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Frate 100 pezze vince in casa

Andrea è figlio di un poliziotto, ha 14 anni e trasuda di quella voglia di vivere, scoprire, sperimentare, tipica di quelli della sua età. Andrea gioca a calcio ed è pure bravo, mette tecnica e passione in un’unica soluzione, condisce il tutto con un sorriso scanzonato e mangia la vita a morsi.

Cresce in un ambiente dove il culto di San Michele, che, tra le altre,è anche il protettore della Polizia di Stato, è molto sentito. Il padre presenzia alle celebrazioni in alta uniforme e non c’è manifestazione dove non sfoggi con orgoglio la divisa del mestiere che lui stesso definisce “il più bello del mondo”, l’eterna lotta tra il bene ed il male, tra il giusto e l’ingiusto, tra oppressi e oppressori.

Purtroppo per il nostro San Michele, Arcangelo guerriero, Andrea vive sull’isola d’Ischia, quella che la sua famiglia definisce l’isola più bella del mondo ed il santo patrono è San Giovan Giuseppe della Croce, altrimenti detto “frate 100 pezze!” a causa del saio logoro e rattoppato che il monaco si ostinava a non cambiare.

Purtroppo per il nostro Arcangelo un poliziotto che vive e lavora a Ischia ed è Ischitano di nascita, non può che essere devoto al frate che ha camminato sulle stesse stradine di oggi, nei viottoli di Ischia ponte e lungo il pontile aragonese, lo stesso dove Andrea e la sua famiglia vanno a fare il bagno quando le esigenze lavorative del papà, lo consentono.

Ora accade che Andrea, di ritorno da una partita di calcio viene investito e cade rovinosamente al suolo. Si fa molto male, proprio tanto. Chi lo soccorre nell’immediato, in attesa dell’ambulanza, trema per la sua vita. In questi stessi giorni hanno luogo i festeggiamenti in onore del Santo patrono, frate 100 pezze, per coincidenza.

La diagnosi è perniciosa ma il padre che lo raggiunge in ambulanza prega, con il fervore di chi non sa pregare e la disperazione di chi ha urgenza di doverlo fare, il suo santo protettore.

Non è facile far pregare un poliziotto, con le sue sovrastrutture, i suoi condizionamenti, il suo dover a tutti i costi essere quello forte e tutto d’un pezzo, quello che aiuta ma non è mai aiutato, quello a cui tutti chiedono ma che non chiede mai. Non è facile che si prostri ai piedi di un santo e in maniera anche molesta lo implori di salvare quel figlio. E non deve essere stato facile continuare a pregare malgrado vedesse quel figlio quasi esanime in quell’ambulanza che faceva la sua corsa a sirene disperate verso l’ospedale.

Dopo le dimissioni di Andrea sentiamo il papà, al quale abbiamo finalmente potuto fare gli auguri di buon compleanno, un compleanno che cadeva il giorno dopo l’incidente di Andrea ma che chiaramente non aveva avuto in animo di festeggiare. “Ora si ragiona” dirà quando il figlio torna a casa, “ora si respira”. E si lascia andare alla confidenza della devozione per il frate, che già nel passato gli ha dato prova di protezione e benedizione in almeno altre due circostanze.

La prima, relativa ad un’amica molto cara per la quale un carcinoma, classificato come tra i più letali, prevedeva una fine infausta. In quella circostanza di qualche anno fa, il poliziotto partecipò alla messa dei festeggiamenti in onore del santo (era settembre anche all’epoca) chiese ed ottenne la grazia che nessuno sperava. Nessuno tranne lui, che di fronte alla statua fu improvvisamente pervaso da un senso di serenità innaturale per la circostanza che stava attraversando.

Rientrato a casa sognò il monaco che lo aspettava fuori alla chiesa col suo saio malandato e che gli disse di non stare in ansia poiché la sua amica sarebbe stata bene e avrebbe ripreso a lavorare. Il poliziotto si confidò con un prete che gli raccomandò di continuare ad avere fede e a credere nel Santo.

La sua amica era data per spacciata e oggi è ancora tra noi.

La seconda circostanza, che con non poca resistenza il nostro amico ci racconta, è relativa a sua sorella, in dolce attesa. Dai controlli prenatali qualcuno diagnosticò una grave deformazione del feto ed era assolutamente consigliata l’interruzione terapeutica di gravidanza: il feto era di pochi mesi. Il poliziotto racconta di aver sognato il monaco la notte prima della data prevista per l’interruzione di gravidanza. Questi gli disse che sarebbe nata una bambina forte e sana e che l’avrebbero chiamata Mariagrazia.

Il nostro messaggero dopo averlo raccontato alla sorella ed al cognato, ingenerò il dubbio che potesse essere vero. Oggi Mariagrazia è una bimba forte e sana a dispetto delle previsioni prenatali.Con Andrea, figlio del poliziotto, il nostro Santo patrono ha proprio voluto stravincere, sebbene giocasse in casa. Il polmone del ragazzo è stato perforato, una vertebra si è fratturata e al volto porta 50 punti di sutura. Il rischio di perdere la vita è stato altissimo ma la forza di non perdere la speranza è stata ancora più forte della paura che non ce la facesse.

Così il nostro Santo, in questi giorni che lo vedono celebrato, ha vinto in casa con un ospite di assoluto rispetto, il patrono della Polizia di Stato, San Michele, al quale vanno gli onori di tutte le battaglie vinte contro il male, con la sua splendida armatura sfavillante ma di fronte al quale, un logoro saio pieno di toppe, potrebbe anche aver detto “férmati, l’ischitano è cosa mia”.

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