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Saluto al vescovo Gennaro

Carissimo padre Gennaro,

a nome dei movimenti, cammini e associazioni laicali dell’isola d’Ischia, Le dico grazie per aver accettato di celebrare con noi e per noi L’Eucarestia a ricordo dei primi 25 anni dallo storico incontro dei movimenti con l’allora Papa e oggi santo Giovanni Paolo II, in piazza san Pietro, in occasione della Pentecoste 98’.

Ci ritroviamo insieme dopo questo lungo periodo di apparente stasi e smarrimento seguito alla pandemia e in modo particolare alla frana di Casamicciola.

Lei ci ha sempre incoraggiati ad andare avanti fin dal suo arrivo sull’Isola.

Ci nasce in cuore l’esigenza di ringraziare Dio per questi anni, ma anche di fare un resoconto delle cose vissute, non per essere nostalgici, ma per capire a che punto siamo e puntare a nuovi traguardi.

Giovanni Paolo II tiene un discorso profetico.  Ricorda che «l’aspetto istituzionale e quello carismatico sono co-essenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono, anche se in modo diverso, alla sua vita, al suo rinnovamento e alla santificazione del Popolo di Dio».

Con un paragone ardito chiama la folla lì riunita, il «cenacolo di piazza San Pietro» ed anche chiamerà i movimenti «primavera della Chiesa suscitata dalla forza rinnovatrice dello Spirito».

Anni più tardi papa Benedetto XVI ricorderà quel momento dicendo che «i movimenti sono una risposta provvidenziale dello Spirito alle sfide del Terzo millennio».

Sono passati 25 anni da quel giorno. Pentecoste ’98 è un lontano ricordo o una realtà attuale? Tentiamo di rispondere sintetizzando la storia dei movimenti ecclesiali in tre fasi.

Tempi forti

La prima fase si snoda dall’inizio dei vari movimenti a Pentecoste ’98. Lo scenario politico e sociale è quello della Seconda guerra mondiale, del primo dopoguerra, della contestazione giovanile del ’68. Sono tempi “forti”, nei quali l’esigenza di coinvolgimento è presente in gran parte della popolazione, specialmente giovanile.

I vari carismi non nascono in maniera collegiale ma intorno ad una personalità carismatica guida, che ha ricevuto un carisma dallo Spirito Santo. Il passaggio dal carisma originario al movimento avviene, come dice Giovanni Paolo II, per la misteriosa attrattiva esercitata dal fondatore su quanti si lasciavano coinvolgere dalla sua esperienza spirituale.

Per i membri dei movimenti questa prima fase è ricca di entusiasmo, pur nelle difficoltà dovute, per lo più, al processo di riconoscimento avviato dalla Chiesa. È un tempo di diffusione e durante questa fase ogni movimento va per la sua strada con sparuti contatti con le altre realtà ecclesiali.

Verso la maturità ecclesiale

La seconda fase inizia con Pentecoste ’98, che è un vero spartiacque. Da quel giorno i movimenti escono dall’adolescenza per entrare in quella che Giovanni Paolo II chiama la «maturità ecclesiale». Iniziano a conoscersi, a comprendere la bellezza l’uno dell’altro, a capire che hanno in comune la stessa vocazione apostolica.

Vogliono superare il pericolo che ventilava il card. Ratzinger, cioè la «minaccia di unilateralità che porta […] ad assolutizzare il proprio movimento, che viene a identificarsi con la Chiesa stessa, a intendersi come la via per tutti, mentre di fatto quest’unica via può essere fatta conoscere in modi disparati». I movimenti iniziano ad impegnarsi con tutte le forze a contribuire a realizzare pienamente la comunione tra loro. È il periodo di “Insieme per l’Europa”.

A maggio 2004, a Stoccarda, si riuniscono oltre 150 movimenti, comunità, associazioni e gruppi delle diverse Chiese cristiane di tutta Europa. Nell’incontro del 2007 i movimenti sono 250. Si scopre la voglia di collaborare, di impegnarsi in iniziative comuni. Ma verso la fine di questa seconda fase emergono anche lati dolorosi. Muoiono alcuni dei fondatori. Chiara Lubich, don Giussani, per fare alcuni nomi. Diversi movimenti accusano il colpo. È necessario rinnovarsi. Si deve passare dal leader unico carismatico a forme di collegialità. C’è chi accoglie con slancio questa nuova sfida, c’è chi si aggrappa al passato, temendo che il nuovo comporti il rischio di annacquare la purezza e l’originalità del carisma. Non è semplice.

Corresponsabilità

Ora siamo alla terza fase, avviata con il Sinodo della Chiesa cattolica indetto da papa Francesco. Lo scenario sociale e politico è distantissimo dalla prima fase. In Occidente si è in tempi “liquidi”, permeati di nichilismo. Come dice Bauman, oggi vige lo slogan: «L’incertezza è l’unica certezza». Per il filosofo Pierre Manent si è oltre la secolarizzazione: «È più un’apostasia, una stanchezza, un’indifferenza, a volte un’avversione palpabile» verso la religione cristiana.

Cosa potrà caratterizzare questa nuova fase? Lo dice il 18 febbraio 2023 papa Francesco ai dirigenti dei movimenti, in un discorso che può essere riassunto in una parola decisiva: Corresponsabilità.

È necessario un cambio di passo. Si deve trovare una sinergia più forte. È necessario il superamento dell’autoreferenzialità, degli unilateralismi e delle assolutizzazioni; la promozione di una più ampia sinodalità, come bene prezioso della comunione.

A 25 anni di distanza, conclusa la fase di fondazione e morti i loro iniziatori, si tratta infatti di entrare ora, decisamente, nella fase della «maturità ecclesiale». Nel contesto provvidenziale del processo sinodale in cui tutta la Chiesa è oggi convocata, bisogna prendere ancora una volta il largo, tutti insieme, al soffio dello Spirito. I tempi la richiedono. Nessuno può più andare avanti, da solo.

Le varie associazioni e movimenti debbano passare dalla stima reciproca – dato ormai consolidato – a forme di collaborazioni operative nel tessuto delle comunità locali, per evangelizzare e per dare risposte ai bisogni dell’uomo di oggi.

Inoltre le parrocchie e la diocesi devono considerare sempre più i movimenti come parte integrante della vita di una comunità locale. I carismi devono in parte destrutturarsi per integrarsi sempre più fra loro e con le realtà locali.

La Chiesa nel prossimo futuro avrà più che mai bisogno dei laici. Ma i laici debbono essere formati. Oggi c’è bisogno di una nuova offerta formativa adatta ai tempi.

Un’offerta che si componga in un ventaglio di possibilità. Tante quanti sono i carismi dei vari movimenti ecclesiali, che devono però operare in modo coordinato. Se si sarà all’altezza di questa sfida, allora Pentecoste ’98 non sarà solo un lontano ricordo, ma una realtà ben attuale.

Questa serata e questa celebrazione vogliono essere il punto di partenza per realizzare tutto questo, consapevoli dei nostri limiti, ma certi che lo Spirito non farà mancare la sua azione vivificante e che l’unità sarà la nostra forza perché Gesù è con noi.

Grazie Padre Gennaro.

di Gianni e Luisa Trani coordinatori della consulta

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