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Una martire che vede con gli occhi del Signore

Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Lagnese del 17 maggio per i festeggiamenti di S. Restituta V. M., presso la Basilica di Lacco Ameno

Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: “La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello”.

Ap. 7, 9-10

Un’atmosfera di raccoglimento e partecipazione ha coinvolto la popolazione lacchese nei festeggiamenti per la martire cartaginese, patrona dell’isola d’Ischia insieme a San Giovan Giuseppe della croce, sotto la guida del parroco Don Gioacchino Castaldi.

Diversi sacerdoti del territorio isolano, si sono alternati nel percorso che ha condotto i fedeli lungo il sentiero dell’ascolto della parola che ha posto la martire come esempio e testimonianza. Durante la Messa solenne del 17 maggio, culmine dei festeggiamenti, il vescovo Pietro, nostro attuale Amministratore Apostolico, ha preso spunto dal brano dell’Apocalisse di Giovanni, proposto dalla Liturgia della Parola per proporre una riflessione che parte proprio dalla “visione” di Giovanni.

Ma quale è la visione di Giovanni? e quale è la visione dell’uomo qualunque? e cosa ha visto Restituta? Certo la quotidianità  affligge i nostri pensieri,  siamo presi dalle cose di tutti i giorni, corriamo per strade spesso vuote, interessati solo al nostro particolare non vediamo più in là del nostro naso. Noi uomini, tutti, per il nostro essere finito e mortale, siamo spinti da interessi egoistici e particolari, la vita quotidiano ci intrappola in un vortice caotico e senza sosta: ma l’uomo non è, per fortuna, solo questo, deve solo imparare a vedere, imparare a vedere con gli occhi del Signore!  

Questo è quello che può insegnarci Santa Restituta, continua Lagnese, precisando come l’amata martire abbia visto cose grandi che l’hanno spinta fino alla morte; Santa Restituta ha compreso l’amore di Dio, quel tipo di amore che ti porta oltre te stesso, che non ti fa temere di essere odiato da tutti, non ti fa aver paura di essere solo né di morire perché ti salda su qualcosa di più importante di te, e questo qualcosa è appunto l’amore che Signore prova per noi.

Da qui può derivare una vera e propria trasformazione, il presente viene trasfigurato alla luce del divino, attraverso una comunione continua con Dio, che ha l’Eucarestia come forza. Santa Restituta ha vissuto bene il suo tempo, non si è lasciata assoggettare dai poteri della terra, è stata testimone indiscussa della salvezza che proviene dal Cristo.

Noi siamo invece persone litigiose, non riusciamo a mettere da parte il nostro orgoglio appigliandoci su cose futili, così facendo rischiamo di farci portare via la meta finale. Bisogna essere umili e capaci di saper mettere il nostro punto di vista da parte per a visione comune, il Bene comune, ciò significa far propri i bisogni degli altri: l’altro da me, anche se lontano (Padre Pietro volge il suo sguardo ai politici, alle esigenze dell’isola che vuole ripartire) deve diventare il mio prossimo.

Diciamo il nostro grazie al Signore anche nei momenti difficili, anche quando siamo soli, perché Restituta non era sola, ma in compagnia dell’amore di Dio. San Giovanni Paolo II, nel far visita alla nostra isola ci invitava ad essere terreno di ascolto, accoglienza e amore e Lagnese ci invita ad essere all’altezza di questa esortazione.

di Palma Impagliazzo

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