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La Fede va coltivata con costanza

Omelia di Mons. Lagnese

5 marzo solennità del Santo Patrono San Giovan Giuseppe della Croce

Si è aperta con una espressione di ringraziamento l’omelia che il Vescovo Pietro ha pronunciato venerdì 5 marzo in occasione della festa di san Giovan Giuseppe della Croce, nella quale Mons. Lagnese ha voluto, tra l’altro, ricordare come a questo santo egli si sia affidato fin dal primo momento durante il suo mandato nella Diocesi isolana.

E ha voluto anche ricordare come esattamente un anno prima da pochissimi giorni cominciava sull’isola ad estendersi la pandemia, che ha provocato e sta ancora provocando seri danni alla salute delle persone (Mons. Lagnese ha ricordato per tutti il caro don Angelo Iacono) e soprattutto alla economia locale.

Non è mancato un appello alle istituzioni e alle amministrazioni locali, affinché depongano le annose divisioni e facciano fronte comune per il bene comune: «È il tempo del noi, è il tempo di mettere da parte le differenze e le divisioni, per lavorare insieme e risolvere i problemi di chi vive disagi economici, lo direbbe anche il nostro santo. Come disse nella famosa lettera al fratello Tommaso “nelle situazioni bisogna vedere come con la grazia si possa ricavare il bene dalle situazioni che viviamo, trasformando i disagi in opportunità”» e ha continuato ammonendo coloro che con un pizzico di ingenuità dichiarano che “Andrà tutto bene!”, come se fosse un evento prodigioso che accade al di là del nostro contributo: «Occorre invece contribuire al bene con le nostre azioni,  chiedendo al Signore che la pandemia diventi occasione di conversione.» Il pensiero del Vescovo è andato poi al brano del Vangelo di Marco, detto “Il giovane ricco” (Mc 10,17-31), dove un giovane chiede al Maestro come possa guadagnare la vita eterna.

Un brano che sicuramente san Giovan Giuseppe avrà letto, meditato e proposto ai novizi tante volte pensando come esso riflettesse la sua esperienza personale di giovane agiato che sente però che nella sua vita manca qualcosa e decide ad un certo punto di lanciarsi in una nuova avventura dedicandosi al Signore con passione costante. Una passione – ha precisato Mons. Lagnese – che non si è mai spenta nell’arco di tutta la sua vita e che grazie a tale tenacia ha portato tanto frutto.

Non sempre per noi è così: «A volte si parte con buone intenzioni, ma poi ci si ferma per strada e si cambia direzione; infatti si dice che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Quanti buoni propositi abbiamo! Ma poi se non ci alleniamo, non funziona.»

San Giovan Giuseppe ha esercitato la virtù incessantemente, consapevole che il cammino è lungo e non ci si può mai considerare arrivati veramente alla meta.

Fa da sponda in questo pensiero la parola di san Paolo, che nella Lettera ai Filippesi al Cap. 3 si dichiara consapevole di essere sempre in cammino e mai giunto alla meta, ma “Anche se non è giunto alla meta lui si sforza di correre per conquistarla, perché lui è conquistato dal Signore, ha intuito che nel Signore gli è stata offerta la possibilità di una vita piena e santa.” Dunque la fede va rincorsa e coltivata con costanza. Ci aiuta anche il brano del Siracide (Sir 51,13-20) che esorta a non stancarci di fare del bene e ricercare la sapienza incessantemente.

Il Vescovo Pietro ha concluso chiedendo al Signore la grazia di saperci allenare nella fede e di non stancarci, di fare della nostra vita una lunga Quaresima, intesa non come penitenza, ma come momento di grazia e occasione di conversione, nel quale possiamo saggiare la potenza della parola di Gesù che ci ha ricordato che “È impossibile agli uomini, ma non a Dio: a Dio infatti tutto è possibile”

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