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La gioia di essere pecora!

Ben trovati, cari bambini! È di nuovo ora del “Kaire dei Piccoli”, e di nuovo ci incontriamo per il nostro commento al Vangelo della domenica. Evviva!

Quello che vediamo in quest’occasione è un passo del Vangelo di Giovanni in cui troviamo Gesù che dice: “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.”

Perché Gesù fa questo curioso esempio?

Bambini: vi è mai capitato di vedere un gruppo di pecore al pascolo? Immaginiamo di sì! Ma se non vi fosse mai successo, vi spieghiamo cosa accade di solito: le pecore vivono nei recinti del loro pastore, ma per trovare l’erba buona il pastore le porta a pascolare in altri luoghi.

E come le porta? Semplicemente si fa seguire! Basta un fischio o un cenno del pastore ed ecco che tutte le pecore lo seguono, liberamente, senza bisogno di essere legate o tirate. Perché? Perché conoscono il pastore e si fidano.

Sanno che andranno in un bel posto a pascolare e poi torneranno al sicuro nel recito sotto lo sguardo vigile del pastore che non le perde di vista un solo minuto. Gesù ci dice che anche Lui, proprio come il pastore, vigila su di noi, ci cura se siamo feriti, ci cerca se ci perdiamo e ci difende dalle insidie del male.

L’amore che Gesù prova per noi è il motivo che lo ha spinto a donare la sua vita per la nostra salvezza. Accogliere questo amore vuol dire conoscere davvero Gesù e, tramite Lui, conoscere Dio Padre che lo ha mandato. Sentirsi amati da Dio, sapere di essere preziosi ai suoi occhi, è una sensazione meravigliosa che non si può spiegare a parole, cari bambini!

Ed è proprio questo amore che permette, a chi lo ha conosciuto, di seguire Gesù ciecamente proprio come le pecore fanno con il loro pastore. Ma nel Vangelo, Gesù, dice un’altra cosa molto importante: “…ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.”

L’amore di cui parliamo, cari bambini, è quello vero. Cosa vuol dire? Che il vero amore è senza condizioni: ti ama anche se tu non lo sai e anche se tu non lo vuoi. Gesù non si occupa solo di coloro che gli credono e si fidano: Lui cerca tutti, chiama tutti ed ama tutti, anche coloro che non lo conoscono o che, se lo conoscono, non si curano di Lui.

Queste sono le pecore sparse negli altri recinti che il Signore, però, vuole proteggere assieme a tutte le altre, senza distinzioni. Perché il sogno del Signore è che possiamo essere un unico gregge, un unico popolo, un’unica famiglia. Cari bambini, non è un caso che Gesù abbia scelto questo esempio! Sapete perché?

Avete mai sentito il detto: “quelle persone si comportano come un gregge di pecore”? Che vuol dire? Che in certe situazioni le persone seguono la massa senza pensare a dove vanno. Di solito questo non ha un significato positivo, ma non per Gesù: la cosa bella che il Signore vede in questo è che le pecore sono tutte assieme!

Dove va una va l’altra, stanno vicine, sono unite. Sanno che da sole sono indifese e quindi hanno bisogno le une delle altre. Non esiste un capo tra di loro perché basta il pastore a guidarle. Le pecore, semplicemente, fanno gruppo e questo gruppo è la loro famiglia.

Il buon pastore con le pecore
Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Gv 10,11-18

Anche noi siamo chiamati a sentirci un’unica famiglia, poiché siamo tutti figli di Dio; siamo tutti fratelli! E siamo chiamati a comportarci come tali, vivendo con gioia nell’unità e nella consolazione che con noi c’è Dio Padre che non ci abbandona mai!

Parola di vita – Aprile 2021


Il lupo sazio e la pecora – una favola di Esopo

Quello era davvero un gran giorno per un lupo rinomato in tutto il contado per la sua insaziabile fame. Infatti, senza neppure alzare un dito egli era riuscito a procurarsi ottime prede trovate casualmente a terra perché colpite da qualche cacciatore e si era preparato un pranzo degno di re!

Il lupo, dopo avere abbondantemente mangiato, si inoltrò nella foresta per fare due passi. Fu così che incontrò una mansueta pecorella la quale, terrorizzata dal temibile animale notoriamente suo nemico, non riuscì neppure a muoversi, paralizzata dallo spavento.

Il lupo, più per istinto che per altre ragioni, afferrò la preda tenendola stretta, stretta. Ma solo dopo averla catturata si rese conto di essere talmente sazio da non avere più alcun appetito. Occorreva trovare una valida giustificazione per poter liberare quella pecora senza fare brutta figura.

“Ho deciso”, disse quindi il lupo, “di lasciarti andare a condizione che tu sappia espormi tre desideri con intelligenza. La pecorella sconcertata, dopo aver pensato un istante rispose: “Beh, anzitutto avrei voluto non averti mai incontrato. Seconda cosa, se proprio ciò doveva avvenire, avrei voluto trovarti cieco. Ma visto che nessuno di questi due desideri è stato esaudito, adesso vorrei che tu e tutta la tua razza siate maledetti e facciate una brutta fine perché mi avete reso la vita impossibile e avete mangiato centinaia di mie compagne che non vi avevano fatto alcun male!”.

Inaspettatamente il lupo, invece di adirarsi come prevedibile, dichiarò: “Apprezzo la tua sincerità. Hai avuto molto coraggio a dirmi ciò che realmente pensavi per questo ti lascerò libera!”. Così dicendo liberò la pecorella e, con un cenno di saluto, la invitò ad allontanarsi. Morale della favola: la sincerità è una dote apprezzata dalle persone intelligenti che sono capaci di non offendersi davanti alle affermazioni leali.

il lupo sazio e la pecora, una favola di Esopo
il lupo sazio e la pecora

Chi era Esopo? Esopo era un uomo greco, scrittore di favole ricche di insegnamenti che ancora oggi sono famosissime.

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