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Il pericolo dell’accidia

Un altro vizio trattato dal Papa durante la catechesi del mercoledì è quello insidioso dell’accidia: «Tra tutti i vizi capitali ce n’è uno che spesso passa sotto silenzio, forse a motivo del suo nome che a molti risulta poco comprensibile: sto parlando dell’accidia. Per questo, nel catalogo dei vizi, il termine accidia viene spesso sostituito da un altro di uso molto più comune: la pigrizia. In realtà, la pigrizia è più un effetto che una causa.

Quando una persona se ne sta inoperosa, indolente, apatica, noi diciamo che è pigra. Ma, come insegna la saggezza degli antichi padri del deserto, spesso la radice di questa pigrizia è l’accidia, che letteralmente dal greco significa “mancanza di cura”. Si tratta di una tentazione molto pericolosa, con cui non bisogna scherzare. Chi ne cade vittima è come fosse schiacciato da un desiderio di morte: prova disgusto per tutto; il rapporto con Dio gli diventa noioso; e anche gli atti più santi, quelli che in passato gli avevano scaldato il cuore, gli appaiono ora del tutto inutili. Una persona comincia a rimpiangere il tempo che scorre, e la gioventù che è irreparabilmente alle spalle.

Per chi è preso dall’accidia, la vita perde di significato, pregare risulta noioso, ogni battaglia appare priva di senso. Se anche in gioventù abbiamo nutrito passioni, adesso ci appaiono illogiche, sogni che non ci hanno reso felici. Così ci si lascia andare e la distrazione, il non pensare, appaiono come le uniche vie d’uscita: si vorrebbe essere storditi, avere la mente completamente vuota… È un po’ un morire in anticipo, ed è brutto. Davanti a questo vizio, che ci accorgiamo essere tanto pericoloso, i maestri di spiritualità prevedono diversi rimedi. Vorrei segnalare quello che mi sembra il più importante e che chiamerei la pazienza della fede». 

Dopo la canonizzazione di San Francesco d’Assisi da parte di Papa Gregorio IX i suoi frati e compagni così pregarono chiedendo la sua intercessione per compiere lo stesso cammino di perfezione: “«…  Tu ormai ti nutri col fiore di frumento, di cui eri affamato; ora ti disseti al torrente delle delizie, di cui prima eri assetato. Ma non crediamo che l’abbondanza della casa di Dio ti abbia così inebriato, da farti dimenticare i tuoi figli perché anche Colui che ti disseta si ricorda di noi. Attiraci dunque a te, o Padre santo, perché corriamo nella fragranza dei tuoi profumi: tu vedi quanto siamo tiepidi e accidiosi, languidi e pigri, quasi morti per la nostra negligenza! Il piccolo gregge ti segue già con passo incerto, e gli occhi deboli, abbagliati, non sopporta i raggi della tua perfezione. Rinnova i nostri giorni, come all’inizio, specchio e modello dei perfetti, e non permettere che siano dissimili nella vita quelli che ti sono conformi nella professione!»” (FF 817).

Nel libro delle Fonti Francescane “Sacrum commercium” (Santa alleanza tra Francesco e Madonna Povertà), ad un certo punto parla Madonna Povertà ai frati tentati dall’accidia, esortandoli a non rimandare a domani per vivere santamente: «In un primo momento ogni cosa vi sembrerà dolce e leggera da portare, ma passato qualche tempo, quando vi crederete sicuri, comincerete a trascurare i benefici ricevuti.

Vi illuderete di ritornare quando vogliate allo stato primitivo e ritrovare la consolazione dei primi tempi, ma la negligenza, una volta che ha messo radici, difficilmente può essere estirpata. Allora il vostro cuore si piegherà ad altre cose, e raramente reclamerà a gran voce che facciate ritorno alle prime. Così, volti al sonno e all’accidia dello spirito, accamperete effimere parole di scusa, dicendo: “Non possiamo essere forti come al principio: ora i tempi sono diversi”, ignorando quanto sta scritto, e cioè che quando un uomo sarà giunto alla fine, allora incomincia. Solo rimarrà nel vostro cuore una voce che continuerà a dire: “Domani, domani ritorneremo al nostro marito di prima, perché allora eravamo più felici di adesso”. Ecco, fratelli, vi ho predetto molte cose e ho da dirvene molte altre, che voi per il momento non siete in grado di portare. Ma verrà tempo in cui vi esporrò apertamente quanto or ora vi ho detto». Papa Francesco conclude: «E se qualcuno di noi cade in questo vizio o in una tentazione di accidia, cerchi di guardarsi dentro e di custodire la brace della fede: così si va avanti».

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