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Festa della Natività della Beata Vergine Maria presso il santuario dello Schiappone

Parrocchia Natività di Maria SS.

Nella vigilia della festa della Natività della Beata Vergine Maria il Vescovo Gennaro ha presieduto la celebrazione eucaristica presso la Parrocchia della Natività di Maria SS. situata allo Schiappone, nel cortile antistante la chiesa, in una atmosfera raccolta e di grande devozione.

Antiche tradizioni e devozioni

Nel discorso di benvenuto al nuovo Vescovo pronunciato all’inizio della celebrazione la comunità ha espresso tutta la propria gioia nell’accogliere padre Gennaro in una occasione attesa e cara a tanti fedeli: “Il culto così vivo e sentito alla mamma celeste è percepibile negli occhi dei tanti devoti che da secoli giungono in questo santuario per affidarsi alla Madonna non solo da tutta l’isola, ma anche da Procida, per celebrare, l’8 settembre la natività di Maria” – così abbiamo ascoltato nel discorso di accoglienza. Si tratta dunque di una antica devozione legata alla chiesa situata sulla collina dello Schiappone in Barano, nata come eremo alla fine del XVI sec. e divenuta di recente santuario giubilare. Una devozione intensa dalla quale sono scaturiti diversi miracoli.

Eucarestia che unisce

All’inizio dell’omelia il Vescovo Gennaro ha voluto sottolineare il senso dello stare insieme per la celebrazione eucaristica, occasione che può prendere spunto dalla tradizione, ma deve essere sempre intesa come fondamentale momento nel quale siamo profondamente uniti a Cristo e uniti tra noi come fratelli, unione che non è solo un modo di dire, ma realtà vera, la quale però va sempre rinnovata e rinforzata. Da ogni celebrazione – ha detto il Vescovo – dobbiamo uscire con sguardo rinnovato, consapevoli che siamo tutti figli dello stesso Padre e quindi siamo tutti fratelli, come ci ha ricordato Papa Francesco nella sua enciclica, rivolta ‘a tutte le creature’ non solo a noi cristiani. Deve dunque essere un impegno costante quello di realizzare l’unione tra fratelli, nonostante le difficoltà, le divisioni e le liti che tentano di far naufragare il progetto di Dio per l’uomo.

Toccare e sentirsi toccati da Gesù

Il brano del Vangelo della Liturgia della Parola (Lc 6,12-19), noto come ‘La scelta dei dodici’, ci presenta Gesù in una delle sue lunghe e intense giornate di predicazione. Egli, dopo una notte di preghiera, sceglie i dodici che lo avrebbero poi seguito fino alla fine. Intanto una folla lo seguiva per essere da lui guarito. Essi cercavano di avvicinarlo e toccarlo, perché ‘da lui usciva una forza che guariva’. Anche noi – ha spiegato il Vescovo – possiamo toccare Gesù, anche senza la fatica di chi ai suoi tempi lo seguiva, infatti lo possiamo fare sempre attraverso l’eucarestia. Ma ha poi proseguito: «Ma noi ci lasciamo veramente toccare da Gesù? Lasciamo che lui ci guarisca? Accogliamo con gioia questo dono? Gli permettiamo di rinnovare la nostra dignità di figli di Dio? Abbiamo una fonte di grazia che è l’eucarestia e invece spesso attingiamo acqua a cisterne screpolate».

La forza della preghiera

Continuando l’analisi del brano del Vangelo di Luca il Vescovo sottolinea un particolare importante: venuta la sera, Gesù si ritira su un monte dove passa ‘la notte intera pregando Dio’. Gesù non manca mai la preghiera quotidiana, gli evangelisti ci presentano sempre questo momento essenziale della sua giornata: Gesù prega sempre, ma soprattutto nei momenti che precedono decisioni importanti. Così farà anche la notte prima dell’arresto, nell’Orto degli ulivi, dove egli «prega per trovare la forza di bere il calice amaro fino in fondo» – ha detto il Vescovo – e ha proseguito: «Ma noi abbiamo la stessa abitudine? Sappiamo rivolgerci al Padre nostro con altrettanta fiducia? Chiediamo a lui la forza per il nostro agire?»

Maria, donna della speranza

Il Vescovo ha poi ricordato che la festa della natività di Maria, che si celebra l’8 settembre, ci ricorda la scelta operata da Dio, che ha preferito Maria tra tutte le donne che ci sono state e ci saranno sulla terra per portare a termine il suo progetto per noi. Maria è il «capolavoro di Dio’, senza peccato tutta bella, tutta santa, donna pienamente realizzata». Maria è donna dalla fede incrollabile, la sua fiducia in Dio non viene meno nemmeno nel momento più buio, sotto la croce, dove assiste alla morte dell’amato figlio. Ella continua a credere, mettendo in pratica ciò che Elisabetta anni prima aveva detto di lei incontrandola: ‘beata colei che ha creduto alle parole del Signore’. Così ha concluso il Vescovo: «Maria, madre del Figlio di Dio e madre nostra, donna che ha creduto, ottienici una fede salda, la cui fiamma sia sempre accesa, anche quando venti contrari tentano di spegnerla, aiutaci ad essere attenti ai bisogni dei fratelli, a non rimandare nel fare il bene»

L’olio della lampada votiva

Dopo la benedizione si è svolta la cerimonia della consegna dell’olio per la lampada votiva che perennemente arde presso l’altare maggiore del santuario, nella navata centrale, di fronte al quadro della Vergine. Una tradizione che prevede che l’olio sia offerto ogni anno da uno dei sindaci dell’isola a nome di tutte le amministrazioni comunali locali. Quest’anno è stato il turno del sindaco del comune di Casamicciola Terme, il quale ha portato l’anfora contenente l’olio al Vescovo, che lo ha benedetto. Il sindaco ha poi versato l’olio nella lampada posta davanti all’immagine della Madonna, mentre i fedeli, tra fuochi d’artificio, intonavano in dialetto un antico canto alla ‘nennella’, la Madonna bambina. Successivamente, in una atmosfera festante, il Vescovo, tra gli applausi, ha scoperto e poi benedetto la piccola statua della Madonna bambina, che per tutta la celebrazione era rimasta nascosta dietro l’altare, coperta da un lenzuolino. «Che questa fiamma arda come il fuoco della fede nei nostri cuori, custodendo con essa l’immagine del Padre».

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