Il ricordo del Direttore dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, la prima donna a capo delle collezioni pontificie per volere di Papa Francesco: “ci chiedeva di essere una casa aperta, di costruire ponti perché l’arte aiuta il mondo ad andare avanti”
Un mandato a custodire la bellezza perché la sua forza aiuta il mondo ad andare avanti, a progredire verso il bene comune. È quello lasciato da Francesco al mondo dell’arte. Il Vescovo di Roma raccomandava ad ogni forma di bellezza di continuare ad essere strumento di evangelizzazione e consolazione, di raggiungere tutti, di essere ponte tra popoli e culture. Desiderava che i musei, in special modo i “suoi” musei, fossero luoghi di accoglienza, di dialogo, dove la bellezza non riflettesse sé stessa, ma si facesse dono per tutti. L’intenzione si tradusse subito in fatto il 26 marzo 2015 quando il Papa accolse in Cappella Sistina 150 senzatetto a cui disse “questa è la vostra casa dove le porte sono sempre aperte per tutti”.
“Per Papa Francesco l’arte deve essere accessibile a tutti”, ricorda il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta: “Ci ha chiesto di essere una casa aperta. Noi vorremmo mettere un numero chiuso, ma non lo possiamo fare nel rispetto della sua volontà di accogliere tutti. Il singolo visitatore deve poter entrare e condividere queste collezioni universali che sono di arte, ma anche di fede e devozione. Mi espresse più di una volta la sua idea di arte. Nel 2022 in occasione del convegno su Raffaello ci ringraziò perché, disse, «l’arte aiuta ad andare avanti, voi custodite e divulgate la bellezza»”.
Alla prima donna voluta da Francesco alla direzione dei Musei Vaticani chiediamo di condividere un ricordo personale del Papa argentino: “Quando sono stata nominata nel 2016 vice direttore e poi nel 2017 direttore e anche in occasione del rinnovo quinquennale, tre anni fa, sono stata con lui diverso tempo a parlare, a tu per tu… un rapporto unico, un po’ speciale che porterò sempre nel cuore”
I Musei Vaticani nel pensiero di Papa Francesco hanno una vocazione particolare: non devono essere raccolte polverose del passato, non istituzioni rivolte ad un pubblico di eletti….
Sì. Proprio per questo motivo negli ultimi anni abbiamo avviato un rinnovamento museografico, ma anche concettuale, di un reparto a cui Papa Francesco teneva moltissimo: il Museo Etnologico Vaticano, denominato recentemente Anima Mundi. È il museo più numeroso in termini di pezzi con oltre centomila opere lì conservate. Non sono tutte esposte chiaramente, ma raccolgono le testimonianze di civiltà extraeuropee, dei quattro continenti al di fuori dell’Europa. Arrivarono cento anni fa: quest’anno celebriamo un secolo dall’esposizione missionaria vaticana del 1925, voluta da Pio XI e che Papa Francesco ha ripreso proprio nel concetto della creazione di ponti con civiltà diverse. Attraverso questo museo, che è venuto più volte a visitare, in particolare in occasione dell’apertura della prima sezione dedicata all’Oceania, ci chiedeva di essere “una casa aperta”, di “creare ponti”, ed essere un luogo in cui tutti i visitatori che qui arrivano da tutto il mondo, possano trovare le proprie radici e percorrere un viaggio spirituale.

Francesco ha incontrato gli artisti in più occasioni: nel 2023 in Cappella Sistina per i cinquant’anni della vostra Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea, voluta da Paolo VI; poi a Venezia, alla Biennale del 2024, quando il Padiglione della Santa Sede è stato allestito nel carcere femminile della Giudecca. Che ricordo ha di quell’incontro del Papa?
Papa Francesco è straordinario perché ha una capacità di dialogo e di interazione meravigliosa con le persone e con chi, per citare le parole di San Paolo VI, è “profeta e poeta” e ha una sensibilità e una spiritualità sicuramente più sviluppata. Questa empatia diretta con gli artisti l’ho vissuta personalmente in quello storico incontro a 50 anni dalla creazione della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea che san Paolo VI volle il 23 giugno 1973, dieci anni dopo la sua elezione. Papa Francesco ha ripreso questo dialogo, ha ripreso in più passaggi le parole di san Paolo VI, attualizzandole nella sua visione, e in questa sua capacità empatica di relazionarsi. Ho visto artisti, anche non di stretta confessione cristiana, con le lacrime agli occhi, felici e orgogliosi di essere stati annoverati nel gruppo che con il cardinale José Tolentino de Mendonça abbiamo aiutato a selezionare. Ancora di più la potentissima forza di Papa Francesco si è vista alla Giudecca nella scelta, anche questa voluta dal cardinale Tolentino, di ospitare la Biennale nel luogo degli “ultimi”, anzi delle “ultime”. Se posso permettermi sono ancora più “ultime” degli “ultimi”. L’idea di come è stata impostata quella Biennale corrisponde esattamente alla visione dell’arte secondo Papa Francesco.
Nel segno dell’apertura, il rapporto tra Papa Francesco e l’arte è stato caratterizzato da aperture concrete e significative di palazzi prima chiusi al pubblico. Penso al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo al Palazzo Lateranense. Il tesoro della Chiesa condiviso con tutti…
Sì, non soltanto della Chiesa ma del Papa: penso soprattutto al Polo Museale di Castel Gandolfo con l’Antiquarium, la Specola Vaticana, ma soprattutto la condivisione del Palazzo Papale, pochi mesi dopo la sua elezione. Un luogo magico non soltanto per la storia artistica, da Bernini, Maderno e tanti, ma magico anche da un punto di vista naturalistico.
Per concludere, Francesco ha voluto condividere con il grande pubblico anche un’opera molto significativa conservata solitamente nella Biblioteca privata del Papa: la Resurrezione di Cristo del Perugino, a cui i Musei Vaticani nel 2023 hanno dedicato la mostra “il Perugino del Papa”. Anche questo è stato un gesto molto significativo?
Sì, abbiamo chiesto al Santo Padre se potevamo condividere durante la celebrazione del cinquecentenario della morte di Perugino un capolavoro dell’arte e della fede, ma soprattutto un capolavoro che ha visto tanta storia anche degli ultimi decenni. Un capolavoro assoluto dell’opera di Pietro Vannucci, dei primissimi anni del Cinquecento. Un ‘opera matura del Perugino che muore nel 1523. Abbiamo condiviso con i nostri visitatori anche una fotogallery di tutti gli uomini illustri della storia, i grandi della Terra, capi di Stato e di Governo, che sono andati in udienza dai Pontifici – da Paolo VI a Giovanni Paolo II, fino a Papa Francesco sullo sfondo di questo capolavoro. Ci è sembrato il modo giusto per celebrare la Quaresima e la Pasqua di due anni fa. Oggi lo ricordiamo con emozione: non è un caso che Papa Francesco ci abbia lasciato terrenamente il giorno del Lunedì dell’Angelo. In questo Giubileo della Speranza è un segno fortissimo della speranza nella risurrezione. Lui è con noi. Ancora oggi è con noi.
di Paolo Ondarza, Vatican News