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commento al vangelo

Commento al Vangelo, Lc 1,1-4.4,14-21

Non stiamo ovviamente parlando di fake news e Luca ci tiene tanto; e così, all’inizio del suo Vangelo, Luca ci tiene a fare una precisazione, cioè che lui si è sbattuto, che ci ha messo l’impegno di uno storico per scriverlo.

Luca non ha conosciuto Gesù, è di Antiochia in Turchia, è un pagano e probabilmente si è avvicinato alla fede grazie alla straordinaria predicazione di un altro turco, Saulo di Tarso il quale gli ha parlato di Gesù; probabilmente sarà stato proprio Paolo che, visto il successo straordinario che sta ottenendo nelle comunità il racconto di Marco, probabilmente anche questi nato dal suggerimento di Pietro, allora suggerisce a Luca: “Ma perché non facciamo anche noi una cosa del genere?”.

Così Luca prenderà il Vangelo di Marco e poi si informa, lo ridistribuisce, lo arricchisce di informazioni comuni a lui e a Matteo e anche di cose che sa soltanto lui.

È questo che abbiamo sentito nella prima parte del Vangelo di oggi che in realtà è una cucitura di due brani: Luca dice di aver verificato sul posto, di essersi informato, di avere testimoni; e perché ha fatto tutto questo? Perché Teofilo, il destinatario del Vangelo (che sembra più un nome collettivo, “amico di Dio”), dunque perché tu amico di Dio possa renderti conto della verità, della forza e di quanto è saldo ciò in cui credi. Cioè non siamo corsi dietro delle favole. Luca ci sta dicendo una cosa importante: Vuoi veramente cercare la fede? Indaga. Cerchi davvero Dio? Informati.

Investi in questa conoscenza, in questa fede, in questa storia dove anche tu ci sei dentro! Questa storia inizia proprio lì, a Nazareth, dove avevamo lasciato Gesù che cresceva in sapienza età e grazia, davanti a Dio e agli uomini.

Ora lo troviamo lì, dopo il battesimo, dopo aver capito chi fosse, e Luca dice che Gesù si recò come sua abitudine in sinagoga. Gesù, possiamo dire, va a messa tutte le domeniche, non snobba la sua piccolissima comunità, non si sente superiore (e lui potrebbe farlo). Gesù prende il rotolo della legge che di solito era un gesto che faceva l’inserviente e lo srotola; dopo aver letto il brano, egli chiude il rotolo e si siede come fanno i rabbini prima di parlare. A quel punto era consuetudine che qualcuno dicesse due parole, che il lettore facesse un breve commento al brano che era appena stato letto.

Ora Gesù avrebbe potuto fare come facevano tutti: essendo una piccolissima comunità, probabilmente non aveva il rabbino, quindi gli adulti che vi si ritrovavano e magari avendo sentito qualche commento di un rabbino, erano soliti dire a memoria due o tre concetti in sinagoga. Gesù invece no, quello che era appena stato proclamato dal profeta Isaia dice Gesù “oggi si realizza”; le parole che Isaia ha scritto sono tutte parole di speranza rivolte a un popolo che era in esilio e che è profondamente scoraggiato soprattutto nell’anima. Ebbene a questo popolo che molto ci assomiglia oggi (anzi noi lo siamo di più perché impoveriti nella fede, scoraggiati, arrabbiati), a questo popolo Isaia dice che Dio lo ha mandato; a sua volta Gesù ugualmente sta dicendo che Dio lo ha mandato per incoraggiare, per proclamare buone notizie, per liberare, per ridare vista.

Pensate che bello quello che possiamo fare in questa settimana: incoraggiare, proclamare buone notizie, liberare, ridare vista! In realtà quando mi alzo e guardo il telegiornale, devo essere onesto, molto spesso sento solo brutte notizie. Che bello l’idea che ci sia qualcuno che viene a dare buone notizie di un intervento di Dio. Queste non sono parole che si dicono ad un popolo tanti anni fa, ma sono parole che oggi Dio dice a ciascuno di noi, dice a me, dice a te: “Coraggio ti porto buone notizie, sarai libero, sarai pieno di gioia, potrai tornare a vedere”. Questo è bellissimo perché Gesù dice che oggi si è realizzata questa parola, nell’oggi di Nazareth ma anche nell’oggi di questa domenica; oggi si realizza la salvezza, oggi riceviamo una buona notizia attraverso Gesù.

E questa buona notizia è Gesù stesso, è offrire la forza del Vangelo di Dio che converte i cuori, che risana le ferite, che trasforma i rapporti umani e sociali secondo la logica dell’amore. Oggi siamo chiamati a dirlo agli altri nonostante la pandemia, la crisi economica, la pochezza di relazioni e di affetti, nonostante le dispute, nonostante tutto, oggi si realizza la salvezza per ciascuno di noi.

C’è solo una piccola condizione: occhi fissi e orecchie spalancate. Tutti gli occhi erano fissi su di lui e Gesù dice che le orecchie hanno ascoltato qualcosa che si compie. Il cristiano ha qualcuno di fronte da guardare, a cui ispirarsi; e quell’uomo è Gesù che vogliamo guardare e allo stesso tempo le nostre orecchie devono essere spalancate: un cristianesimo senza parola è inventato, è un cristianesimo che ci costruiamo con le nostre paure, con le nostre insicurezze, con quello di cui abbiamo bisogno ma non con quello che ci salva.

Avere orecchie spalancate significa ritornare ad ascoltare quella parola che ci fa ritrovare il senso di tutto, come accade nella prima lettura di oggi. Se proviamo a tenere insieme queste due cose allora anche per noi si è compiuta la profezia di Isaia, anche per noi è giunta la liberazione!

Ecco dai diciamolo un po’ in giro questo, perché mi sembra sia una cosa che la gente si sia dimenticata.

Buona domenica!

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