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Papa Francesco così continua la sua catechesi sulla preghiera “Si è più volte registrata, nella storia della Chiesa, la tentazione di praticare un cristianesimo intimistico, che non riconosce ai riti liturgici pubblici la loro importanza spirituale. Spesso questa tendenza rivendicava la presunta maggiore purezza di una religiosità che non dipendesse dalle cerimonie esteriori, ritenute un peso inutile o dannoso. Al centro delle critiche finiva non una particolare forma rituale, o un determinato modo di celebrare, ma la liturgia stessa, la forma liturgica di pregare.
In effetti, si possono trovare nella Chiesa certe forme di spiritualità che non hanno saputo integrare adeguatamente il momento liturgico. Molti fedeli, pur partecipando assiduamente ai riti, specialmente alla Messa domenicale, hanno attinto alimento per la loro fede e la loro vita spirituale piuttosto da altre fonti, di tipo devozionale.
Negli ultimi decenni, molto si è camminato. La Costituzione Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II rappresenta lo snodo di questo lungo tragitto. Essa ribadisce in maniera completa e organica l’importanza della divina liturgia per la vita dei cristiani, i quali trovano in essa quella mediazione oggettiva richiesta dal fatto che Gesù Cristo non è un’idea o un sentimento, ma una Persona vivente, e il suo Mistero un evento storico. La preghiera dei cristiani passa attraverso mediazioni concrete: la Sacra Scrittura, i Sacramenti, i riti liturgici, la comunità. Nella vita cristiana non si prescinde dalla sfera corporea e materiale, perché in Gesù Cristo essa è diventata via di salvezza. Potremmo dire che dobbiamo pregare anche con il corpo: il corpo entra nella preghiera”…
Nella nostra vita di preghiera la preminenza spetta alla liturgia: non è difficile comprendere questa posizione di privilegio in quanto la liturgia è la preghiera ufficiale della Chiesa consacrata del tempo, ma la difficoltà sta nel tradurla in convinzione nella pratica, perché nella preghiera liturgica facilmente si cade nel formalismo, cedendo alla stanchezza dell’abitudine. È per questo necessario fare della liturgia una preghiera personale e non solo declamazione di formule preparate da altri.
S. Francesco ardeva d’amore in tutte le intime fibre per il sacramento del Corpo del Signore, rimanendo pieno di stupore per sì amorosa degnazione e sì misericordiosa carità. Reputava trascuratezza non lieve non ascoltare quotidianamente la Messa anche unica, se ven’era la possibilità. Spesso si comunicava e con tale devozione da far devoti anche gli altri. Tributando ogni riverenza a quel venerabile sacramento, offriva il sacrificio di tutte le sue membra; e ricevendo l’Agnello immolato, immolava lo spirito in quel fuoco che sempre ardeva sull’altare del suo cuore. Scrivendo a tutti i fedeli ricordò che Gesù “ vuole che abbiamo a salvarci per suo merito ricevendolo con cuore puro e corpo casto, ma pochi sono che vogliano e salvarsi per mezzo suo, sebbene sia soave il suo giogo e il suo peso leggero “.San Francesco pregava ovunque, però sappiamo dalle biografie che prediligeva la solitudine quando, durante la preghiera, riceveva la visita del Signore. « Nell’orazione aveva imparato che la bramata presenza dello Spirito Santo si offre a quanti lo invocano con tanto maggior familiarità quanto più lontani li trova dal frastuono dei mondani. Per questo cercava luoghi solitari, si recava nella solitudine e nelle chiese abbandonate a pregare di notte ( ff 1179 ).
In grembo alla santa madre Chiesa sono state formate quaranta generazioni di cristiani , da essa sono usciti quei geni di santità e di eroismo che si impongono alla nostra ammirazione.
Pensiamo a San Francesco, occupa un tempo della storia lontana da noi otto secoli. Spazio di tempo enorme che ha inghiottito miliardi di uomini, ha annullato opere colossali, ha sepolto nell’oblio malsani ambizioni. Eppure, tra le rovine inevitabili degli anni, lui emerge vittorioso in virtù della sua fedeltà al vangelo e alla Chiesa.
Vangelo e Chiesa sono i punti di orientamento che presiedono allo svolgimento della sua attività , sono le calamite potenti che mantengono costantemente tese al bene la sua mente , il suo cuore, la sua volontà.

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