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La macchina con il cervello

L’inesorabile avanzata delle nuove tecnologie pone nuovi dilemmi: così Chiesa ed etica ai tempi dell’intelligenza artificiale.

Papa Francesco: le trasformazioni vanno affrontate senza paura, ma con grande consapevolezza

Si sente, sempre più spesso, parlare di intelligenza artificiale (IA) ma forse non tutti sanno esattamente cosa sia. Per tentare di darne una semplice chiave interpretativa, potremmo affermare che l’IA è una disciplina che, attraverso l’utilizzo di complessi algoritmi, cerca di sviluppare potenti sistemi informatici che siano in grado di simulare il pensiero umano…

Inizialmente utilizzata per potenziare i video games, attualmente l’IA conosce una gamma infinita di applicazioni che attraversano trasversalmente l’esistenza umana. Alcuni la temono, altri la esaltano: dieci anni orsono, il grande cosmologo e fisico Stephen Hawking affermò che l’IA causerà la fine del genere umano; pur cauto, il magnate Elon Musk ha dichiarato che l’IA consentirà al genere umano di non lavorare più.

Ovviamente, per le sue tante implicazioni etiche, l’IA è stata oggetto di approfondimento anche da parte della Chiesa Cattolica: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco ne hanno parlato. Quest’ultimo, poi, molto attento ai temi della sostenibilità ambientale, ne ha fatto il manifesto della Giornata Mondiale delle Comunicazioni 2024. Il pericolo evidenziato dai succitati pontefici è in primo luogo la cancellazione di milioni di posti di lavoro da parte dell’IA.

Dovremmo concentrarci su pratiche di sfruttamento molto reali e molto concrete da parte delle aziende che stanno sviluppando questi strumenti, e che stanno rapidamente centralizzando il potere e aumentando le disuguaglianze sociali.

È altrettanto vero che l’idea che menti non umane potrebbero superarci di numero, essere più intelligenti di noi, renderci obsoleti e rimpiazzarci al momento appare come una suggestione distopica ed assurda dal punto di vista scientifico e tecnologico, specie se si considera che un’intelligenza artificiale del genere non solo non è nemmeno ancora in vista, ma non è neanche in alcun modo chiaro se sarà mai possibile svilupparla.

Certamente già fin d’ora è possibile individuare una serie di controindicazioni nell’uso massivo dell’IA. In primo luogo, l’estrazione dei dati, sempre più invasiva e pervasiva (i famigerati cookies): nel tempo, questo utilizzo dei nostri dati, potrebbe portare ad una sempre più incalzante pubblicità e ad una vera e propria manipolazione del nostro pensiero.

Un’altra questione da affrontare è quella relativa al mondo della formazione: la possibilità che compiti a casa, elaborati o anche intere tesi siano scritte non dagli studenti ma dalla IA, ha suscitato un’ondata di preoccupazione nel mondo della scuola e dell’università.

Altro controverso rapporto quello tra IA e mondo della comunicazione: occorre un concetto di comunicazione che sia in grado di tener conto anche delle possibilità che il partner comunicativo non sia un essere umano ma un algoritmo. Il risultato, che può essere osservato già oggi, è una condizione in cui disponiamo di informazioni di cui spesso nessuno può ricostruire né comprendere la genesi, ma che ciononostante non sono arbitrarie. Le informazioni generate automaticamente dagli algoritmi non sono affatto casuali e sono del tutto controllate, ma non dai processi della mente umana.

La tesi di fondo è quindi che, se le macchine contribuiscono all’intelligenza sociale, non è perché hanno imparato a pensare come noi, ma perché hanno imparato a partecipare alla comunicazione: ed è con questo scenario che dovremo imparare a confrontarci.

Certamente, in questo tormentato rapporto con la IA, occorrerà vigilare sugli sviluppi futuri, senza paura ma con grande consapevolezza: questo, probabilmente, l’ammonimento che vuole fornirci Papa Francesco, in funzione dell’ennesima trasformazione della società umana.

Prima della IA già si pensava all’uomo-massa

Sui rischi insiti nell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, ecco un estratto dal libro – pubblicato settant’anni fa – “L’uomo è antiquato” (1956) del filosofo ebreo tedesco Günther Anders. «Per soffocare in anticipo ogni rivolta, non bisogna essere violenti. I metodi del genere di Hitler sono superati. Basta creare un condizionamento collettivo così potente che l’idea stessa di rivolta non verrà nemmeno più alla mente degli uomini. L’ideale sarebbe quello di formattare gli individui fin dalla nascita limitando le loro abilità biologiche innate. In secondo luogo, si continuerebbe il condizionamento riducendo drasticamente l’istruzione, per riportarla ad una forma di inserimento professionale. Un individuo ignorante ha solo un orizzonte di pensiero limitato e più il suo pensiero è limitato a preoccupazioni mediocri, meno può rivoltarsi. Bisogna fare in modo che l’accesso al sapere diventi sempre più difficile ed elitario. Il divario tra il popolo e la scienza, che l’informazione destinata al grande pubblico sia anestetizzata da qualsiasi contenuto sovversivo. Niente filosofia.

Anche in questo caso bisogna usare la persuasione e non la violenza diretta: si diffonderanno massicciamente, attraverso la televisione, divertimenti che adulano sempre l’emotività o l’istintivo. Affronteremo gli spiriti con ciò che è futile e giocoso. È buono, in chiacchiere e musica incessante, impedire allo spirito di pensare. Metteremo la sessualità al primo posto degli interessi umani. Come tranquillante sociale, non c’è niente di meglio. In generale si farà in modo di bandire la serietà dell’esistenza, di ridicolizzare tutto ciò che ha un valore elevato, di mantenere una costante apologia della leggerezza; in modo che l’euforia della pubblicità diventi lo standard della felicità umana. E il modello della libertà.

Il condizionamento produrrà così da sé tale integrazione, che l’unica paura, che dovrà essere mantenuta, sarà quella di essere esclusi dal sistema e quindi di non poter più accedere alle condizioni necessarie alla felicità. L’uomo di massa, così prodotto, deve essere trattato come quello che è: un vitello, e deve essere monitorato come deve essere un gregge. Tutto ciò che permette di far addormentare la sua lucidità è un bene sociale, il che metterebbe a repentaglio il suo risveglio deve essere ridicolizzato, soffocato. Ogni dottrina che mette in discussione il sistema deve prima essere designata come sovversiva e terrorista e coloro che la sostengono dovranno poi essere trattati come tali».

di Giancamillo Trani

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