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Eucarestia e carità: un legame indissolubile

Operatori e volontari della Caritas diocesana e parrocchiale incontrano il Vescovo Gennaro

Negli ultimi due anni la pandemia ha cambiato le nostre vite, mettendo a dura prova le nostre abitudini e le nostre certezze, costringendoci a modificare persino le nostre relazioni, creando distanziamento e separazioni forzate, ma anche problemi economici legati alla diminuzione, a volte drastica, delle fonti di reddito, che nel nostro territorio sono legate soprattutto ai movimenti turistici e alle attività ricettive e commerciali ad essi legate.

A questa situazione la Caritas diocesana ha risposto con forza e determinazione, mettendo in gioco tutte le sue qualità e la sua rete di assistenza, rodata e allenata dalla non lontana emergenza creata dal terremoto. Si tratta di una squadra coesa ed efficace, capace di raggiungere in modo veloce e capillare ogni parte del nostro territorio isolano e ogni tipo di bisogno e necessità.

Il recente allentamento dell’emergenza, dovuto anche alla diffusione dei vaccini, sembrava poter regalare un meritato riposo, ma per la carità non c’è mai sosta: finita una emergenza ne inizia un’altra. Con ragione scriveva San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi:

“La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno,
il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà”

La guerra in Ucraina ha generato un esodo che non ci saremmo mai aspettati, un elevato numero di profughi che bussa alle nostre porte e alle porte delle nostre coscienze per chiedere aiuto. Non ci si può tirare indietro. Per la Caritas è tempo di iniziare una nuova avventura di amore. Per questo lunedì scorso, 21 marzo, alle ore 19:00, nella Sala Giovanni Paolo II della Curia, il Vescovo ha incontrato gli operatori diocesani e parrocchiali, per dare loro conforto e benedizione e celebrare la santa Messa.

Il valore delle difficoltà

Le difficoltà – ha detto Mons. Pascarella – sono una occasione per vivere ancora più intensamente, sono una provocazione, ci aiutano ad evitare il rischio di riposare sugli allori, nelle nostre comodità. La difficoltà ci costringe a metterci in gioco e ad esercitare la capacità di riconoscere l’opera e il volere di Dio anche tra le contraddizioni e le emergenze più complesse, poiché dalle battaglie più dure si esce rafforzati.

In questo processo non bisogna scoraggiarsi né credere che le nostre fragilità siano un impedimento. Il Vescovo ha infatti incoraggiato gli operatori a presentarsi al Signore con tutte le proprie debolezze e i propri limiti, raccomandandoci di non nasconderli, ma di affidarli a lui, che fornirà la forza necessaria ad affrontare qualunque difficoltà.

Ma questo, solo a patto – ha precisato – che in ognuno di noi ci sia la certezza che come figli di Dio siamo dal lui amati in modo incondizionato. Ogni Eucarestia è occasione per rinnovare questa certezza, poiché in ogni Eucarestia si rinnova la presenza di Dio nella concretezza del pane e del vino.

Eucarestia e carità si incontrano

L’Eucarestia è anche la fonte alla quale attingere per imparare lo stile di Dio, al quale dobbiamo formarci: misericordia, vicinanza, compassione.  Dio – ha proseguito il Vescovo – si è avvicinato a noi fino a farsi cibo. Noi dobbiamo imparare ad amare con la stessa misura: «L’amore che Dio ci ha dato ritorna a lui attraverso il fratello e la sorella che abbiamo aiutato. All’ingresso di ogni chiesa dovrebbe essere scritto “Qui si ama Dio, da qui si esce per amare l’uomo”. Come si può dire di amare Dio che non si vede se non si riesce ad amare il fratello che si vede?».

Con la citazione dal Vangelo di Giovanni il Vescovo ha voluto ricordarci il valore formativo che per ogni cristiano dovrebbe avere ogni singola Messa alla quale si partecipa e che dovrebbe ogni volta trasformarci in operatori di pace e di carità, nella consapevolezza che c’è più soddisfazione nel dare che nel ricevere, poiché è nella donazione che ritroviamo il valore più profondo della nostra esistenza.

Il rischio della delega e lo scandalo

L’Eucarestia ci aiuta dunque ad imparare lo stile di Gesù, ci aiuta a fuggire la tentazione di cedere al desiderio di primeggiare sugli altri, di occupare posizioni e sentirsi migliori dell’altro, ci aiuta a comprendere che nelle comunità parrocchiali non si deve mai delegare, soprattutto nella carità, ma bisogna invece essere uniti, poiché tutta la comunità è carità e non solo i referenti designati.

Ci aiuta a comprendere lo scandalo di un Dio che si fa “verme”, che assume le nostre debolezze, che non usa mai la violenza, che ci spiazza con le sue scelte anticonvenzionali. «Gesù salva, ma lo fa nella debolezza, non usa la forza, poiché l’amore non violenta mai gli altri»

La preghiera di Mons. Battaglia

L’incontro si è concluso con la recita della preghiera (che vi proponiamo) scritta da Mons. Battaglia, Arcivescovo di Napoli, in questi difficili giorni per i cittadini ucraini a causa della guerra, – preghiera  ripresa anche dal Sommo Pontefice –  nella quale si chiede scusa al Signore per le atrocità commesse dall’uomo e lo si esorta a fermare i conflitti fratricidi.


Scatti dell’incontro

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