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Casamicciola risorgerà come un’araba fenice

Per ogni fine c’è sempre un nuovo inizio

Casamicciola risorgerà come un’araba fenice

Venerdì 26 marzo è stata riaperta al culto la Basilica di Santa Maria Maddalena Penitente a Casamicciola

La Basilica di Santa Maria Maddalena, in origine, venne costruita a Piazza Maio nel 1540, ma venne poi rasa al suolo a causa del terremoto che distrusse Casamicciola il 28 luglio 1883. Così, ben 125 anni fa, fu ricostruita dov’è attualmente ed è stato il primo edificio antisismico della storia: il suo progetto fu presentato alla Fiera Universale di Parigi, ed è stato interesse anche degli studi da parte della facoltà di architettura e di ingegneria di Napoli.

La struttura nel complesso ha resistito egregiamente al sisma del 21 agosto 2017, i danni riportati hanno interessato le due navate laterali e il retro dell’edificio. Così dopo aver svolto i necessari lavori di messa in sicurezza del luogo, venerdì 26 marzo 2021 la Basilica ha potuto finalmente riaprire al culto e, dopo 4 anni dalla sua chiusura, vi è stata celebrata la prima messa. Tale evento ha suscitato inevitabilmente profonda gioia per tutta la comunità che è accorsa numerosa alla celebrazione, nel rispetto ovviamente delle normative anti-Covid.

L’evento che si è celebrato venerdì 26 in Basilica è stato un momento storico importantissimo, che ci rimanda ad un altro evento storico già accaduto e che in particolare ha interessato il venerabile Don Giuseppe Morgera, il quale, 9 anni dopo il terremoto del 1883 poté riaprire la sede parrocchiale, per poi lasciarla solo 2 anni dopo a causa della sua morte.

Ad oggi, tutti noi fedeli di Casamicciola, insieme al nostro giovane Parroco Don Gino Ballirano, abbiamo l’onore e il privilegio di poter rivivere lo stesso evento storico accaduto anni fa al venerabile Don Giuseppe Morgera, il quale ci protegge attraverso le sue preghiere dai flagelli del terremoto.

Il 26 marzo 2021 sarà ricordato come una data importante, in cui l’intera comunità di Casamicciola si è stretta al dolore di Santa Maria Maddalena, manifestando l’ardente desiderio di voler risorgere dalle proprie ceneri. La speranza che arde nel cuore del popolo è quella di rinascere, partendo proprio dalla comunità parrocchiale che è il fulcro, il motore della vita vera.

Alla celebrazione eucaristica erano presenti tutte le autorità civili e militari del territorio, il sindaco di Casamicciola Giovan Battista Castagna, il presidente del consiglio comunale Nunzia Piro, e tutta l’amministrazione comunale, compresi i consiglieri di maggioranza e di opposizione; inoltre vi era anche al sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale, il sindaco di Forio Francesco Del Deo, e il rappresentante del comune di Ischia.

È stato bello vedere e sentire la vicinanza di tutti alla nostra amata comunità.

Un caro saluto va al nostro amministratore apostolicomons. Pietro Lagnese che a causa di numerosi impegni non è potuto essere presente fisicamente in mezzo a noi, ma attraverso le sue preghiere ha accompagnato la nostra celebrazione, facendo arrivare il suo augurio alla nostra comunità.

Giunto il momento della meditazione sulla parola di Dio, il nostro parroco Don Gino, visibilmente emozionato e pieno di gioia di poter finalmente rivedere i volti di tutti i suoi fedeli, come prima cosa esprime il suo sentito ringraziamento al Signore Gesù per aver accolto le preghiere di tutto il suo popolo che desiderava ritornare a celebrare l’eucarestia nello storico edificio, visto dall’intera comunità come un punto di riferimento e di comunione con i fratelli.

Tutto ciò senza l’aiuto di Dio non sarebbe stato possibile, perché Dio vuole che la sua casa sia aperta per poter accogliere i propri fedeli, in quanto “se il Signore non costruisce la casa invano faticano i costruttori”, tuttavia Don Gino aggiunge “le nostre gioie saranno complete quando il popolo rientrerà nelle sue case, allora sì che potremmo godere di una gioia profonda e potremmo ringraziare, ancora un volta, il Signore”.

