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Ci hai insegnato a riconoscere il Signore

Omelia del Vescovo Carlo in occasione della Messa in suffragio di Papa Francesco

At 3,1-10; Lc 24,13-35

Mercoledì 23 aprile scorso il Vescovo Carlo, con tutto il clero e i diaconi della Diocesi, ha celebrato una Messa in suffragio dell’anima di Papa Francesco, presso la Parrocchia Santa Maria Assunta in Ischia Ponte. L’omelia è stata una occasione per ringraziare Papa Francesco, con cuore riconoscente, per tutto il suo pontificato, e per mettere in evidenza i punti salienti del suo insegnamento complessivo, tutte quelle cose che quanti hanno seguito Francesco con fede hanno amato, punti che conviene tenere ancora e sempre presenti:

«Papa Francesco ci ha donato il Signore, ci ha immersi nella bellezza della sua parola, ci ha invitati a sognare con lui la Chiesa dei nostri giorni, di questo nuovo Millennio, ci ha donato di stare accanto ai poveri, alle persone sole, a tutti coloro che vivono la periferia nella quotidianità».

C’è un punto fondamentale dal quale però non possiamo prescindere, ha precisato il Vescovo, per comprendere la via maestra che Francesco ha seguito e ci ha invitati a seguire: la familiarità e la frequentazione della Parola. La liturgia della Parola di mercoledì ha offerto uno spunto preciso per il passaggio di testimone che il Papa ci ha lasciato, si tratta del brano del Vangelo di Luca che narra dell’incontro avvenuto, sulla strada di Emmaus tra Gesù risorto e due discepoli delusi e spaventati. I discepoli cominciano a cambiare il loro stato d’animo solo dopo che Gesù ha spiegato loro le Scritture. L’ascolto della Parola apre loro gli occhi al punto che sono finalmente in grado di riconoscere il Signore mentre nella locanda spezza il pane per loro. Solo se si ascolta la Parola e la si lascia entrare nelle nostre vite, siamo in grado di riconoscere il Cristo risorto e di esserne testimoni. Papa Francesco ci ha ripetuto questo concetto innumerevoli volte e tutti noi ricordiamo lo spazio che egli, durante il suo pontificato, ha dato e raccomandato di dare alla Parola. Essa è fondamento della nostra fede e da essa derivano le azioni cristiane che possiamo mettere in atto. Essa ci permette di riconoscere il Signore e di sviluppare la nostra fede.

Il Vescovo ha poi proseguito elencando, come in una piccola antologia, alcuni punti fondamentali del pensiero di Francesco, che emergono dai suoi innumerevoli scritti, Lettere ed Encicliche, rispetto ai quali non possiamo fare altro che esprimere gratitudine.

Mettersi in cammino

La Chiesa è in cammino e va sempre avanti percorrendo strade sempre nuove, anche inesplorate, accompagnata dal soffio ispiratore dello Spirito Santo.

Discernimento

Tema caro a Papa Francesco, che lo ha introdotto con il Sinodo: il discernimento nello Spirito è connesso all’ascolto e ci consente di intercettare ed esplorare la volontà di Dio.

Attenzione per la formazione dei sacerdoti

È e deve essere un tratto importante per la Chiesa: i presbiteri devono essere formati per essere in grado di stare vicino alla gente, quel gregge che Dio affida loro e al quale bisogna voler bene. Rivolgendosi soprattutto ai seminaristi presenti, il Vescovo ha ricordato loro che è bene entrare nelle vite delle persone, ascoltandole e mostrando vicinanza, quella vicinanza che ‘lascia l’odore addosso’. Per fare questo è necessario ascolto e preghiera.

Preghiera

La preghiera non deve essere recita di formule, ma familiarità e intimità con Dio, che si raggiunge rimanendo chiusi nelle stanze private del nostro cuore, dove non si può fingere o barare.

Periferie

La Chiesa in cammino si deve muovere verso quelle che Papa Francesco ha chiamato le periferie dell’umanità:

«Papa Francesco ci ha invitati a metterci in cammino, ma per andare dove? Verso le periferie di questa umanità, le periferie esistenziali, non per poterle visitare, ma per poterle abitare, stare nelle periferie. Grazie! Perché abitare le periferie di questa umanità significa mettertele al centro della vita e dell’amore della Chiesa. Grazie! Perché sull’esempio del santo di Assisi, di cui tu porti il nome e che ha rappresentato la cifra del tuo pontificato non può esserci amore per Dio se non c’è questa scelta preferenziale per i poveri, per coloro che non possono darci nulla in cambio, come il santo di Assisi».

Il tempo è superiore allo spazio

Nel nostro camminare non bisogna avere fretta di ottenere subito risultati, piuttosto è necessario guardare in alto e avviare processi che saranno poi portati a compimento anche da altri, da noi ispirati.

Unità

Mentre si è in cammino bisogna rimanere uniti, essere testimoni di unità, senza desiderio di prevalere sull’altro, senza occupare spazi di potere, per superare divisioni e guerre, come quelle in corso attualmente, la Terza Guerra mondiale a pezzi, come diceva il Papa.

Missionarietà

La gioia del Vangelo è gioia missionaria, annuncio gioioso del Vangelo, che deve entrare anche nelle nostre Liturgie.

Preoccupazione per i poveri

L’attenzione verso i poveri, ha ricordato il Vescovo deve essere scelta preferenziale, scelta che deve darci la direzione da seguire.

Fratelli tutti

Il vescovo ha ringraziato il Papa anche per questo spunto evangelico, per averci ricordato che siamo tutti figli di un unico Padre e che l’unità è superiore al conflitto.

Custodia del creato

Sulla scia del santo di Assisi, Francesco ci ha ricordato che la casa comune è come una sorella con la quale dobbiamo condividere l’esistenza:

«Grazie, perché ci hai ricordato la responsabilità con cui dobbiamo vivere questa casa comune, casa che riceviamo in prestito, da curare, custodire e lasciare alle prossime generazioni, ce lo hai detto con la tua presenza in momenti difficili di questa nostra isola, pensiamo alla presenza del cardinale elemosiniere nei giorni della nostra frana».

Il Vescovo ha poi così concluso: «Grazie Francesco anche per il nome che hai scelto come cifra del tuo papato. Ciao, Papa Francesco, preghiamo per te, come ho avuto modo di dirti più di una volta nei nostri incontri a Casa Santa Marta, le nostre Chiese, di Ischia e di Pozzuoli, ancora una volta vogliono dirti: ti vogliamo bene e preghiamo per te»

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