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Voi siete tempio dello Spirito Santo

Ordo Virginum: Incontro Regione Campania

Domenica 25 giugno 2023 a Castellammare di Stabia (NA) – presso la bella struttura “I Mori”, vicina all’interessante e antica Reggia di Quisisana – si è tenuto un delizioso incontro dell’Ordo virginum presente nella Regione Campania.

In una giornata piena di sole e con cielo terso, in questo luogo rigoglioso della collina dove sgorgano naturalmente più di venti sorgenti d’acqua, ci siamo incontrate – in circa trenta tra consacrate e formande campane – per vivere insieme l’annuale momento di sororità, accompagnate da Sua Ecc.za Mons. Francesco Alfano – vescovo dell’Arcidiocesi Sorrento-Castellammare di Stabia – e dal delegato dell’Ordo virginum stabiese don Carmine De Angelis.  

L’incontro è iniziato con la preghiera dell’Ora Media e la meditazione di don Carmine sul breve passo biblico 1Cor 6, 19-20: «Voi siete tempio dello Spirito Santo – ci ha detto il delegato – cioè luogo in cui inabita la SS. Trinità, luogo sacro. Questo è dono di Dio. E “…che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo”: anche qui nasce proprio un’indicazione per la vostra speciale consacrazione. Non si appartiene a sé stessi ma si è dono per la gloria di Dio e per i fratelli. “L’uomo vivente è la gloria di Dio”. “Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!”.

Non soltanto nella corporeità, ma nella totalità, quindi spiritualmente. Attraverso un percorso di anni avete compreso che attraverso il vostro corpo dovete dare lode a Dio, essere segni di presenza di comunione con Dio, con i fratelli, essere segno di fermento, di amore in ogni ambiente dove la Provvidenza vi ha chiamate a vivere, dare profumo alle vostre scelte, fare luce, essere sale. Il corpo è per il Signore. Il corpo è tempio dello Spirito Santo. E – con un parallelo di 1Tes 4, 3-8: “Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione.”

Quindi, siete chiamate a essere sante. Il papa, nel messaggio del 50.simo anniversario per il ripristino del Rito della consacrazione, dice: “La preghiera di consacrazione, invocando per voi i multiformi doni dello Spirito, chiede che possiate vivere in una casta libertas, cioè una donazione totale della persona nella libertà da ogni vincolo disordinato interiore e da ogni vincolo materiale. Sia questo il vostro stile relazionale per essere segno dell’amore sponsale che unisce Cristo e la Chiesa vergine e madre, sorella e amica dell’umanità.” E’ tantissimo essere questo, come si fa? Facendo un passo indietro – ha proseguito don Carmine – e rientrando in noi stessi, sperimentando l’intimità con il Signore, quotidiana, che è fatta di preghiera, di meditazione, di adorazione, di incontro di Gesù attraverso la Liturgia delle ore, l’Eucaristia, i Sacramenti.

E poi partire per le strade del mondo proponendosi soprattutto accanto alle persone più in difficoltà con la vostra sensibilità e amabilità. Per tessere rapporti autentici che riscattino i quartieri delle nostre città dalla solitudine e dall’anonimato. Per essere voce di chi non ha voce, essere compagne di viaggio per le persone sole. La vergine consacrata è chiamata a essere anche avvocata per liberare tante persone da attacchi negativi del male, dell’emarginazione, del chiacchiericcio. Questa piccola riflessione vuole essere anche una verifica personale vocazionale con due domande: Quale desiderio abita il tuo cuore in questo tempo? Dove hai incontrato il Signore della tua vita?»           

Ci siamo poi riunite a gruppi per far emergere iniziative, comunicazioni, progetti e alle 12:30, presso la Parrocchia Santo Spirito dove ci siamo recati tutti insieme, è iniziata la S. Messa presieduta dal Vescovo Mons. F. Alfano.

«Il Vangelo di questa domenica insiste sulla vocazione missionaria – ci ha detto Mons. Francesco Alfano nella sua omelia – perché gli apostoli possano vivere tutto il loro servizio alla comunità e al mondo in questa dimensione missionaria. La missione entusiasma, la missione esalta. Essere missionari ha permesso nel corso dei tempi di attraversare gli oceani. La missione è pericolosa. Gesù sembra proprio che li guardi i suoi apostoli negli occhi e nel cuore e attraverso loro guardi tutti noi nel corso dei secoli. E oggi insiste sul rischio della paura. La missione può essere frenata o deviata dalla paura.