Poi prosegue invitando la comunità ad una riflessione e utilizza un brano tratto dal libro della Bibbia, in particolare dal primo libro delle Cronache, dove si racconta che il re Davide, una volta entrato nel suo palazzo di cedro, si rivolse al profeta Nathan e gli disse che il popolo ormai aveva un’abitazione ma il Signore non aveva ancora una sua casa. Dopo pochi giorni al profeta Nathan fu rivolta la parola di Dio in un sogno, il quale appunto diceva: “Tu non mi costruirai la casa per la mia dimora.

Difatti io non ho mai abitato in una casa da quando feci uscire Israele dall’Egitto fino ad oggi, ma passai da una tenda all’altra e da un padiglione all’altro” (1Cronache 17,4) Per cui il messaggio che Dio rivolge a tutti noi suoi fedeli è che non siamo noi uomini a costruire una cosa fatta di pietre a Lui, ma sarà Lui che costruirà una casa a noi.

Ed è questo il fulcro che dobbiamo cogliere, in quanto non dobbiamo dimenticare che Lui è l’eterno, è Colui che non si può contenere; Dio non ha una casa, perché la sua casa è stare dentro ad ogni uomo e ad ogni donna, soprattutto quando soffrono, lì il Signore pone la sua dimora, preferisce vive dentro ognuno di noi, nei nostri cuori. Ricordiamo che anche quando Gesù, disse “distruggerò questo tempio e lo ricostruirò in tre giorni” molti non compresero le sue parole, perché Gesù parlava del tempio del suo corpo.

È bene tener presente che la riapertura della Basilica, non è volta alla celebrazione materiale delle pietre, ma alla carne di Gesù Cristo, ed è lui il tempio che dobbiamo celebrare, noi siamo quelle pietre che edificano il tempio di Dio. Paolo nella prima lettera ai Corinzi dice “tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito”, le membra hanno cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme, così come se un membro è onorato tutte le membra gioiscono con lui”.

Casamicciola diventerà veramente risorta quando noi capiremo che per trasformare una società dovremo trasformare noi stessi, mettendo in pratica il comandamento di Gesù: “amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”. Così il nostro parroco conclude e, rivolgendosi a Maria, le dice: “noi oggi mettiamo il primo passo in questo tempio santo, sii tu la nostra guida affinché, in questo tempo di dolore e meditazione che precede la Pasqua, possiamo togliere dai nostri cuori tutto ciò che ci impedisce di amarci reciprocamente, e donaci un cuore nuovo così che, come Gesù risorto, possiamo anche noi risorgere con un’anima nuova”.

Terminata la celebrazione, prima della benedizione eucaristica, il nostro sindaco Giovan Battista Castagna ha voluto rivolgere un pensiero ai suoi cittadini, anche lui visibilmente emozionato; con il cuore colmo di gioia, in primo luogo apre con dei ringraziamenti, rivolti a tutti coloro che hanno dato un contributo affinché tutto ciò si realizzasse “questo luogo è parte integrante della nostra storia” dice, in quanto non è solo un luogo di culto ma è anche scuola della retta fede contenuta nella Bibbia, garantita dal magistero autentico e vero della Chiesa, rappresentata dal Papa e dai vescovi uniti con lui.

Poi si rivolge ai giovani dicendo “il tempio parrocchiale, anche il più spazioso e il più artistico, non è la chiesa, in quanto la chiesa vera è il corpo mistico di Cristo, è l’edificio spirituale di cui è pietra angolare Gesù Cristo e noi siamo pietra vivente costruita su di lui” questo è ciò a cui egli aspira quando dice di voler formare un popolo nuovo, inoltre questo era anche il pensiero del nostro venerabile Don Giuseppe Morgera, quando spiegava di voler formare un popolo nuovo basato sulla retta fede, quella fede che partendo da dopo il terremoto del 1883 doveva crescere sempre più e si doveva consolidare.

Anche a noi tutti il terremoto del 21 agosto ha trasmesso un chiaro messaggio e certo abbiamo vissuto giorni di dolore e di smarrimento in cui non ci si rendeva nemmeno conto della situazione che stavamo vivendo, nei giorni successivi a quella tragedia.

“Vi posso assicurare che per me e tutta l’amministrazione il terremoto è stato un duro colpo” esclama il sindaco, poi c’è stata la presa di coscienza, aggiunge, “sono fenomeni che si verificano nella storia, se Dio ha permesso tutto ciò ci sarà un motivo, c’è sempre un insegnamento da trarre da quanto accade”. Allora mi chiedo qual è l’insegnamento da trarre da quanto accaduto? Siamo noi stessi che rispondiamo, gente terremotata, e ci diciamo “stavamo tanto bene prima ma ce ne accorgiamo solo adesso”.

