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Giornata della Vita consacrata

Festa della Presentazione del Signore

Il dono della Vita consacrata, via di speciale sequela di Cristo, costituisce – con la sua varietà di carismi e istituzioni – una grande ricchezza per la Chiesa. Da millenni tantissime donne e uomini si donano al Signore. Da Lui chiamati, vocati e consacrati, a Lui dedicati «con cuore indiviso»[1], anticipano in qualche misura, già qui, lo status proprio dei risorti.

Giustino, verso il 150 d.C., si esprimeva così: «Sono molti gli uomini e le donne, fatti discepoli di Cristo da bambini, che rimangono puri fino a sessanta, settanta anni. E mi vanto di essere in grado di citare esempi provenienti da tutte le classi sociali»[2].

Anche oggi un bimbo, il Figlio di Dio, Gesù, viene portato in perfetta ubbidienza dai suoi genitori felici, Maria e Giuseppe, alla “Festa dell’incontro”. Chiamata così nell’Oriente cristiano, e nota popolarmente con il nome “Candelora”, la Festa della presentazione di nostro Signore, Luce delle genti, celebra il mistero dell’incontro di Dio fattosi bambino, e offertosi per noi, con l’umanità intera.  

In questo giorno di lode e di ringraziamento al Signore – in cui, chiamati, gli andiamo incontro con gioia per esserne rischiarati e rinnovati – tutti insieme lo festeggiamo e festeggiamo la giornata della Vita consacrata per promuoverne la conoscenza e la stima, farne memoria, contemplarla, rinnovarla e anche per scoprirla, per scoprirci figli adottivi di un unico Padre che, nel suo mirabile disegno, ci ha scelti, pensati, benedetti in Cristo da sempre per trovarci al suo cospetto santi e immacolati nella carità (Ef 1, 3-5). Noi che gli apparteniamo e vorremmo vivere sempre in Lui, con Lui e per Lui. Noi che come Lui vorremmo servire Dio e i fratelli, in particolare gli ultimi in assoluta gratuità e senza sentirsi importanti, come dice papa Francesco, né migliori ma redenti, salvati.   

Papa Liberio diceva di quel bambino, di Gesù, a Marcellina sorella di sant’Ambrogio: “Il tuo diletto è Colui senza del quale nulla esiste nei cieli, nelle acque, o sulla terra”. Sospiriamo in fervore di spirito a queste parole che ci fanno intuire un po’ chi è Colui che ci ha amato più di Sé stesso, ci ama già profondamente, ci amerà ancora con la sua Misericordia e che ci chiama a una risposta radicale a Lui, Dio, perché la nostra vita sia piena, lieta, santa, bella.

Fondamento della vita consacrata – profezia di vita comune di persone diverse tra loro – è il battesimo. «Nel Battesimo moriamo al peccato e siamo così consacrati (destinati) a quel modo di morire che è morire nel Signore e a questo giungeremo se cammineremo in una vita nuova. Il Battesimo ci fa morire al peccato e risuscitare a una vita nuova»[3].  «E’ ciò che rileva san Paolo nella Lettera ai Galati: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). È stata cambiata così la mia identità essenziale, tramite il battesimo, e io continuo a esistere soltanto in questo cambiamento. Il mio proprio io mi viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c’è di nuovo, ma trasformato, purificato, “aperto” mediante l’inserimento nell’altro, nel quale acquista il suo nuovo spazio di esistenza. Diventiamo così “uno in Cristo” (Gal 3, 28), un unico soggetto nuovo, e il nostro io viene liberato dal suo isolamento. “Io ma non più io”: è questa la formula dell’esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione dentro al tempo, la formula della “novità” cristiana chiamata a trasformare il mondo». [4]

Ottenuta col Sangue di Cristo crocifisso, la Chiesa-sposa si aggrega, di fatto, specialmente attorno all’annuncio della resurrezione, un annuncio felice, liberante, inaspettato: ci sorprende sempre il nostro Sposo, Carità infinita ricevuta la quale diventa “l’unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato (Beato Isacco)”. Per essere “otri nuovi”, per svegliare perché svegli, dall’aurora, ed essere fecondi.

Speriamo e desideriamo per la Chiesa di Ischia una nuova primavera di vocazioni alla Vita consacrata, perché quanto “…più grande è la fioritura della verginità tanto maggiore è la letizia della madre (san Cipriano)”. Lo chiediamo a Dio Padre nel Nome di Gesù nell’unità dello Spirito Santo e per intercessione di Maria SS.

di Angela Di Scala


[1] In VITA CONSECRATA
[2] In ECCLESIAE SPONSAE IMAGO.
[3] CANDIDO POZO, Teologia dell’aldilà.
[4] BENEDETTO XVI, Discorso…, Verona, 19.10.2006,  in G. TANZELLA-NITTI, Lezioni di Teologia fondamentale.

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