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Non sei cristiano se non conosci la Parola

Omelia del Vescovo Carlo nella Veglia pasquale presso la Parrocchia Santa Maria Assunta in Ischia Ponte

La lunga Liturgia della Parola della Veglia pasquale ci narra la storia della salvezza dalla creazione fino al dono del Battesimo, per celebrare, con questo sacramento, la vita nello Spirito Santo. Con questa breve sintesi il Vescovo Carlo ha aperto l’omelia della sera del Sabato Santo, occasione nella quale la Chiesa ricorda e attende l’annuncio della resurrezione di Cristo, meditando le meraviglie che il Signore ha compiuto per il suo popolo. Il Vescovo ha ricordato il legame imprescindibile tra l’ascolto della Parola – da cui discende l’abbondanza di letture presentate durante la Veglia – e la fede in Gesù risorto:

«I Vangeli insistono molto, lo vediamo in questi giorni, fin dal racconto dello stesso Luca dei discepoli di Emmaus, dove i discepoli credono che Gesù è risorto, perché credono alla sua parola, credono che Gesù è risorto perché hanno una conoscenza della parola di Dio».

L’importanza dell’ascolto è tale che il vescovo ha precisato:

«Non si può essere cristiani se non conosciamo la parola di Dio».

La Veglia del Sabato Santo è la madre di tutte le veglie, anzi, essa è la madre di tutte le Messe, secondo alcuni commentatori, la celebrazione da cui si dipana tutto l’Anno Liturgico, in cui facciamo memoria della vita di Cristo e della nostra fede.

Dunque la Parola va sempre accolta con lo stesso entusiasmo con il quale, nel racconto evangelico, le donne prima e i discepoli poi, accolgono la notizia che Cristo è risorto, evento testimoniato dal sepolcro vuoto, luogo nel quale restano solo i teli che avevano ricoperto il corpo di Gesù. La presenza di quei teli, ha detto il Vescovo, è uno di quei particolari che ci danno fiducia, essi sono lasciati nel sepolcro non per caso. Ricordiamo infatti che quando Lazzaro esce dal suo sepolcro, richiamato da Gesù, è ancora avvolto nei teli; egli li porta con sé nel tornare in vita, poiché gli dovevano servire quando, come tutti noi, sarebbe morto. Non è la stessa cosa per Cristo, che li lascia nel sepolcro perché non ne ha più bisogno, egli entra infatti nella vita eterna. «Ecco cosa significa per noi questa sera augurarci Buona Pasqua, parole tra le più usate tra noi cristiani. Per davvero per noi tutti questa buona Pasqua possa essere una buona vita nuova, quella che abbiamo ricevuto il giorno del Battesimo e che ogni giorno testimoniamo con la vita di chi crede che Gesù è risorto per noi, per la nostra salvezza, per la nostra vita».

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