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Agricoltura e ambiente, dibattito infinito

“Custode dell’ambiente e del territorio”, è dunque questa l’esatta definizione di agricoltore, almeno sul fronte ambientale e sulla base di quanto approvato definitivamente dal Senato

Agricoltore come custode dell’ambiente. Con tutto quello che ne consegue in termini di diritti e doveri. Ruolo importante, finalmente, sancito in Italia addirittura da una legge che ha istituito anche la Giornata nazionale dell’agricoltura e il premio al merito “De Agri Cultura”. Traguardo di tutto rispetto, certamente, che tuttavia arriva negli stessi giorni o quasi delle forti proteste in Italia e in Europa oltre che dell’approvazione, da parte proprio dell’Ue, di un altro regolamento (dedicato al “ripristino natura”) che di fatto impone altri vincoli proprio alle imprese agricole.

“Custode dell’ambiente e del territorio”. Non una semplice medaglia al merito, ma qualcosa di più che sancisce di fatto un doppio ruolo: da una parte la responsabilità di produrre cibo per tutti e, dall’altra, quella di conservare ambiente e territorio per le generazioni future. Funzione economica e alimentare, quindi, ma anche molto di più, visto che proprio l’agricoltore viene posto come tutela nei confronti, per esempio, dei fenomeni di dissesto idrogeologico così come della biodiversità sempre più importante da molti punti di vista. Uno status, in altri termini, talmente necessario da dover ricevere, per legge a questo punto, attenzioni e tutele particolari. Per questo, di fatto, l’intero arco di associazioni di rappresentanza agricole ha applaudito (e con ragione) al via libera del Parlamento. Gli agricoltori custodiscono il 55% del suolo nazionale, con una costante opera di manutenzione che assicura la produzione alimentare e la tutela dei cittadini dal dissesto idrogeologico”, ha per esempio affermato Coldiretti ricordando anche che adesso altre leggi (come quella sul consumo di suolo) devono essere approvate e in fretta. Sulla stessa linea anche l’Anbi (che raccoglie i consorzi di bonifica e irrigazione) che ha parlato di “un tassello delle necessarie politiche per fermare l’abbandono delle campagne, condizione indispensabile non solo per la garanzia di qualità alimentare, ma per la sicurezza idrogeologica del nostro straordinario Paese”. E di “deciso rilancio dell’immagine dell’agricoltura, troppo spesso bersagliata da accuse di inquinamento ambientale che in molti casi si stanno traducendo in politiche comunitarie poco attente verso coloro che producono cibo sano, di qualità e che lavorano quotidianamente per difendere la capacità produttiva del Paese”, ha invece detto Agrinsieme che raccoglie Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari.

Già, le politiche comunitarie e l’Europa e cioè i bersagli in queste settimane degli strali degli agricoltori. Bersagli forse fin troppo facili da colpire visto che quasi in contemporanea a quanto accadeva in Senato, il Parlamento Ue ha pensato bene di approvare un regolamento che, a quanto pare, va nella direzione opposta rispetto a quanto stabilito dall’Italia. Il provvedimento indica cosa fare per il “ripristino degli ecosistemi danneggiati” e, dopo la ratifica degli stati membri, imporrà d’introdurreentro meno di dieci anni (il 2030) misure di ripristino degli ecosistemi sul 20% delle aree terrestri e marine dell’Unione europea, definendo piani d’azione nazionali. Un testo che, per i coltivatori, “mette in contrapposizione la natura e l’agricoltore” e aggiunge altra burocrazia. Certo, occorrerà poi capirne l’applicazione, ma sicuramente le premesse non sono delle migliori. Tanto che Confagricoltura, ad esempio, ha già messo le mani avanti dichiarando: “E’ stata persa l’occasione per segnare un punto di svolta nell’applicazione del Green Deal all’agricoltura. Con la nuova normativa verrà messo a rischio il potenziale produttivo del settore”.

Dunque, agricoltore “custode” oppure no? Quello che è certo è che proprio l’agricoltura ormai da molti decenni ha fatto dell’attenzione all’ambiente e alla conservazione del suolo uno dei suoi punti di forza.  E non potrebbe che essere così. Anche se, naturalmente, molto resta ancora da fare. *Sir

di Andrea Zaghi – Sir

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