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La ricompensa del profeta

Durante l’Angelus di domenica scorsa Papa Francesco ha parlato della figura del profeta e del dono della profezia che ricevono tutti i cristiani col sacramento del Battesimo: «Nel Vangelo odierno Gesù dice: “Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta” (Mt 10,41). Tre volte la parola ‘profeta’; ma chi è il profeta? C’è chi lo immagina come una sorta di mago che predice il futuro, ma questa è un’idea superstiziosa e il cristiano non crede alle superstizioni, come la magia, le carte, gli oroscopi o cose simili. Tra parentesi: tanti, tanti cristiani vanno a farsi leggere le mani: per favore! Altri dipingono il profeta solo come un personaggio del passato, esistito prima di Cristo per preannunciare la sua venuta. Eppure Gesù stesso oggi parla del bisogno di accogliere i profeti; dunque essi esistono ancora, ma chi sono? Chi è il profeta? Profeta, fratelli e sorelle, è ciascuno di noi: infatti, con il Battesimo tutti abbiamo ricevuto il dono e la missione della profezia (cfr Catechismo della Chiesa cattolica, 1268).

Profeta è colui che, in forza del Battesimo, aiuta gli altri a leggere il presente sotto l’azione dello Spirito Santo. Questo è molto importante: leggere il presente non come una cronaca, ma sotto l’azione dello Spirito Santo, che aiuta a comprendere i progetti di Dio e corrispondervi. … Il Signore nel Vangelo chiede pure di accogliere i profeti; dunque è importante accoglierci a vicenda come tali, come portatori di un messaggio di Dio, ciascuno secondo il suo stato e la sua vocazione, e farlo lì dove viviamo, cioè in famiglia, in parrocchia, nelle comunità religiose, negli altri ambiti della Chiesa e della società. Lo Spirito ha distribuito doni di profezia nel santo Popolo di Dio: ecco perché è bene ascoltare tutti».

Nella Leggenda Maggiore di san Bonaventura da Bagnoregio viene raccontato un episodio molto singolare a riguardo del dono della profezia: «In un’altra circostanza, (san Francesco d’Assisi) ritornato dai paesi d’oltremare, si stava recando a Celano, per predicare e fu invitato a pranzo, con umile e devota insistenza, da un cavaliere. Egli, dunque, andò alla casa del cavaliere, accolto con grande gioia da tutta la famiglia, lieta per la venuta di quegli ospiti poverelli. Prima di prendere cibo, l’uomo a Dio devoto, secondo la sua abitudine, offrì a Dio le preghiere di lode, stando con gli occhi rivolti al cielo. Finita la preghiera, chiamò familiarmente in disparte il buon ospite e così gli disse: “Ecco, fratello ospite: vinto dalle tue preghiere, io son venuto a mangiare nella tua casa. Ora affrettati a seguire i miei ammonimenti, perché tu non mangerai qui, ma altrove. Confessa subito i tuoi peccati, con vera contrizione e pentimento: non nascondere nulla dentro di te; rivela tutto con una confessione sincera. Tu hai accolto con tanta devozione i suoi poveri e oggi il Signore te ne darà il contraccambio”. Acconsentì subito, quell’uomo, alle parole del Santo e manifestò al compagno di lui in confessione tutti quanti i peccati; mise ordine alle sue cose e si preparò meglio che poté ad accogliere la morte. Entrarono, infine, nella sala da pranzo e, mentre gli altri incominciavano a mangiare, l’ospite improvvisamente esalò l’anima, colpito da morte repentina, secondo la parola dell’uomo di Dio. E così, come dice la Verità, colui che aveva accolto il profeta con misericordiosa ospitalità, meritò di ricevere la mercede del profeta. Difatti, per la profezia del Santo, quel cavaliere devoto provvide a se stesso e, premunito con le armi della penitenza contro la morte improvvisa, sfuggì alla dannazione eterna e fu accolto negli eterni tabernacoli» (FF 1191).

Papa Francesco conclude: «Chiediamoci allora infine: io so accogliere i fratelli e le sorelle come doni profetici? Credo che ho bisogno di loro? Li ascolto con rispetto, con il desiderio di imparare? Perché ciascuno di noi ha bisogno di imparare dagli altri, ciascuno di noi ha bisogno di imparare dagli altri. Maria, Regina dei Profeti, ci aiuti a vedere e accogliere il bene che lo Spirito ha seminato negli altri».

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