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Cambiare la maschera per il volto

Commento al Vangelo Mt 23,1-12

Carissimi amici, Che cosa significa essere cristiano? Andare a Messa, battezzare i propri figli, fare la comunione a Pasqua, rispettare i comandamenti? Nel Vangelo di oggi, Cristo svela la falsità della religiosità dei farisei servendosi dell’esempio dei sacerdoti dell’Antico Testamento: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo; ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno”. 

Leggendo il brano del vangelo di questa domenica, sembra che Gesù si rivolga soltanto a chi si occupa di cose religiose, di cose della chiesa. Ma chi è questa Chiesa, se non noi che ci diciamo cristiani e quindi missionari della sua Parola? Gesù si rivolge a tutti, non fa distinzione tra laico e religioso, e ci invita a cambiare strada rispetto al nostro sentimento egocentrico ed egoistico di sentirci sempre “il centro dell’universo”.

Ci sono altri popoli, altre culture, altre realtà, altri mondi anche fuori dal portone di casa nostra, con cui crescere nel nostro cammino di fede. Un gesto semplice come quello della solidarietà si è trasformato in momento di esaltazione di noi stessi, del nostro essere superiori a quel povero che, invece dei nostri beni materiali e del nostro pietismo, magari ha bisogno del nostro tempo, del nostro sorriso, della nostra mano, della nostra attenzione, del nostro ascolto, del nostro essere fratelli e sorelle e farci poveri con lui. È pur vero però che il Signore fa riferimento anche agli “uomini di chiesa”.

Egli si riferisce a quegli uomini che si servono della religione per la grandezza personale e non servono la religione per gli scopi prefissati da essa. E per questo essi si nascondono, vivono con le maschere del perbenismo, del plauso e del successo, ma spesso all’interno di essi fanno esperienza della loro pochezza, della loro limitatezza e della loro ipocrisia. Spesso accade a “quelli di dentro”, a coloro che vivono la fede, anche quotidianamente, di non riuscire ad essere autentici uomini di fede se non nel perimetro dell’edificio sacro. Il Signore ci invita a fare un cambiamento: bisogna cambiare la maschera per il volto. Bisogna essere veri, coerenti e servire la fede. Viene da pensare ai genitori e agli educatori: non basta parlare o insegnare, bisogna dare il buon esempio.

Quello che dovrebbe essere il comportamento del vero cristiano appare nell’insegnamento di san Paolo ai Tessalonicesi. Chiamato da Cristo sulla via di Damasco, san Paolo scoprì, per un’improvvisa folgorazione, tutto il mistero di Cristo e capì che l’essere cristiano consiste nello spirito di apostolato. Egli stesso, pieno dello Spirito di Cristo risorto, lo trasmise agli altri. Essere cristiani vuol dire questo: non tanto rispettare ciecamente delle formule o dei precetti; quelle vanno amate e riempite di senso nella misura in cui riusciamo a donare Cristo agli altri, mediante una vita cristiana onesta, perché, grazie all’apostolato della preghiera, della sofferenza e delle opere, il cristiano possa divenire una forza vivente del Vangelo di Cristo. Questo è l’insegnamento di Gesù ed è così che deve vivere chi vuole essere cristiano. 

Quando egli dice “Il più grande tra voi sarà il vostro servo” Gesù ci spiega ciò che rimane veramente di noi tutti: quello che è autentico e che rimane nel cuore di tutti sarà proprio l’essersi messi a disposizione, aver offerto la vita non per dominare o costringere o legare a noi, ma liberare! È soprattutto così che Gesù consumerà il servizio più grande sulla croce. Lui deve ispirare la nostra vita; è lui che da forza, ragione e speranza; è lui che ispira il bene comune e non la rissa per accaparrarsi un privilegio; è lui che ispira al prete dolcezza e la mitezza che non fa sconti, ma che non scoraggia, che non giudica, ma si fa discepolo di lui con tutti.

Uno solo è il padre vostro, noi siamo tutti a sua disposizione e siamo tutti fratelli non dimentichiamolo! Allora giù la maschera! Buona domenica!

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