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“La forza di lottare”

Il lungo percorso che accompagna i ragazzi del servizio civile è sempre pieno di storie ed incontri che danno l’opportunità di toccare con mano le situazioni più drammatiche, dando loro l’occasione di mettere in discussione se stessi e il proprio modo di vedere le cose.

Vivere in Caritas non è facile e molto spesso i ragazzi del Servizio Civile si interfacciano a persone che vivono situazioni drammatiche, date a volte da una condizione di malattia, e l’aiuto che si richiede va oltre il semplice sostegno materiale alla persona. Introdurre questi argomenti è fondamentale, poiché tendiamo sempre ad evitarli. Li consideriamo scomodi e cerchiamo di glissare, chi con una battuta e chi rimanendo in silenzio. Parlarne però aiuta chi vive in queste condizioni a non sentirsi isolato, ma a prendere consapevolezza che anche questo fa parte della vita.

Giovanni, e Antonio come tante altre persone incontrate in Caritas, ogni giorno vivono il disagio di avere una malattia che inevitabilmente stravolge la vita di una persona. Antonio ha 70 anni, è pensionato e viene a ritirare la spesa una volta al mese. Dalla primissima volta che i ragazzi lo hanno conosciuto, senza sapere ancora la sua storia, hanno subito percepito che in lui ci fosse qualcosa di speciale. I suoi occhi emanavano una luce particolare, è proprio vero quando si dice che sono lo specchio dell’anima, la sua brillava di gratitudine: a ogni gesto di gentilezza e attenzione dei ragazzi, seguiva una parola o un gesto di ringraziamento, un sorriso.

La cosa che più ha colpito i volontari è il fatto che lui cerchi sempre un contatto, una stretta di mano prolungata, un abbraccio. Una ricerca di vicinanza che ha fatto sì che si riuscisse a creare da subito un legame di confidenza e fiducia, e ha permesso ad Antonio di aprirsi e raccontare la sua storia che alcuni potrebbero pensare come tragica, e per certi aspetti lo è. Nella sua vita, racconta, ci sono stati molti eventi, come l’avvento di un tumore, che l’avrebbero potuto portare a maledire tutto e tutti, ma lui ha testimoniato che è pieno di fede e crede che tutto può essere vissuto, in prospettiva di quello che verrà, in maniera serena, gioendo delle piccole cose e vivendo ogni giorno come un grande dono.

Il centro Caritas è più ricco quando entrano persone che riescono a lasciare il segno con la propria vita. Quella di Antonio è una vita sicuramente segnata dalla malattia, ma tutto ciò non gli impedisce di essere un esempio di vitalità per tutti. Quando varca la soglia della porta, i ragazzi che lo accolgono ormai hanno imparato che saranno arricchiti da qualche sua parola o insegnamento.

Nonostante la malattia, ciò che sorprende è la sua particolare capacità di ringraziare per tutto il lavoro che i volontari svolgono per il prossimo. Inoltre, la forza e il coraggio di quest’uomo fanno credere che sia possibile affrontare le difficoltà senza farsi abbattere da quest’ultime, mostrando che una fede viva come la sua supera qualsiasi ostacolo.

Giovanni, venuto a mancare da poco, aveva 58 anni e a fargli compagnia c’era il suo cane, che portava sempre con sé, con il quale aveva un rapporto molto speciale. Lui era malato di cuore e ritirava la spesa ogni mese, era disoccupato e viveva da solo; il rapporto col suo cane non è passato inosservato, ma anzi ha lasciato tutti molto sorpresi, soprattutto per la fiducia e l’intesa che il padrone è riuscito ad ottenere dal suo amico a quattro zampe. La compagnia del suo cucciolo è stata fondamentale per l’animo di Giovanni facendo sì che non sentisse la solitudine, con la consapevolezza di poter contare su un amico fedele e leale che non lo avrebbe mai lasciato.

Le storie di Antonio e Giovanni danno l’opportunità di riflettere, su come si affrontano le difficoltà e su quanto queste a volte sembrino insormontabili. Essere malati, nell’ottica di Giovanni e Antonio, non è solo negatività ma è qualcosa che insegna e rende capaci di guardare il mondo in modo differente, apprezzando tutto ciò che è stato donato, ma soprattutto ciò che ancora si può donare. È importante capire che ci sono cose che non si possono cambiare, tuttavia, si ha la possibilità di scegliere come viverle e affrontarle.

“Lascia che io torni a respirare, e mai così tanto saprò apprezzare la vita. Il vuoto che esso mi lascerà nel petto, lo farò occupare tutto dal cuore.” (Marina Gaddi)

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