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nelle vene dei futuri sacerdoti oltre confine

“Sono gocce di memoria

Siamo anime in una storia
Incancellabile

Aspettiamo solo un segno
Un destino, un’eternità”

Giorgia

Loro non lo sanno ancora e forse, se un po’ conosco i fautori di questa iniziativa, mai lo sapranno che in qualcuno di loro, alla fine del percorso di formazione che li vedrà nuovi sacerdoti, scorrerà qualche goccia di sole ischitano che, generoso come sempre – e non ne siano invidiose le altre regioni – riscalda e porta a maturazione i nostri limoni in maniera assolutamente sorprendente. Come faccia la natura ancora a stupirci, rimarrà un mistero imponderabile dal quale volentieri ci lasciamo sopraffare arrendevoli.

Giovani aspiranti al ministero sacerdotale che non hanno né mezzi, né risorse per poter affrontare le spese di viaggio, permanenza e studio, attingeranno ad un piccolo, modesto bacino di fondi nel quale convergono piccole e grandi iniziative per il bene della collettività. Quello che un tempo si chiamava il “curato”, il sacerdote di oggi, andrebbe davvero annoverato nell’albo del patrimonio dell’umanità, patrimonio da guardare e salvaguardare, in un momento in cui la stessa umanità dimentica sempre più spesso, e sempre più velocemente di quanto si immagini, la propria essenza, ovvero, il proprio essere umano.

Durante le celebrazioni del 25esimo di sacerdozio di don Pasquale Trani e don Carlo Candido, tra le tante, in una veglia di preghiera, i due sacerdoti hanno reso testimonianza del loro percorso condividendo con i presenti qualche aneddoto relativo al loro cammino. È rimasto impresso, suscitando anche qualche ilarità tipica di fronte all’arte di arrangiarsi non propriamente settentrionale, quando il duo, in seminario, inventò il “baretto delle merende”, rivendendo caffè o brioche, acquistati all’ingrosso della provvidenza e rivenduti col rincaro della misericordia, per sostenere i confratelli bisognosi che non avevano risorse per potersi autofinanziare. Mentre lo raccontavano pensavo al fatto che gli audaci vengono sempre aiutati, sostenuti ed appagati nel portare avanti il loro sogno. Perché ovviamente i due “scapestrati”, incuranti di marche bollate e fogli protocollo, riuscirono nel loro modesto ma incisivo intento.

A distanza di un quarto di secolo, coincidenza vuole, (per chi crede nelle mere coincidenze) che qualcuno, testimone del percorso dei due sacerdoti e attento osservatore del loro cammino, della loro evoluzione e della loro crescita spirituale – pensando a tutti i semi che hanno lasciato su terreni non sempre facili e accoglienti e guardando ai frutti, non sempre tutti maturi, qualcuno bisognevole di più tempo, qualcun altro di più cella frigorifera, guardando anche al raccolto mai nato, a quello sprecato, a quello inconsapevolmente lasciato al vento perché mai guardato – ha pensato e sognato, in preghiera,  a quanto urgente ed importante sia che il mondo sia popolato di più vocazioni, più messaggeri di Cristo, più testimoni. Avrà immaginato a quanto possono essere utili strumenti i preti di oggi, curati di un tempo e si sarà ricordato, forse, memore del suo di tempo, che non tutti hanno la possibilità materiale di coltivare la vocazione. Così guardandosi intorno e osservando, all’ombra degli alberi di limone, di cui la nostra isola è generosa produttrice, l’abbondanza dei frutti, ha fantasticato di potere mettersi all’opera per non far andare sprecato il frutto della stagione estiva e per offrire alle vocazioni la possibilità di esprimersi.

Nemmeno il tempo di confidare il desiderio a qualcun altro, che il garbo e la mitezza che lo contraddistinguono si sono rivelati improvvisamente una fucina di operai nella vigna del Signore, che producevano….. limoncello.

La provvidenza, il caso, la volontarietà ma soprattutto, la condivisione di un sogno ha reso possibile che qualcuno raccogliesse i limoni, qualcuno li pelasse, qualcuno portasse lo zucchero, qualcuno donasse dell’alcol e qualcun altro decorasse le bottigline per dare il tocco finale di creatività operosa e condivisa. Dettagli che fanno la differenza e che nelle piccole cose custodiscono l’attenzione, la dedizione e la passione per il sogno condiviso.

Ha sognato in piccolo rivelandosi grande come solo i più umili riescono a fare nel nascondimento. I nomi di chi ha partecipato all’impresa e creduto al sogno non sono importanti. Importante è il sogno stesso, la creazione, il lavorare insieme e la finalità. Le offerte elargite per gustare queste gocce di sole ischitano che nel tempo ha solcato le rughe pazienti dei limoni che attendevano solo di essere raccolti, andranno a sostenere i giovani sacerdoti dell’Africa, dell’Asia, dell’America latina e quanti vorranno intraprendere il cammino sacerdotale non avendone i mezzi. Dall’attesa della macerazione, dall’operosità paziente di ciascun volontario intervenuto nell’impresa, dal sudore del caldo sole di questa estate e dal sogno condiviso sotto un unico segno, intento, Volontà superiore, è stato “millesimato” un distillato che potrebbe fare impallidire le più note case produttrici di limoncello. Per chi volesse verificare la genuinità del prodotto è stata allestita presso la segreteria della chiesa di Fiaiano, Parrocchia Maria SS Madre della Chiesa, un punto raccolta delle gocce di sole ischitano, per i futuri sacerdoti d’oltre confine e a futura memoria, la nostra.

Non ho mai pensato di cambiare il mondo. Ho solo cercato di essere una goccia di acqua pulita. Se anche tu diventerai una goccia d’acqua pulita, saremo già in due. E se lo sarà anche tua moglie o tuo marito, saremo in tre e poi in quattro, dieci, cento

Madre Teresa di Calcutta

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