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La cultura, questa sconosciuta

E’ assurdo nel terzo millennio parlare della cultura in questi termini. Ma è davvero un’illustre sconosciuta? Non ne sono proprio certa, ma qualche dubbio ce l’ho. Mai parola è stata più amata e bistrattata. Oggi poi! Il ragazzo si droga? No è nella cultura della droga. Beve alcolici? Non è alcolizzato, ma pratica la cultura dell’enologia. E così via.

Siamo arrivati al paradosso di elevare un vizio nobilitandolo attraverso questo appellativo. Qualunque cosa ci piaccia, diventa cultura. Lo sapevate che gli appassionati dell’ippica seguono la cultura del cavallo? In che senso poi non si capisce. Andando a cavallo si assimila il modus operandi dell’equino? O si diventa colti facendo una bella galoppata? Mi chiedo quando arriveremo alla cultura dell’asino! O ci siamo già arrivati? L’umile bestia, alias somaro, era sinonimo di ignoranza, una volta.

Ma questo ormai sfugge ai più, convinti di avere a portata di mano tutto lo scibile umano attraverso i mezzi telematici e un semplice click. Ma non è così. Una persona è colta o almeno alfabetizzata seriamente quando è in grado di leggere e comprendere un testo scritto, commentarlo, esprimere un giudizio critico. Non sto parlando di testi letterari o poesie, ma seplicemente di scritti molto più semplici e di uso quotidiano quali una bolletta della luce o un contratto di assicurazione con le sue belle clausole scritte a caratteri microscopici.

E’ vero che oggi tutti sanno leggere e scrivere, ma solo questo non basta. Siamo in pieno analfabetismo di ritorno o funzionale, cioè all’incapacità di comprendere ed elaborare un testo scritto di una minima complessità. E questa è una mancanza gravissima: siamo perennemente inondati di carte per l’accesso ai servizi, ai rapporti con banche, poste, pubbliche amministrazioni.

Qualsiasi contratto di lavoro o di acquisto anche di una moto, richiede la lettura e la comprensione di quello che andiamo a comprare, o a firmare ed accettare quello che ci viene proposto. Abbiamo veramente capito quali sono i vantaggi e gli eventuali svantaggi o criticità? Il problema dell’analfabetismo funzionale si manifesta e si aggrava in modo drammatico in relazione alle nuove tecnologie informatiche. Già non conoscere queste tecnologie o non poterne disporre ci taglia fuori. Penso alla didattica a distanza, al lavoro online, all’importanza di possedere un indirizzo di posta elettronica che mi consente di ricevere bollette via email, di contattare il medico e farmi inviare le prescrizioni.

Ma anche se conosco e mi servo di questi mezzi, l’accesso alla rete comporta rischi ed effetti negativi. E uno degli effetti più devastanti è credere di avere sotto controllo ogni contenuto del sapere senza il minimo sforzo. Brutta illusione, soprattutto per i più giovani. L’enorme massa di dati in circolazione induce alla convinzione che è inutile studiare se si può trovare di tutto in Internet. Risultato: leggiamo di meno, non approfondiamo, non tentiamo neppure di fare uno sforzo aggiuntivo per capire o interpretare. E ci adeguiamo e ci lasciamo scivolare in un atteggiamento di passività. Inoltre è così facile, comodo e veloce soddisfare attraverso il sistema informatico le nostre esigenze di studio, ricerca o curiosità. Possiamo farci una cultura! Certo, ma a patto di sapersi orientare e navigare con attenzione, a patto di capire davvero che cosa stiamo leggendo!

Tutto quello che riusciamo a imparare, il più delle volte, consiste nell’appropriarci di opinioni sintetiche, certe, quasi dogmatiche per cui non si ragiona, non si è in grado di argomentare e si perde la capacità di distinguere il vero dal falso. Un’opinione che circola in uno dei social e diventa “virale”, per quanto superficiale e infondata, se ripetuta all’infinito diventa verità incontrovertibile. Usciremo mai da questo labirinto? Con un po’ di autocritica e rifacendoci all’umiltà e alla saggezza di Socrate quando diceva “Io so di non sapere”.

Occorre rendersi conto che se una materia ci sfugge e non siamo in grado di dominarla, non possiamo pensare di essere degli esperti, perché diverremmo molto pericolosi. E’ da questo atteggiamento di presunzione che nascono i disagi, le fake news e l’infodemia, cioè l’eccesso di informazioni che circola in Rete e ci fa annegare in un mare di incertezze. Lo studio e la scuola sono fondamentali per riappropriarci della cultura, la priorità assoluta, il baluardo contro l’ignoranza e l’approssimazione. Perciò difendiamola questa benedetta scuola come la più preziosa delle istituzioni.

Affidiamo con fiducia i nostri bambini e ragazzi ai maestri, ai professori, troppo spesso bistrattati e screditati. Dobbiamo invece collaborare con loro per quanto fanno dedicandosi ai nostri figli, ai nostri nipoti, in altre parole all’Italia del futuro. Già, direte voi. Ma quando ritorneranno tutti a scuola, in presenza? Al più presto ci auguriamo, quando metteremo fine alla didattica a distanza, quando questa pandemia sarà sconfitta, in fretta, prima che ci distrugga il virus dell’ignoranza.

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