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Ogni volta che amiamo, Cristo ha vinto la morte

Quando domani si parlerà di questo tempo che abbiamo vissuto e ancora stiamo vivendo, quando si proverà a raccontare, a quelli che verranno dopo, i fatti di questo anno, forse accadrà come quando i nostri padri ci parlavano del tempo della guerra.
Poi ci fu la guerra…ci veniva detto; oppure: prima della guerra…, invece, dopo…: così abbiamo ascoltato tante volte o noi stessi abbiamo detto. La guerra, ogni guerra, breve o lunga che sia, genera sempre, per chi la vive, uno spartiacque, una frattura, le cui conseguenze segnano anche gli anni che vengono dopo. E così mi sembra che sia pure questo tempo: un crinale della storia. Sì, questo tempo di pandemia sarà letto così, come uno spartiacque nella storia di questo secolo. E come dalla guerra, anzi dalle due guerre del secolo passato, l’uomo uscì diverso, così sarà per l’uomo di questo tempo: dalla pandemia usciremo diversi.
Non sappiamo se migliori o peggiori, ma di certo diversi… Se migliori o peggiori dipenderà da noi, solo da noi. Lo ha detto, più volte in questi mesi, Papa Francesco. Che si è pure chiesto: “Da dove possiamo ripartire? …Questo è il problema: come fare per uscirne migliori e non peggiori? Cosa ci aspetta in futuro? È una nostra decisione. […] Se vogliamo uscirne migliori dovremo prendere una strada”.Ecco allora la domanda: qual è la strada? Da dove possiamo ripartire? Mi dico: dalla Pasqua! La Pasqua è l’occasione per ricominciare! A volte ci diciamo: a che serve impegnarsi per un mondo più giusto e solidale; lottare contro ogni forma di violenza e corruzione; lavorare perché le nostre città siano più pulite e accoglienti; adoperarsi per i valori della fraternità e della pace, se le cose mai cambieranno, se, alla fine, l’unica cosa certa sembra che sia la morte? E così, nel nostro cuore, offriamo alimento a pensieri di sfiducia e pessimismo, di fatalismo e di pigrizia. Certo, se Cristo non è risorto, il discorso ci può stare, e forse facciamo bene a non sperare.
Se il Crocifisso non è risorto, allora forse è meglio non amare, forse vale la pena di non rischiare, e non schierarsi, a costo di essere omertosi. Meglio sarà invece avere paura e, soprattutto,… non sognare. Sarà invece più opportuno farsi furbi. Forse sarà meglio farci i fatti nostri, più prudente rintanarci in casa e, se necessario, costruire muri, difendere confini occupando spazi.
Forse sarà pure conveniente, vista la Sua fine, non prendere troppo sul serio il Nazareno. Le sue Parole potrebbero risultare pericolose! Ma Cristo è risorto! Sì, è risorto! Colui che ha perso, ha vinto! Ha vinto proprio perché ha perso. Ha vinto perché ha amato! Perché chi ama vince sempre. Perciò a Pasqua – così ci ricordava nella Veglia dello scorso anno il Papa – “conquistiamo un diritto fondamentale, che non ci sarà tolto: il diritto alla speranza”. Pertanto “se pensiamo che le cose non cambieranno – scriveva sempre Francesco nell’Evangelii Gaudium -, ricordiamo che Gesù Cristo ha trionfato sul peccato e sulla morte ed è ricolmo di potenza”.  E aggiungeva: “La sua risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. È una forza senza uguali”.
Ogni volta, perciò, che noi amiamo, stiamo dichiarando che Cristo ha vinto la morte. Ogni volta che ci mettiamo dalla parte della vita e non della morte, della compassione e non dell’egoismo, della verità e non della menzogna, noi stiamo annunciando la Sua risurrezione.
Ogni volta che ci poniamo dalla parte dei vinti e non dei vincitori, dalla parte dei miti e non dei violenti, di chi vuol fare seriamente e non barare, di chi è disposto a sacrificarsi – anzi anche a perdere – e non si scansa, pronto a pagare di persona, noi stiamo annunciando che Cristo è veramente risorto! Sì, Cristo risorto è la sorgente profonda della nostra speranza!
Accogliere la Sua Parola e credere in Lui significa risorgere con Lui già qui, e significa sperimentare che “la risurrezione di Cristo – ci dice ancora il Papa – produce in ogni luogo germi di questo mondo nuovo; e anche se vengono tagliati, ritornano a spuntare, perché la risurrezione del Signore ha già penetrato la trama nascosta di questa storia, perché Gesù non è risuscitato invano.
Non rimaniamo al margine di questo cammino della speranza viva!”. Sì, se Cristo è risorto, possiamo sperare e sognare! E costruire un domani migliore.

Mons. Pietro Lagnese

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