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Roma e i cristiani ricordando san Paolo

Ampio studio di Giancarlo Rinaldi: documento come monumento

Il rapporto tra la vicenda di Gesù di Nazareth e la storia dell’Impero Romano, attraverso una rilettura delle fonti antiche con particolare riferimento agli atti di quei governatori che, provincia per provincia e in varia misura, ne rappresentavano l’azione politica e giuridica. È il tema esaminato minuziosamente e sapientemente dal professor Giancarlo Rinaldi nella sua ultima fatica editoriale “Roma e i cristiani. Materiali e metodi per una rilettura” (Ed. Accademia Vivarium novum, 2023).

Il vescovo di Pozzuoli e di Ischia, Carlo Villano, ha manifestato il suo apprezzamento verso l’autore, «che con il suo lavoro ci aiuta a riscoprire le nostre origini», sottolineando come Pozzuoli vanti una delle prime comunità cristiane già attiva e presente, al momento in cui l’apostolo Paolo sbarca nel porto «accolto dai fratelli nella fede». Gea Palumbo, presidente dell’Accademia dei Campi Flegrei, ha ricordato l’importanza del “documento come monumento” sempre al centro dell’ampia produzione letteraria dell’autore e nella sua ricerca di storico.

Luca Arcari, storico del cristianesimo, ha ricordato come l’autore sia stato appassionato collaboratore di Ettore Lepore, autorevole storico dell’antichità, e docente presso l’Università Federico II: «Il lavoro del professor Rinaldi – ha affermato – è un saggio di applicazione della filologia globale. L’idea che per lo studio e la ricostruzione della storia antica è necessaria un’integrazione di fonti, viste come un’integrazione di sguardi». Fonti differenti, dunque, quelle utilizzate dall’autore (in particolare epigrafi, papirologiche e numismatiche, che impreziosiscono il testo), lette nel tentativo di far parlare quelle “parole” diverse da quelle scritte.

Don Roberto Della Rocca, patrologo, dice di Rinaldi: «Il professore nella sua ricerca ci insegna a osservare il dettaglio e a comprendere il comportamento dei diversi personaggi che si alternano nei grandi eventi storici». Non solo, dunque, imperatori e pontefici ma anche i governatori provinciali. Emblematico il caso di Plinio il Giovane, zelante governatore della Bitinia, che interpella l’imperatore Traiano sulle misure da adottare nei confronti dei cristiani e sull’uso della «condanna a morte per la loro caparbietà».

Maria Teresa Moccia di Fraia, archeologa, prima di passare la parola all’autore per le conclusioni, ha illustrato la preziosità e l’importanza del testo: «Ben 637 pagine, 136 pagine tra abbreviazioni, bibliografi ca e indici analitici, dei nomi, delle località, degli argomenti e circa 200 immagini, un prezioso bagaglio iconografi co che aiuta a mettere a fuoco gli argomenti trattati».

Giancarlo Rinaldi, nell’ambito della recente presentazione del volume, che si è svolta nell’auditorium “Cardinale Alfonso Castaldo” a Pozzuoli ha ripercorso le motivazioni che lo hanno spinto a realizzare il testo: «Tempo fa feci un “voto vocazionale”, interessarmi di quegli argomenti cha ancora non erano stati trattati come il tema inesplorato della conoscenza delle sacre scritture da parte dei pagani.

Compresi che bisognava interagire tra fonti letterarie e documentarie ma soprattutto guardare non alle politiche degli imperatori ma a coloro che erano chiamati ad applicare la legge, a volte con un ampio margine di discrezionalità… Quando si percorrono piste nuove non ci si stanca mai». Appuntamento tra le pagine del libro.

di Antonio Cangiano

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