenibile.” Questo è uno degli obiettivi da realizzare nei territori. Una sfida. Necessaria come non mai.

Da Taranto però sono state suggerite anche delle piste concrete di realizzazione nelle comunità diocesane e parrocchiali. Realizzazione, non discussione o valutazione. Il cambio di rotta è necessario sia qualitativamente sia tempestivamente.

Le quattro piste di conversione e di generatività futura per le nostre parrocchie, lette da Mons. Santoro, Arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato Scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani,sono qui riportate.

La prima è la costruzione di comunità energetiche, attraverso le quali gruppi di cittadini o di imprese diventano produttori di energia che in primo luogo autoconsumano, azzerando i costi in bolletta e vendendo poi in rete le eccedenze: esse sono una grande opportunità dal basso per superare l’ostacolo alla transizione ecologica nel nostro paese che è rappresentato dalla quota limitata di produzione di energia da fonti rinnovabili.

“Vogliamo” sottolinea Mons. Santoro “che tutte le comunità dei fedeli in tutte le parrocchie italiane avviino un progetto e diventino comunità energetiche.”

La seconda pista di impegno è quella della finanza responsabile: nella Laudato si’ papa Francesco parla di uscire progressivamente dalle fonti fossili. Le nostre diocesi e parrocchie devono essere “carbon free” nelle loro scelte di gestione del risparmio utilizzando il loro voto col portafoglio per premiare le aziende leader nella capacità di coniugare valore economico, dignità del lavoro e sostenibilità ambientale.

La terza pista d’impegno è quella del consumo responsabile.

È cultura purtroppo diffusa nel paese lamentarsi per il tema dello sfruttamento del lavoro e del caporalato ogni qualvolta un drammatico fatto di cronaca ci racconta di un bracciante morto nei campi. Eppure oggi esistono molti lodevoli imprenditori sociali che hanno costruito filiere caporalato-free ed offrono prodotti agricoli liberi da sfruttamento e con elevati standard sociali ed ambientali a prezzi non dissimili da quelli dei prodotti corrispondenti. Sosteniamo come comunità ecclesiale questi ultimi: “vogliamo essere per primi noi a prendere l’iniziativa ed essere caporalato-free.”

La quarta è la proposta dell’alleanza contenuto nel Manifesto dei giovani.

L’orizzonte d’impegno più ampio verso il quale intendiamo camminare nei prossimi anni è l’alleanza intergenerazionale e quello dell’alleanza tra forze diverse di buona volontà nel nostro paese. Imparando sempre meglio ad unire le nostre forze nel prossimo futuro possiamo veramente diventare un popolo in cammino in grado di aiutare il nostro paese nella delicata transizione ecologica, sociale e spirituale verso il bene comune.

La delegazione della Diocesi di Ischia per quest’ultima settimana sociale di Taranto era composta dalle direttrici della Pastorale per i problemi sociali e del lavoro, Giuseppina Trani e Marianna Sasso, l’animatrice del Progetto Policoro, Rosa Vuoso; quota rosa quindi molto ben rappresentata, come anche al convegno (la metà dei partecipanti erano donne). Tra le tematiche infatti era presente il ruolo delle donne in tema di lavoro ed è emerso come il sistema tenti di mettere il genere femminile davanti alla scelta di essere madri o lavoratrici, come se le due cose si contrapponessero in maniera inequivocabile mentre non è così: basterebbe avere delle accortezze di gestione e organizzazione anche da parte del sistema aziendale per rendere assolutamente conciliabili le due realtà insite nell’identità delle donne: essere generative e generatrici.

Questi come innumerevoli altri ancora gli stimoli avuti a Taranto, vogliamo suggerire di seguire le dirette registrate sul sito o leggere i materiali offerti in relazione a quelle giornate, ma soprattutto di attivarci in maniera concreta. È finito il tempo di ascoltare, bisogna agire!

“Custodire il pianeta vuol dire non solo proteggere tutti coloro che ogni giorno lo curano ma anche coinvolgere tutte le componenti della società affinché lavorino per una rinnovata stagione all’insegna dell’impegno educativo, del dialogo e della reciproca collaborazione” ci ha ricordato David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo. Allora buon lavoro a tutti.

di Rosa Vuoso

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