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Ultimo saluto a Don Giovì

Celebrazione eucaristica di sabato 18 settembre presso la Parrocchia di san Vito martire

L’omelia del Vescovo Gennaro, in occasione della celebrazione eucaristica nella quale la Chiesa ha affidato Mons. Giuseppe Regine al Signore, ruota intorno al pilastro centrale del cristianesimo: Cristo, che era morto, è risorto, risorgendo ha sconfitto la morte e ci ha donato la vita. Per tale motivo la morte non può avere l’ultima parola sull’uomo. È il pilastro intorno al quale ruota la fede cristiana e anche il ministero presbiterale. Se Cristo non fosse risorto – ha ricordato il Vescovo – la nostra fede sarebbe vana e saremmo da compiangere, la nostra vita non avrebbe senso. Come i discepoli di Gesù fondarono tutta la loro vita sulla certezza dell’assenza del corpo di Gesù nel sepolcro, anche il cristiano vive la sua vita su questa certezza e sulla certezza che nell’eucarestia Cristo è vivo e presente in mezzo a noi. Il presbitero però – ha sottolineato il Vescovo – vive la sua vita rendendo presente il buon pastore, facendolo presente agli altri: «La gioia di ogni pastore è vedere che i fedeli amano e seguono Gesù e vivono il Vangelo nella propria vita». Questo è quello che certamente è accaduto a Mons. Regine nel corso della sua lunga vita e certamente, nel regno della verità, continua a gioire nel vedere la sua comunità che prosegue il suo cammino di fede con al centro Gesù.

Strettamente legato al pilastro fondamentale della fede cristiana è il concetto di comunione dei santi. Il Vescovo ha spiegato che questo caposaldo, che noi dichiariamo nel Credo, ci indica che c’è un legame indissolubile tra tutti coloro che ci hanno preceduti, ora defunti, e noi, tra tutti coloro che sono viventi e quelli che non sono più viventi. La celebrazione eucaristica è il luogo nel quale tutti insieme possiamo entrare in contatto e questa è una certezza donata a noi dalla nostra fede. Questo è il senso del ricordo dei defunti: entrare in contatto con loro, in comunione. «Il corpo di don Giuseppe Regine si ridurrà in polvere, ma la sua anima continuerà a vivere e un giorno risorgerà. La nostra preghiera per lui non è solo ricordo, ma è entrare in comunione con lui». Anche un cuore puro, una vita ben spesa, possono avere bisogno di preghiere, ce lo insegna la Scrittura quando dice che anche il giusto pecca sette volte al giorno. L’uomo si presenta davanti al Signore carico di debolezze, ma il Signore è misericordioso e con l’aiuto delle nostre preghiere possiamo consentire una veloce accoglienza in Paradiso dei nostri cari.

Il Vescovo ha poi ricordato che alla sera della nostra vita, quando saremo al cospetto di Dio, saremo giudicati dall’amore che siamo stati capaci di dare, quell’amore che nell’Inno alla carità di san Paolo è l’unico valore che rimane. Quindi il Vescovo ha esortato tutti a vivere una vita improntata alla carità e all’amore verso il prossimo, senza desiderio di primeggiare sugli altri, soprattutto quando ci vengono affidati ministeri importanti, come il mandato presbiterale, il diaconato, ma anche la missione di catechista.

Il vescovo ha concluso ricordando un detto africano: “Quando muore un anziano muore una biblioteca” e sicuramente – ha detto – Mons. Regine è stato una miniera di ricordi, eventi, esperienze che vanno perduti, ma rimane la sua fedeltà al Signore. «Lo ringraziamo per la sua vita al servizio della Chiesa e di questa comunità, preghiamo insieme per lui ricordando che, come ci ha detto Gesù, se due si riuniscono nel suo nome per chiedere una cosa al Signore, il Signore li ascolterà, poiché “se due si riuniscono nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Con questa certezza chiediamo per Giuseppe il Paradiso e per noi chiediamo che ci faccia essere vigili nell’attesa della sua venuta»

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