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Ringraziamo Dio ogni giorno!

Cari bambini, è arrivato settembre e rieccoci qui con il “Kaire dei Piccoli”! Avete passato una buona estate? Ci auguriamo proprio di sì. Avete sbirciato il materiale che vi abbiamo lasciato per questi mesi? Se lo vorrete, vi servirà anche più avanti… Ma, dicevamo: settembre è anche il mese della riapertura della scuola (che sarà mercoledì 13), del ritorno dalle vacanze, in cui riprendiamo a fare le attività che facevamo, a rivedere i nostri amici e compagni di scuola, e in cui ci sarà anche l’occasione per accogliere il nostro nuovo Vescovo, Mons. Carlo Villano, a cui auguriamo ogni bene e che ci insegnerà ad unirci alla sorella Diocesi di Pozzuoli; preghiamo San Giovan Giuseppe della Croce che ci sia vicino in questo mese ricco di novità, e per cui ringraziare il Signore!

Infatti, in questa “Parola del Mese” capiamo meglio cosa significhi ringraziare Dio ogni giorno, anche quando ci sembra difficile. E anche quando ci sembra non ci sia nulla per cui ringraziare, ecco invece che qualcosa di buono c’è sempre, e arriveremo a dire anche noi, un giorno, le parole del Salmo 145:“Voglio benedirTi ogni giorno, lodare il Tuo nome in eterno e per sempre”.

Nella Bibbia ci sono tante preghiere di lode: il popolo di Israele aveva già tanti motivi per ringraziare Dio, che lo aveva aiutato nelle difficoltà. Quando poi Gesù è venuto sulla Terra ci ha fatto scoprire ancora di più quanto è grande l’amore di Dio.

Una volta ha parlato del padrone di una vigna che tutto il giorno ha assunto operai per lavorare: i primi hanno lavorato dal mattino, altri dal pomeriggio e gli ultimi solo qualche ora. Il padrone però promette a tutti la stessa paga. Così, la sera, tutti ricevono un denaro. Quelli che avevano lavorato di più si lamentano col padrone, ma lui risponde: perché siete invidiosi? Vi ho dato la paga promessa e posso dare lo stesso anche agli ultimi! Dio ama così tutti i suoi figli!

Maurice del Madagascar ci racconta: a scuola mi piace condividere quello che ho con i miei compagni. Invece Felipe non dà mai niente a nessuno. Un giorno stavo scrivendo sulla mia lavagnetta quando mi accorgo che il mio gessetto stava finendo. Ne ho chiesto uno a Felipe che ne aveva, ma non me l’ha dato. Ero molto arrabbiato con lui. Il giorno dopo nell’intervallo ho comprato una buona merendina coi soldi che mi aveva dato la mamma. Felipe è venuto da me e me ne ha chiesto un pezzo. Subito nel mio cuore ho detto: “no!” e ho continuato a mangiare. Ma lui aspettava. Mi sono ricordato che volevo fare come Gesù, che ama tutti, anche quelli che non sanno ancora amare e gli ho dato un pezzo grande! Da quel giorno anche lui condivide con me le sue cose.

Vedete, cari bambini, da questo racconto di Maurice e dal Vangelo del padrone della vigna capiamo una cosa su tutte: la bontà non ha misura. Spesso pensiamo che le cose nella vita vadano guadagnate e meritate. È vero per alcune, ma per la bontà (che è la carità, a cui è dedicata la Giornata Internazionale il 5 settembre) non esistono regole.

È voler bene gratuitamente, anche e soprattutto quando l’altro non ce ne vuole. Facile? No! Difficile? Beh…sì, per noi uomini. Ma è possibile? Eccome, sì! Serve solo un po’ di esercizio, senza pensare che occorra essere perfetti, ma andando passo passo verso l’obbiettivo dell’imparare a non creare un serbatoio di rabbia ed egoismo dentro di noi, ma di accoglienza e altruismo. Servono tempo e preghiera per arrivarci.

Tempo per far passare le emozioni che ci dicono cosa fare; preghiera per aiutarci nel vedere come Dio vede, andando oltre ciò che noi pensiamo sia giusto, invece di ciò che realmente è giusto. È giusto, se mi dico cristiano e soprattutto se desidero esserlo perché ho scoperto che è la via più bella per vivere, dare la mia merenda a Felipe anche se lui non sa fare altrettanto. Si può sempre cambiare! Felipe è cambiato grazie ad un primo passo di Maurice!

Il sacerdote e scrittore Padre Ermes Ronchi ha detto una volta: “Perché negli altri operai non si accende la festa davanti alla bontà del padrone? Perché non sono tutti contenti? Perché la felicità viene da uno sguardo buono e amabile sulla vita e sulle persone. Se l’operaio dell’ultima ora lo sento come mio fratello o mio amico, allora sono felice con lui della sua paga e per la sua famiglia. Se invece mi ritengo operaio della prima ora e misuro le fatiche, se mi ritengo un cristiano esemplare, che ha dato a Dio tanti sacrifici e tutta la fedeltà, che ora attende ricompensa adeguata, allora posso essere infastidito dalla paga uguale data a chi ha fatto molto meno di me. Drammatico: si può essere credenti e non essere buoni! Nel cuore di Dio cerco un perché al suo agire e capisco che la sua bilancia non è la nostra: davanti a Lui non è il mio diritto o la mia giustizia che pesano, ma il mio bisogno. Allora non calcolo più i miei meriti, ma conto sulla Sua bontà infinita. Dio non lo si merita, lo si accoglie!”.

Come Lui accoglie ognuno di noi. Ringraziamolo per la sua generosità, che vediamo anche nella bellezza e abbondanza della natura, e capiremo che ogni giorno possiamo dire grazie di qualcosa, anche quando le cose o le persone non sono come vorremmo.



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