L’insegnamento che dovremmo trarre dall’esperienza vissuta è saper godere di ciò che si ha, anche se poco, in quanto il terremoto ci sta insegnando che possiamo fare a meno di tante cose e che si vive bene ugualmente, bisogna lasciar andare la cupidigia e soffermarsi sulla sobrietà e l’essenzialità.

Il terremoto ci sta insegnando quando era bella la nostra Casamicciola, molte volte bistrattata nei ragionamenti e quale significato rivestisse questo tempio, quanto era importante la chiesetta dell’Addolorata, quanto erano importanti e belle le nostre scuole, quanto era importante la sede comunale e quanto era importante la nostra casa.

Ma nasceva o meglio rinasceva giorno per giorno un sentimento che ha alimentato e sta alimentando la retta fede: la speranza. Si racconta che un califfo una volta giunto in punto di morte, rivolse al dio che adorava un’ultima preghiera “ti porto, o solo sovrano, l’unica cosa che non possiede la tua immensità: i difetti, i rimpianti, il male e l’ignoranza, ma poi aggiunse: la speranza”.

Speranza e non più lacrime! Il terremoto ha fatto scempio di vita e così vorrei ricordare, con sentito cordoglio, le esistenze spezzate di Lina e Marilena e di tutte quelle persone, nostri concittadini che sono morti dopo il terremoto per il dolore e lo strazio nel vedere una vita di sacrifici andata distrutta. Ricordiamo inoltre con affetto anche il nostro Don Vincenzo Avallone.

Tuttavia, il terremoto ha fatto anche scempio di memoria, ci ha insegnato la precarietà, ha messo a dura prova il tessuto economico, ancora di più oggi inasprito da una pandemia, ma oggi porta ancor di più una vitalità inaspettata nell’alimentare sempre la retta fede.

Siamo tornati qui per alimentare un desiderio di ricostruzione fatta non di mattoni, di cemento ma fatta di essenzialità, di sobrietà, di vicinanza che va più veloce di quella materiale, ma siamo tornati per dare un segno di speranza a voler diventare ancor di più un popolo nuovo, qui siamo nati e qui è la nostra vita, pregare qui con e tra di noi è un modo per trasmettere fiducia e speranza, ripartiamo da qui nel silenzio, nella preghiera e nel lavoro come ci ha indicato il nostro parroco Morgera, nella speranza di voler vivere nella retta fede.

Nel congedarsi, il nostro sindaco esprime la sua emozione nel vedere la Basilica essere di nuovo scuola della retta fede. Il dolore iniziale di smarrimento lascia spazio oggi ad una sensazione diversa, la sensazione delle ferite che viviamo impresse nelle mura della Basilica e che in parte il nostro buon Parroco Don Gino ha cercato di coprire con dei meravigliosi addobbi ci fanno capire quanto abbiamo sofferto e quanto è importante non dimenticare della grande opportunità che ancora una volta ci è stata data. Una sosta in questo luogo, aggiunge, farà sicuramente bene all’anima. “Sono felice che questo luogo possa accogliere nuovamente la vita liturgica della comunità parrocchiale di Casamicciola e della sua gente, e rivolgo un sentito ringraziamento a tutti coloro che con impegno e passione hanno lavorato affinché questo risultato fosse raggiunto.”

Sono state le sue parole e infine per concludere aggiunge: “Oscar Wilde amava ricordare che è sacro il luogo del dolore. Allora mi piace pensare che le sofferenze patite da tutti quanti noi per la lontananza da questo luogo di culto lo abbiano reso ancora più sacro e a noi ancora più caro. Il richiamo di alcuni luoghi spesso serve a ritrovare a noi un pezzo della nostra anima.” Così conclude il suo discorso il nostro sindaco, colmo di emozione augurando a tutta la comunità una felice e santa Pasqua.

Gli applausi finali fanno da cornice per poter concludere questo momento gioioso ed estremamente significativo che abbiamo avuto la grazie di poter vivere insieme. Subito dopo la celebrazione i giardini antistanti la Basilica di Santa Maria Maddalena sono stati intitolati al venerabile Parroco Giuseppe Morgera.

Giunti al termine di questo breve articolo, vorrei cogliere l’occasione per ringraziare il parroco Don Gino Ballirano, per avermi affidato il privilegio di potervi raccontare un evento così importante per la nostra comunità che sarà sicuramente una pagina culturale e storica della nostra terra che non andrà dimenticata.

Giusy Polito

santamariamaddalena01

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