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gesù guida con la luce

Commento al Vangelo Mt 17,1-9

Il corno della quaresima è stato suonato; è già più di una settimana che stiamo camminando in questa nuova grande opportunità. Il suono della quaresima ci invita a muoverci, a non stare fermi, a svegliarci, a non fare la vittima, a smetterla di piangersi addosso. È questa la voce che sente Abramo, ormai vecchio, un uomo che non si sente più buono a nulla, prossimo alla pensione: “Lek lekà!”. Abramo nella prima lettura non è più giovane, è senza entusiasmo, è segnato da una vita ormai senza benedizione, senza figli, ha perso suo fratello, è una persona fragile, piena di contraddizioni e anche lui cerca le scorciatoie come Adamo ed Eva. La voce di Dio lo raggiunge e gli dice “Lek lekà”, esci dalla tua terra traduciamo in italiano. Quel verbo si può tradurre con l’espressione “entra in te stesso”, comincia un viaggio dentro di te, guardati dentro e scopriti bello perché ripieno della bellezza di Dio.

In fondo è questa la finalità della Quaresima: datti uno spazio, permetti alla tua anima di raggiungerti e non alle mille cose da fare, permetti al deserto di azzerare con il suo silenzio le grandi paure e incertezze della tua vita! Se abbiamo il coraggio di non prendere scorciatoie come i nostri amici Adamo ed Eva, il Signore ci donerà la gioia di fare anche esperienza fugace, “raptim” dice Sant’Agostino come quella dei discepoli sul Tabor e di vedere la bellezza del Signore. Il testo del vangelo comincia con questa espressione: “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte in disparte”. Abitiamo in questa domenica il secondo luogo della Quaresima e la seconda disposizione interiore: “il monte” e “in disparte”.

Gesù ti prende con sé: è Dio che ti vuole con sé, ti ha sempre voluto con sé, ci mette in disparte come se ci dicesse: ti faccio vedere una cosa! Questa cosa è la sua bellezza, la sua magnificenza, è tutto quello che noi non ci immaginiamo. Dio ti prende in disparte dentro di te per farti vedere la sua bellezza, quella stessa che risiede dentro di te fatto a sua immagine. Matteo usa il verbo trasfigurarsi. Con questo verbo non ci dice soltanto che cambiò di aspetto, una metamorfosi, ma trasfigurare è il verbo della salvezza. Matteo descrive quello che accadrà a me e a te. Attenzione: trasfigurarsi non è Gesù che, come superman, improvvisamente cambia di aspetto, Gesù rimane quello di sempre con buona pace di molti pittori, ma è lo sguardo dei discepoli che cambia.

Gesù per un attimo cambia il loro sguardo, li fa vedere in profondità, fa vedere loro la bellezza che c’è dentro di lui e in ciascuno di noi. Per capirci bene dobbiamo prendere da esempio lo sguardo degli innamorati: chi è innamorato non si ferma alle fattezze fisiche ma scopre una bellezza che c’è nel profondo di quella persona, una bellezza che non si scorge nella superficialità degli occhi. Magari oggettivamente questa persona non è un gran che ma lo sguardo di chi è innamorato la cambia radicalmente. Ecco cosa accade a questi tre amici: il loro sguardo diventa profondo e pieno di amore e così si tolgono il peso che avevano davanti agli occhi e veramente si rendono conto di chi è Gesù. Tutto questo l’autore biblico lo descrive con uno stile detto “teofanico” cioè come una manifestazione di Dio. Gli ingredienti che troviamo per descrivere umanamente questo fenomeno sono presi dal mondo biblico (la nube, la luce, le vesti, il volto, la voce); pensate alla descrizione di Mosè che incontra Dio sul Sinai: Mosè è testimone della bellezza e per questo dovevano mettere un panno sul suo volto talmente diventato luminescente. Elia sarà rapito nella bellezza di Dio rappresentata dal carro infuocato segno della luminosità della Parola e di Dio.

Infatti, Matteo ci dice che sono proprio questi due a comparire nello sguardo degli apostoli, Mosè ed Elia, coloro che hanno fatto esperienza della bellezza. I nostri tre amici sono storditi e crollano a terra: la scrittura ci dice che non si può vedere Dio e restare in vita. Dio possiamo solo conoscerlo, vederlo in piccole dosi, in tracce che lui lascia sul cammino. Le uniche parole riportateci da Matteo di questi tre sono: “è bello per noi stare qui!”. Su questa parola dobbiamo interrogarci: è la bellezza a muovere la nostra fede? Siamo credenti per la bellezza o per altro? Attraverso il nostro comportamento, le nostre parole, attraverso la nostra vita riusciamo a trasmettere che credere è bellissimo? Riusciamo a far vedere che l’incontro con il Signore è la cosa più bella che mi sia capitata? In questa seconda domenica di Quaresima dobbiamo incominciare a salire, muoverci verso la bellezza di Dio. Andiamo incontro a questa bellezza. Cercala amico mio! Lì davanti a questa bellezza sentirai la voce del Padre, quella voce interiore che nel cuore dei discepoli ha pronunciato questa parola: è il figlio amato, io mi compiaccio in lui. Satana gli aveva messo il dubbio (se tu sei il Figlio di Dio), ora il Padre lo proclama figlio. E proclama quale è questa luce nascosta di Gesù: l’amore del Padre. Qual è la cosa più bella della nostra vita? Scoprirci amati.

È bellissimo scoprirti amato, voluto bene e capace di amare! E ti sentirai amato, coccolato da Dio e questa sarà la tua più grande bellezza! Si vede quando una donna si sente amata dal suo uomo: è raggiante, luminosa. Si vede quando un figlio si sente amato dai suoi genitori: è stabile e libero. Si vede quando una persona conosce e sente l’amore di Dio su di sé: è trasfigurata, diviene luce ed irradia pace. È libera da quel velo di dubbio che ognuno porta su di sé come ombra e finalmente sa di essere amata, importante e preziosa. Al termine del Vangelo Gesù invita i discepoli a scendere e a non dire niente a nessuno. Come sempre Gesù non vuole essere frainteso, non vuole che gli altri capiscano che Dio è solo questo! Dio è anche altro. Dio alla fine di tutto questo percorso ci porterà su un’altra montagna, una piccola collina, il Golgota, in cui la bellezza lascerà lo spazio allo strazio, al dolore, alla sofferenza e alla morte. Dio vive anche questo anche se non sarà definitivo. Gesù scendendo accenna qualcosa che potrebbe accadergli perché Gesù sa che se il chicco di frumento caduto in terra non muore non porta frutto. I discepoli non lo sanno tutto questo. Quaresima è tempo di bellezza! La bellezza comporta la fatica di salire, di uscire, di muoverti: tutto questo dice San Paolo non è sforzo ma è grazia! Buona domenica!

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