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Solo Gesù ci può salvare tutti

Una riflessione sulla benedizione delle coppie omosessuali

Complice l’influenza che mi costringe a casa, trovo più tempo per leggere e riflettere. Questione “benedizione fratelli e sorelle omosessuali”. C’è chi la prende alla leggera, chi tira un sospiro di sollievo e chi ne fa un dramma. Il dolore – palpabile, sincero, vero – di tanti credenti che temono e tremano per questa decisione, mi stringe il cuore.

Cerco di capire. Passo in rassegna ricordi e incontri fatti. Gino è mio vecchio amico. Una sera arriva in parrocchia. È disperato. Marco, suo figlio, il giorno prima, gli ha confessato di essere omosessuale. Da quel momento, in casa, il sole si è spento. Capisco. Taccio. Sono lacerato tra il mio essere uomo e il mio essere prete.

Guardo quest’uomo ancora giovane, distrutto, poi, come attingendo a un deposito nascosto: «Mi hai fatto impaurire, Gino; dimmi, ma tu, a Marco, il mese scorso, gli volevi bene? Si? E continua a volergli bene. Ha bisogno di te e tu di lui». Gino, però, è un credente. «Ma la Chiesa? Che cosa dice la Chiesa?» Ci sono momenti in cui devi prendere in mano la situazione e lasciarti guidare dallo Spirito. Come un chirurgo che su un campo di battaglia deve agire senza consultare i vecchi libri di medicina. «Gesù e la Chiesa sono più grandi dei nostri striminziti cuori, Gino».

Mi ritorna in mente Viola. Egidio, suo figlio, 29 anni, è colto, ricco ma depresso. Lei gli sta accanto. Esce sul balcone a stendere la biancheria. Un attimo. Ed Egidio ha già messo fine alla sua vita. Il terrore della credente Viola per la sorte eterna del figlio supera il dolore della mamma. Non fa che chiedermi: «Il Signore lo avrà perdonato?» L’omelia a volte pesa più di uno zaino trascinato da un vecchio claudicante. Prego. La luce arriva: «Viola, tu a Egidio da quando gli vuoi bene? Da 30 anni? Bene, ricorda che Dio gli vuole bene da sempre di un amore che supera di gran lunga quello di tutti noi messo insieme». Di certo non ho risolto il problema della depressione, non ho cancellato il dolore di questa donna straziata, le ho però dato un pizzico di consolazione. Suo figlio è nelle mani misericordiose del Padre, che meglio e più di noi, sa pesare e giudicare i cuori. Che il Signore ci ami di un amore folle non sono certo io a dirlo.

Ritorniamo alle persone omosessuali. Ci sono. Come tutti hanno pregi e difetti, diritti di cui godere e doveri cui far fronte. Qualche domanda, senza l’ipocrito timore di essere blasfemi, a riguardo, potremmo rivolgerla a Dio stesso: «Perché, Signore, tanti nostri fratelli e sorelle vivono questa situazione?» La scienza ha le sue risposte, le varie società le loro. Le religioni un po’ si difendono, un po’ si aprono, un po’ temono.

Ma la Chiesa, la nostra Santa Madre Chiesa che cosa dovrà fare? Certo, può fingere di non vederli e tirare avanti. La cosa non le farebbe onore. Può vederli e condannarli. Peggio che andar di notte. Può accoglierli e mettersi in ascolto. Bene, rispetto, ascolto, accoglienza, ma poi? Quando spezziamo il Pane e la Parola? Continueremo a trattarli come ospiti – più o meno graditi, ma pur sempre ospiti – o come commensali a tutti gli effetti? Al banchetto della vita e della fede c’è spazio per tutti. Finanche i cagnolini, disse la donna Cananea a Gesù che fingeva di ignorarla, mangiano le briciole che cadono dalla tavola del padrone. Attenzione, il “cagnolino” posso essere io, tu, chiunque. Dio, ricco di misericordia, ha solo figli, non figliastri. La Chiesa, che sgorga dal costato di Cristo, deve continuamente sforzarsi di imitarlo. A noi, figli di Dio e della Chiesa, bisognosi continuamente di comprensione e di perdono non è dato alcun diritto di giudicare e condannare.

La Chiesa cammina con il Vangelo in mano e i piedi nel fango di questo mondo bello e drammatico. Attraversa i secoli e le culture. Ma avendo sempre a cuore l’uomo. Se una sua parola, un suo gesto, una sua benedizione può portare un pizzico di serenità e di gioia in qualche cuore, che ben venga. Senza che nessuno ne abbia paura. Non sono entrati i ladri in casa. Nessuno sta svendendo il deposito immenso che le fu lasciato in dono ma solo tentando di tirare a lucido vecchi gioielli anneriti dal tempo e dall’ incuria. E, non dimentichiamolo mai, in quello scrigno, la pietra più brillante, più preziosa, l’unica di un valore inestimabile, incommensurabile, capace di salvare tutti gli uomini, di tutti i luoghi, di tutti i tempi si chiama Gesù. Il quale di se stesso ha detto: «lo sono la verità». La Verità dell’amore.

Don Maurizio Patriciello

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