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La vita cristiana è un dono

Ginevra ha ricevuto i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia

Parrocchia San Ciro

Padre Pietro ci ama. Sempre e comunque, da lontano e da vicino. Ci segue col suo sguardo vigile, come il buon pastore che ha a cuore il suo gregge e lo dimostra il fatto che ci viene a trovare puntualmente e continua a guidarci, a tenerci per mano. Con le catechesi del martedì nel tempo della Quaresima, e in occasione di altre funzioni che lo portano spesso qui sulla nostra amata isola. Sempre con la delicatezza che lo contraddistingue, la sua dolcezza, il suo insegnamento.
Ed è così che giovedì 8 aprile, come il Maestro dopo la Risurrezione, è stato ancora qui, a spezzare il pane con noi, per la celebrazione della messa vespertina nella parrocchia di San Ciro, e per accogliere nella famiglia cristiana e nella nostra comunità una nuova sorella, Ginevra, che, seguita e preparata al credo cristiano da Don Marco, Rosaria, Barbara e il gruppo giovanile della parrocchia, ha ricevuto i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia. Una cerimonia suggestiva allietata dai canti gioiosi di un coro meraviglioso e dalla partecipazione attenta e commossa di molte persone. Emozioni straordinarie che ci hanno riportato, soprattutto grazie alle parole del nostro Vescovo, a riscoprire la forza e la bellezza della nostra fede, il ruolo centrale del Risorto.
Assistere a questa cerimonia è stato infatti come tuffarsi in un passato sorprendente, quello appunto del Battesimo che abbiamo ricevuto da piccolissimi e di cui non abbiamo ricordo, e richiamare alla memoria la prima Comunione e la Confermazione. E’ stato come riviverli ancora, ma con una consapevolezza nuova.
E lo abbiano capito dalle parole del nostro pastore che all’inizio dell’omelia ha esordito dicendo: “Per Ginevra oggi è Pasqua perché c’è l’incontro col Risorto che è qui, attraverso la Chiesa, e a Ginevra il Risorto fa il dono dello Spirito.” Ha poi spiegato che il cristiano non è chi cerca con le sue sole forze di seguire Gesù. Chi mai potrebbe riuscirci? Il cristiano è invece una persona che per grazia riconosce che in Gesù c’è la vita che è frutto della Pasqua, cioè della sua morte e resurrezione. E questa vita, che è lo Spirito Santo, è il dono che riceve la nostra sorella e che ha ricevuto ciascuno di noi. Un dono inestimabile che forse non sempre apprezziamo quanto dovremmo. Il Vescovo ha poi citato il brano degli Atti degli Apostoli che parla dello storpio che stava alla porta del tempio a chiedere l’elemosina e che si era rassegnato a sopravvivere così, da storpio. Come tante volte capita anche a noi nella nostra vita quando ci rassegniamo a sopravvivere, magari facendo affidamento su qualcosa che ci faccia andare avanti.
Quante volte anche nel nostro parlare quotidiano diciamo “tiriamo avanti”; eppure dovremmo imparare qualcosa da quello storpio. E’ vero, era lì a mendicare qualcosa che lo aiutasse a sopravvivere. E invece, fa un’esperienza esaltante, quella di due persone che erano come lui storpie, perché anche Pietro e Giovanni vivevano come lui un’esperienza di vita che non era ancora risorta.
Ma hanno incontrato Gesù e da quell’incontro sono diventati strumenti della grazia. Ecco perché a quell’uomo deforme che sta chiedendo l’elemosina Pietro e Giovanni hanno detto parole bellissime: “Non abbiamo nè oro né argento, ma quello che abbiamo noi te lo diamo nel nome di Gesù il nazareno. Alzati e cammina!” Ecco questa è la vita cristiana: è una grazia, è un dono; quell’uomo non si sarebbe mai neppure sognato che avrebbe di nuovo potuto camminare, anzi saltare. “…Entrava con loro nel tempio saltando”. Anche nella I lettura del giorno ritorna lo storpio guarito che trattiene Pietro e Giovanni, mentre tutto il popolo fuori di sé dallo stupore, accorre presso di loro al portico di Salomone. E’ come se il brano volesse dirci che quest’uomo è ancora stupito da quanto gli è accaduto, è straordinario, e ha capito quello che Pietro poi dirà. Quello che è avvenuto non è opera di Pietro.
Allo stesso modo i sacramenti impartiti non sono opera di uomini, o del Vescovo. Quello che avviene è opera di Dio “che interviene stasera nella vita di Ginevra”, ha ribadito padre Pietro. Quello che è accaduto allo storpio allora, quello che accade ogni volta quando si ricevono i sacramenti è qualcosa di straordinario e diventa occasione di annuncio del Vangelo, come se Pietro ci potesse dire ancora oggi: “ Guardate che quello che è successo il Signore lo vuole fare anche nella vostra vita, il Signore lo vuole compiere anche in voi”.
Per questo l’invito al popolo che sta lì è l’invito a riconoscere che Gesù è il Signore, il Risorto, colui che è capace di farci rialzare e donarci una vita piena. Il Vangelo proclamato durante la celebrazione è la continuazione del vangelo dei discepoli di Emmaus e ci fa comprendere dove noi possiamo trovare Gesù risorto: nel Battesimo, nel sacramento della Confermazione e nell’Eucarestia. Ma non solo. Nel Vangelo si ribadisce che i discepoli Di Emmaus hanno riconosciuto Gesù nello spezzare il pane e sono ritornati indietro correndo a Gerusalemme, per andare dove la comunità è riunita, nel cenacolo. Lì dove la comunità era riunita hanno cominciato a raccontarsi ciò che è loro accaduto. Ciascuno ha raccontato la sua esperienza.
E nel mezzo di questo raccontarsi a vicenda l’incontro col Risorto, Gesù ritorna di nuovo, si fa presente. E’ come se l’evangelista Luca ci volesse dire che la chiesa è questo: permettere che Gesù venga tra noi e prenda dimora in mezzo a noi “Ecco io sono con voi ogni giorno”. Gesù è sempre con noi, ma in modo speciale quando siamo riuniti nel suo nome, quando ci fa dono dello Spirito che ci raggiunge attraverso la parola, quando condividiamo la stessa mensa, quando ciascuno racconta all’altro che cosa il Signore ha fatto nella sua vita. E’ questo il senso della comunità. Siamo tutti dono per gli altri. Ginevra è dono per noi e noi lo siamo per lei, perché tutti abbiamo ricevuto il dono di Dio. E dobbiamo pregare perché siamo in grado di custodirlo e di non sciuparlo. Per farlo Gesù ci ha rimesso la vita.
Chiediamo che questo dono possa trasformare la nostra esistenza, i nostri giorni, le nostre azioni. La nostra vita possa diventare una testimonianza dell’amore che ci è stato donato. Siamo poi tutti stati invitati a pregare e a chiedere al Signore di poter testimoniare nei fatti la nostra appartenenza a Lui. Inutile dire che lo svolgimento della funzione è proseguito con grande coinvolgimento dei presenti che hanno rivissuto in quei gesti qualcosa di straordinario. Commovente la consegna a Ginevra della veste bianca e la sua professione di fede, per tutti i presenti; anche le preghiere, le invocazioni, i canti, e tutta la cerimonia è stata vissuta come un’esperienza indimenticabile e un dono inestimabile.

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