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In Africa per portare pace

Mercoledì 20 ottobre durante la veglia missionaria nella parrocchia di S. Maria di Loreto a Forio, presieduta da Mons Gennaro Pascarella, si è vissuto un momento di gioia condivisa grazie alla testimonianza di don Giovanni Piumatti, missionario fidei donum della diocesi di Pinerolo, che per oltre 50 anni è vissuto in Congo.

La sua presenza a Ischia è stata fortemente voluta da don Antonio Scala, direttore dell’ufficio missionario diocesano. “Ho conosciuto don Giovanni al congresso nazionale di Assisi e ho immaginato da subito, scambiando poche parole e conoscendo la sua ragione di vita, che poteva essere proprio lui, con il suo carisma che lo ha portato ad essere profeta in una terra così lontana, a raccontare durante la veglia missionaria della nostra diocesi, quale sia la responsabilità oggi di farsi prossimo nelle missioni, come profeta e testimone.” Così don Antonio esordisce raccontando come don Piumatti è riuscito a rapire anche lui, oltre ai tanti fedelissimi che hanno partecipato, con le sue parole di una vita vera tutta vissuta al fianco di chi vive disagi assoluti.

Un uomo dunque di grande coraggio ma soprattutto un prete che da sempre ha saputo dare

 il suo amore “per la gente di una regione impoverita dallo sfruttamento delle ricchezze naturali e dagli interessi internazionali.”

E lo stesso don Giovanni non si è trattenuto mercoledì sera nel dipingere, anche con dure parole per certi aspetti, la pura realtà di un paese in difficoltà, dando a tutti una visione nuova.

“Tutti abbiamo un debito con l’Africa, dobbiamo restituirle tanto di quello che nei secoli le è stato rubato in termini di risorse economiche di una terra ricca dentro e fuori. Ma anche per lo sfruttamento e l’impoverimento della sua gente”.

Come afferma don Antonio Scala, felice per la partecipazione sentita di tanti alla veglia, “È stato un dono per tutti la presenza di don Giovanni sulla nostra isola. E proprio lo slogan scelto quest’anno per la giornata mondiale delle missioni “Testimoni e profeti” sembra essere incarnato dall’esempio di vita di don Piumatti, che è per noi il testimone di tutti i drammi che in questi cinquant’anni ha vissuto in Africa, quella terra che oramai ha affermato di sentire come sua patria, ma soprattutto simbolo di profeta della Parola annunciata quotidianamente in Congo, e a noi durante la veglia, con l’esempio della sua vita e delle sue opere di pace che rimangono incise nel tempo e nei cuori di chi ha avuto la grazia di incontrarlo”.

Annamaria Cuomo, coordinatrice dell’ufficio missioni nella parrocchia di SS Maria Madre della Chiesa, ha commentato subito così la testimonianza di Don Giovanni: “Racconti emozionanti di passione e spiritualità, che ci hanno fatto capire innanzitutto quanto siamo amati dal Signore, e soprattutto che ci hanno aperto un mondo nuovo, una visione alternativa e migliore di quella che siamo abituati a vedere in tv e sui social, di sofferenza e malattia. Don Giovanni ci ha raccontato di un’Africa felice, di bambini che pur non avendo quasi nulla (manca cibo che è razionato a una sola porzione giornaliera) continuano a sorridere felici alla vita. Tanti anni spesi in terre lontane e senza una certezza del futuro ma solo l’amore di Dio che tutto può hanno reso Don Giovanni vero testimone”.

E la sua testimonianza oggi parla attraverso ciò che è riuscito a creare e a tutelare, mettendo in pratica ciò che nella Bibbia è scritto, con gesti concreti di amore, che per essere letti non hanno bisogno di troppe parole, ma di un cuore aperto alla vita.
E come ci racconta don Giovanni stesso “Oggi la situazione è molto più difficile. Sento un forte senso di appartenenza a quelle terre che purtroppo sono amaramente appetibili per la grande quantità di cobalto, coltan e oro che nascondono. E’ cosi che nascono le speculazioni internazionali che provocano sofferenza all’intera popolazione. Ma ciò che ho imparato vivendo a stretto contatto con queste realtà è sicuramente che la gente si vuole bene, le relazioni sono solide e durature, forte il senso di appartenenza che li fa rimanere legati alle proprie origini e soprattutto la solidarietà di sapersi tutti sulla stessa barca condividendo destino, paure ma anche speranze.”

Alla domanda che don Antonio gli ha posto “Perché sei andato in Africa?” don Giovanni ha condiviso il suo ideale di profeta e missionario che rispecchia la sua fede. “Mi sento come una fiammella che brilla davanti al santissimo Sacramento, in ogni chiesa e nel mondo intero, e il mio compito è ardere per indicare a tutti della Presenza di Dio. Ho vissuto insieme a questo popolo tante atrocità e non è mia intenzione raccontarle. Il messaggio che voglio e devo dare a chi mi ascolta oggi è che è l’indifferenza ad uccidere, il disinteresse delle nazioni a massacrare queste popolazioni, così come l’ingiustizia e lo sfruttamento.

Ma questa, per Grazia di Dio, è gente capace di sorridere anche nella disgrazia. E come Papa Francesco ci ha ricordato in più di una occasione non abbiamo il potere di cambiare concretamente le cose, ma non dobbiamo cedere all’indifferenza, non dobbiamo cedere alla tentazione di voltare le spalle. Essenziale è la preghiera, affinché questi popoli non perdano la speranza e la fiducia, vivendo le loro terre in pace”.

di Annalisa Leo

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