Cosa c’è di più umano della paura? La paura è qualcosa che ci appartiene come esseri umani, è istintiva. Di fronte a un cane che abbaia ti ritiri, di fronte a un ostacolo grande cambi strada, di fronte a questo spettacolo che è stato scritto duemila anni fa con l’eruzione si scappa, se si riesce a sopravvivere. La paura ti spinge oltre te stesso. Il Vangelo di oggi ci invita a guardarci dentro anche come comunità, come chiesa. La prima paura è quella degli uomini, persone che possono suscitare paura. La paura di non essere capiti, rifiutati, per il giudizio che esprimono nei nostri confronti, per la derisione, per lo sfruttamento, per l’esclusione o paure ancora più sottili. La paura di essere fagocitati e non vivere la libertà dei figli di Dio. La prima paura che Gesù mette davanti agli occhi dei discepoli, perché non cadano in questo rischio che blocca la corsa del Vangelo, è la paura degli uomini. E come si vince questa paura per noi che dobbiamo annunciare? Il Vangelo è luce, è esplosione di luce nelle tenebre, è svelamento, è rivelazione. Allora la paura si vince seguendo il Vangelo, avendolo ascoltato questo annuncio di speranza. Proclamate! Anche quando saprete che potete trovare ostacoli. Dinnanzi alla paura che gli altri mi pongono, devo ricentrarmi. Certo, non su di me e nemmeno sugli altri che mi condizionano, ma sul Vangelo!

Al centro della nostra vita c’è il Vangelo che è Gesù. Si vince la paura in Cristo: che buona notizia! Che mi permette di superare l’ostacolo, non perché non ci sia più, ma perché parto da Gesù che mi spinge a essere testimone anche quando gli altri non mi vogliono ascoltare. Devo trovare le vie, ma non mi tirerò indietro. “Annunciate dalle terrazze quello che ascoltate”. Non siamo noi con le nostre organizzazioni a convincere, a raggiungere, a salvare: noi siamo stati salvati. Abbiamo risposto “Sì” perché il Signore si è mostrato col suo Amore: questo ci salva! Non i nostri ragionamenti, argomenti o iniziative. Poi Gesù aggiunge un’altra paura: gli altri possono farci del male. Questa atterrisce, perché possono uccidere. Ma anche qui il Vangelo: non possono privarmi della mia relazione con Dio, della mia interiorità. Il legame con Dio è così forte che non può essere sottratto. Se siamo amati allora possiamo continuare a servire e a annunciare il Vangelo. Non siamo chiamati a essere eroi o indifferenti dinnanzi alle difficoltà. Siamo chiamati a testimoniare l’Amore. Sempre.

Chi incontra Gesù ama. Ama anche coloro che non vogliono essere amati. Ama anche coloro che gli fanno del male. Non perché non ne risente di questa sofferenza, ma perché l’Amore è più grande. L’Amore vince, è gratuito. L’Amore vuole il bene dell’altro. Nessuno può toglierci questa capacità di amare, questa gioia di essere amati. La sofferenza non è una disgrazia ma è una possibilità di testimoniare l’Amore, di contagiare con l’Amore, di salvare con l’Amore, anche a costo della vita. Gesù non si ferma e ci mette davanti alle responsabilità della missione. Il Signore è con te sempre! E io lo ringrazio; già adesso canto. Sto piangendo? Canto! Perché Egli mi ha liberato e sono così sicuro che sono stato liberato che è come se fosse già avvenuto. Questa è la fede.

C’è poi un’altra paura: la paura di non valere. Cosa valgo io? Gesù ci dice: “Voi valete molto davanti al Padre! Voi che siete suoi figli!” Il Vangelo si annuncia con la vita buona, bella, con la vita coerente, con la vita che accoglie tutti, con la vita della fraternità, della comunità: siamo pieni del dono della vita. Gesù racchiude la missione in un’unica azione: riconoscerlo davanti agli uomini. Non dobbiamo conquistare il mondo, convincere, ma annunciare. La salvezza non è riservata ad alcuni: tutti possono salvarsi e noi possiamo testimoniare questo amore salvifico del Padre che si è rivelato pienamente in Gesù. E lo si testimonia col nostro amore, con l’accoglienza, con la gratuità, con la gioia della vita, con l’impegno della giustizia e della pace, col sapere dire “no” al male in tutte le sue forme, con l’umiltà di continuare il cammino seguendo Gesù sulla via della croce insieme ai tanti crocifissi. E allora il Padre ci riconoscerà, la sua famiglia si riunirà. L’Eucaristia, che celebriamo come anticipo della comunione piena, ci consentirà di continuare il cammino e di collaborare alla salvezza del mondo. Gli siamo grati, ci affidiamo totalmente a Lui e ci fidiamo di Lui. La nostra forza è il Signore!»

Nel pomeriggio, dopo il momento conviviale, siamo andati tutti al centro di Castellammare per un tour che è partito dalla Concattedrale di Maria Santissima Assunta e S. Catello, è proseguito per la Chiesa del Gesù e si è concluso al Monastero delle Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento. Qui abbiamo ascoltato il bel raccolto della vita della fondatrice e, innanzi al meraviglioso Gesù nel SS. Sacramento esposto per l’adorazione, abbiamo pregato, insieme all’accogliente Comunità monastica, i vespri della domenica. Grazie per la stupenda giornata trascorsa insieme a Castellammare di Stabia, Città dell’acqua … viva.

A cura di Angela Di Scala

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