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Il Servizio Sanitario Nazionale aiutato dall’intelligenza artificiale

Nel mio ultimo articolo abbiamo visto quali opportunità nascono in campo medico grazie all’intelligenza artificiale. Ma tutte queste novità che impatto avranno nella nostra vita di tutti i giorni?

Se n’è parlato a Roma nel mese di gennaio al “Digital Health by Design – Dati e IA”.

Il direttore generale Asl Roma 2, Giorgio Casati, nel suo discorso introduttivo accoglie con favore l’utilizzo dell’IA nel sistema sanitario, ma evidenzia che questo può essere controproducente se il sistema rimane ancora così frammentato. Per favorire l’integrazione di queste nuove tecnologie il sistema sanitario necessita di una visione complessiva.

Attualmente l’età media della popolazione italiana si sta alzando sempre di più, e benché le speranze di vita si allunghino, purtroppo si allunga anche il periodo di fragilità e multicronicità. Il dato statistico italiano è che solo il 28,6% della fascia di popolazione sopra i 75, gode di buona salute.

Su questi dati e considerazioni è partito l’incontro che ha visto al suo tavolo personaggi chiave della ricerca scientifica come Alessandra Petrucci, Rettrice dell’Università di Firenze, Guido Scorza, componente del Collegio dell’Autorità Garante protezione dati personali e il Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, Monsignor Vincenzo Paglia. Anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sottolineato l’importanza della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale nel suo messaggio introduttivo all’evento.

Il ruolo cruciale che queste tecnologie svolgono nel sistema di raccolta e analisi dei dati è fondamentale per un’efficace programmazione sanitaria, nonché per la promozione della ricerca e la prevenzione delle malattie.

Schillaci ha poi messo in luce la necessità di allargare la collaborazione anche a sinergie europee per sviluppare nuovi modelli di servizio sanitario e per stabilire linee guida precise per l’utilizzo dei dati e la progettazione di sistemi di intelligenza artificiale.

Lo spazio condiviso europeo

L’European Health Data Space (EHDS) è un’iniziativa della Commissione Europea che mira a facilitare l’accesso e lo scambio di dati sanitari a livello transfrontaliero. Questo spazio dei dati ha due obiettivi principali:

1.      Uso Primario dei Dati: Supportare l’erogazione di assistenza sanitaria, permettendo alle persone di avere un maggiore accesso digitale ai propri dati sanitari elettronici e un maggiore controllo su di essi, sia a livello nazionale che europeo.

2.      Uso Secondario dei Dati: Utilizzare i dati sanitari per la ricerca, l’innovazione, l’elaborazione delle politiche e le attività normative, fornendo un sistema coerente, affidabile ed efficiente per il loro utilizzo.

L’EHDS si propone di creare un vero archivio unico per i sistemi di cartelle cliniche elettroniche, i dispositivi medici pertinenti e i sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio.

È considerato dall’Unione Europea un pilastro fondamentale della salute e si basa su regolamenti come il GDPR per garantire la protezione dei dati sensibili.

Infine, attraverso l’accesso ai dati si possono costruire nuove tecnologie ma anche avviare dei percorsi di trattamento per favorire le cure dei pazienti con malattie croniche, oppure per migliorare le diagnosi e così indirizzare i pazienti verso farmaci più mirati.

La sicurezza dei dati sanitari

Uno degli argomenti caldi dell’appuntamento è la sicurezza dei dati sanitari. Su questo fronte, Guido Scorza (Autorità Garante protezione dati personali) ha descritto la pandemia come un test senza precedenti che l’Europa ha superato brillantemente, evidenziando l’efficacia del GDPR nel permettere l’introduzione rapida del Green pass.

Scorza ha anche indicato che l’Intelligenza Artificiale potrebbe essere utilizzata per gestire e interpretare grandi volumi di dati favorendo l’interdisciplinarità nei progetti che uniscono salute e innovazione.

Sul tema dell’utilizzo dei dati personali e sanitari è intervenuto Monsignor Vincenzo Paglia che invita i fautori di questi progetti ad essere i conducenti della macchina. La tecnologia, come l’intelligenza artificiale, è da abbracciare con entusiasmo, tenendo presente però la strada da percorrere e, specie nel campo medico, come non si possa affidare alla macchina la gestione della salute di una persona.

Il lavoro a livello locale

Sul territorio nazionale le grandi aziende sanitarie si stanno già muovendo in questo senso, come nell’esempio dell’Asl2 di Roma che ha già realizzato una prima banca dati degli assistiti. Questo è il primo passo per sviluppare un progetto in accordo con il Comune di Roma per fornire servizi di telemedicina sul modello dell’Ospedale di Rebibbia. Il direttore generale dell’Asl ci tiene a sottolineare come questo progetto non sia in sostituzione della figura professionale del medico, ma piuttosto un valido aiuto proprio a questa figura.

Con queste nuove opportunità e il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera sanitaria si potrà dare una soluzione più efficace agli assistiti, oltre a una complessiva migliore qualità del servizio sanitario.

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