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Come i talebani finanziano la loro guerra

Alla fine, in Afghanistan, a vincere non sono state le grandi potenze mondiali, ma i talebani. In guerra, è importante conoscere le fonti economiche per rifornirsi armi, armamenti, mezzi e per finanziare le missioni. Secondo alcuni, la guerra in Afghanistan sarebbe costata agli USA quasi mille miliardi di dollari (30 al Regno Unito, 19 alla Germania e 8,7 all’Italia). Somme spaventose ma insufficienti per sconfiggere i talebani.

Dove hanno trovato loro i soldi per finanziare questa guerra ventennale? L’Afghanistan è un paese povero: nella classifica del FMI in base al PIL pro capite, è 182esimo su 192, con 541 dollari l’anno a persona. Praticamente sotto la soglia di povertà estrema definita dalle Nazioni Unite.

Negli anni ’70, in Afghanistan, la produzione di papavero da oppio era limitata al consumo locale. Poi, nel 1979, la CIA lanciò un’operazione che prevedeva aiuti economici alle milizie mujahideen afghane per contrastare i sovietici. «Le forze NATO proteggevano più o meno i campi di papavero e la produzione di papavero, sotto le spoglie della contro-insurrezione. La logica era “non vogliamo togliere i mezzi di sostentamento della gente”.

Ma in realtà, quello che stavamo facendo a quel punto era proteggere la ricchezza dei nostri amici al potere in Afghanistan», disse nel 2009 Matthew Hoh, ex capitano dei Marines (che per questo presentò le dimissioni). Dato che rendeva fino a 50 dollari a libra, molto più di qualsiasi altra coltivazione locale, molti contadini cominciarono a coltivare oppio. I trafficanti di droga fiutarono l’affare e reclutarono mujahideen per difendere i campi.

Loro capirono che l’oppio poteva servire per finanziare le loro battaglie e, anno dopo anno, assunsero il controllo del settore. Già nel 2013, l’esportazione dei derivati dell’oppio fruttava tra 1,5 e 3 miliardi di dollari/anno. E gli Stati Uniti d’America lo sapevano bene.

Oggi, i talebani controllano buona parte delle aree del paese destinate alla coltivazione di papavero. Secondo un recente rapporto dell’UNODC, la produzione di oppio “rappresenta la fonte di reddito più significativa per i talebani”. Nel 2020, in Afghanistan, l’area destinata alla produzione di oppio è passata da 163mila a 224mila ettari. I talebani controllano anche molti valichi internazionali: oltre a Zaranj, Spin Baldak (verso il Pakistan), Islam Qala (punto di passaggio verso l’Iran) e Kunduz (verso il nord del Tagikistan).

Blande le misure del governo centrale finanziato dalle NU: i rari tentativi di convertire le coltivazioni in prodotti agricoli alimentari sono falliti miseramente.

I talebani “guidano il mercato globale dell’eroina, oltre ad alimentare il crescente problema della droga all’interno dell’Afghanistan e dei paesi vicini”, ha detto Jonathan Goodhand, professore alla SOAS University di Londra. Sono circa 6.300 le tonnellate di oppio prodotte ogni anno.

L’85% dell’oppio mondiale e il 77% dell’eroina provengono dall’Afghanistan. É questo che permette loro di finanziare la “loro” guerra. É questo che ha permesso loro di battere le maggiori potenze mondiali: produrre oppio, morfina ed eroina che hanno invaso tutto il mondo. Anche gli USA. Nonostante le immani risorse finanziarie, in Afghanistan, gli USA (e i loro alleati) hanno perso la guerra. Non quella contro i talebani. Quella contro la droga.

di Alessandro Mauceri – InTerris

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