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Durante l’Angelus di domenica scorsa Papa Francesco ci parla del più grande dei comandamenti: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente [… e] il tuo prossimo come te stesso». Amore di Dio e del prossimo, inseparabili l’uno dall’altro. Fermiamoci un po’ a riflettere su questo. Il primo: il fatto che l’amore per il Signore viene prima ci ricorda che Dio sempre ci precede, ci anticipa con la sua tenerezza infinita, con la sua vicinanza, con la sua misericordia, perché Lui sempre è vicino, tenero e misericordioso.

Un bambino impara ad amare sulle ginocchia della mamma e del papà, e noi lo facciamo tra le braccia di Dio. Dice il Salmo: «Come un bimbo svezzato in braccio a sua madre» (131,2), così noi dobbiamo sentirci tra le braccia di Dio. E lì assorbiamo l’affetto del Signore, lì incontriamo l’amore che ci spinge a donarci con generosità. Lo ricorda San Paolo, quando dice che la carità di Cristo ha in sé una forza che spinge ad amare. E tutto parte da Lui. Tu non puoi amare sul serio gli altri se non hai questa radice che è l’amore di Dio, l’amore di Gesù. E ora il secondo aspetto che traspare dal comandamento dell’amore.

Esso lega l’amore per Dio a quello per il prossimo: significa che, amando i fratelli, noi riflettiamo, come specchi, l’amore del Padre. Riflettere l’amore di Dio, ecco il punto; amare Lui, che non vediamo, attraverso il fratello che vediamo».Nella parafrasi del “Padre Nostro” il santo d’Assisi alla voce “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra” dà una spiegazione molto profonda sul significato dell’amore vicendevole: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell’anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno(FF 270)”.

Sappiamo che il Poverello si lamentava spesso che «l’Amore non è amato», per questo non perdeva tempo e occasione per offrire al Signore tutta la sua vita a dimostrazione del suo amore profondo. “Chi potrebbe descrivere degnamente il fervore di carità, che infiammava Francesco, amico dello sposo? Poiché egli, come un carbone ardente, pareva tutto divorato dalla fiamma dell’amor divino. Al sentir nominare l’amor del Signore, subito si sentiva stimolato, colpito, infiammato: quel nome era per lui come un plettro, che gli faceva vibrare l’intimo del cuore. “Offrire, in compenso dell’elemosina, il prezioso patrimonio dell’amor di Dio – così egli affermava – è nobile prodigalità; e stoltissimi sono coloro che lo stimano meno del denaro, poiché soltanto il prezzo inapprezzabile dell’amor divino è capace di comprare il regno dei cieli. E molto si deve amare l’amore di Colui che molto ci ha amato”.

Per trarre da ogni cosa incitamento ad amare Dio, esultava per tutte quante le opere delle mani del Signore e, da quello spettacolo di gioia, risaliva alla Causa e Ragione che tutto fa vivere. Contemplava, nelle cose belle, il Bellissimo e, seguendo le orme impresse nelle creature, inseguiva dovunque il Diletto. Di tutte le cose si faceva una scala per salire ad afferrare Colui che è tutto desiderabile. Con il fervore di una devozione inaudita, in ciascuna delle creature, come in un ruscello, delibava quella Bontà fontale, e le esortava dolcemente, al modo di Davide profeta, alla lode di Dio, perché avvertiva come unconcento celeste nella consonanza delle varie doti e attitudini che Dio ha loro conferito(FF 1161)”.

Papa Francesco conclude: «Allora, cari fratelli e sorelle, pensando all’amore di Dio che sempre ci precede, possiamo chiederci: io sono grato al Signore, che mi ama per primo? Sento l’amore di Dio e sono grato a Lui? E cerco di riflettere il suo amore? Mi impegno ad amare i fratelli, a fare questo secondo passo?La Vergine Maria ci aiuti a vivere nel quotidiano il grande comandamento dell’amore: amare e lasciarci amare da Dio e amare i fratelli».

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