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Non dobbiamo stancarci di essere profetici

In occasione del Natale l’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, affronta i temi più caldi del momento: dalla guerra in Ucraina alla crisi economica, dall’operato del Governo Meloni al contrasto alle povertà, dai lavori del Cammino sinodale alla lotta agli abusi.

“Non dobbiamo disperare della pace, ma fare continuamente appello all’umanità che sta in ogni uomo. Non ci possiamo rassegnare al comportamento inumano che produce solo sofferenza e morte”. Parte da un appello per la pace in Ucraina l’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, che in un’intervista in occasione del Natale affronta i temi più caldi del momento.

“Non dobbiamo disperare della pace, ma fare continuamente appello all’umanità che sta in ogni uomo. Non ci possiamo rassegnare al comportamento inumano che produce solo sofferenza e morte”. Parte da un appello per la pace in Ucraina l’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, che in un’intervista in occasione del Natale affronta i temi più caldi del momento.

C’è il rischio che ci si possa abituare alla guerra? Come si potrà arrivare alla fine dell’aggressione e a una giusta pace? Non è facile che un popolo invaso sia disposto a trattare…
Il dialogo presuppone il riconoscimento della dignità dell’altro e credere, anche contro l’evidenza, che sia possibile qualcosa di buono e di nuovo.

Il dialogo scommette tutto sull’imprevisto: del senso di umanità, di una ragionevolezza finora mancata.

Il Magistero della Chiesa ha sempre indicato i grandi pilastri della pace: giustizia, libertà, amore e perdono. Non dobbiamo disperare della pace, ma fare continuamente appello all’umanità che sta in ogni uomo. Non ci possiamo rassegnare al comportamento inumano che produce solo sofferenza e morte.

Le ripercussioni della guerra sono anche di natura economica. Dopo la pandemia, con cui ancora ci troviamo a fare i conti, la crisi economica sta colpendo anche l’Italia. L’aumento generalizzato di quasi tutte le materie prime e dei costi energetici si sta ripercuotendo nelle tasche di migliaia di persone che faticano ad arrivare alla fine del mese…
Siamo di fronte a un’ondata di crisi, che ormai rappresenta una possibilità della vita. La crisi, che fa male e impone sacrifici, potrebbe essere un’occasione per mettere in discussione il modello di sviluppo. Le crisi che abbiamo visto finora hanno accentuato le divisioni e le disuguaglianze di accesso ai beni e alle opportunità. Tutte le azioni di superamento delle crisi non possono tendere al ripristino del mondo di prima. Per questo il Papa non si stanca di raccomandare la solidarietà, la sussidiarietà e la partecipazione alle decisioni politiche da parte delle comunità.

L’ultimo Rapporto della Caritas ha introdotto il concetto di “povertà intergenerazionale”: la povertà si eredita, chi nasce in una famiglia povera ha bisogno di 5 generazioni per salire la scala sociale. Come valuta l’operato del nuovo Governo in materia di politiche sociali e di iniziative per fronteggiare la crisi economica, a due mesi dal suo insediamento?
Ci auguriamo di poter dialogare a tutto campo con il Governo e le istituzioni della Repubblica. La nostra linea è chiara: rispetto della vita e lotta alle povertà. Siamo ancora ai primi passi di questo Governo, la priorità della Chiesa in Italia è l’azione di sviluppo che contrasti le povertà materiali ed educative e dia massima attenzione ai giovani.

C’è il rischio che ci si possa abituare alla guerra? Come si potrà arrivare alla fine dell’aggressione e a una giusta pace? Non è facile che un popolo invaso sia disposto a trattare…
Il dialogo presuppone il riconoscimento della dignità dell’altro e credere, anche contro l’evidenza, che sia possibile qualcosa di buono e di nuovo.

Il dialogo scommette tutto sull’imprevisto: del senso di umanità, di una ragionevolezza finora mancata.

Il Magistero della Chiesa ha sempre indicato i grandi pilastri della pace: giustizia, libertà, amore e perdono. Non dobbiamo disperare della pace, ma fare continuamente appello all’umanità che sta in ogni uomo. Non ci possiamo rassegnare al comportamento inumano che produce solo sofferenza e morte.

Le ripercussioni della guerra sono anche di natura economica. Dopo la pandemia, con cui ancora ci troviamo a fare i conti, la crisi economica sta colpendo anche l’Italia. L’aumento generalizzato di quasi tutte le materie prime e dei costi energetici si sta ripercuotendo nelle tasche di migliaia di persone che faticano ad arrivare alla fine del mese…
Siamo di fronte a un’ondata di crisi, che ormai rappresenta una possibilità della vita. La crisi, che fa male e impone sacrifici, potrebbe essere un’occasione per mettere in discussione il modello di sviluppo. Le crisi che abbiamo visto finora hanno accentuato le divisioni e le disuguaglianze di accesso ai beni e alle opportunità. Tutte le azioni di superamento delle crisi non possono tendere al ripristino del mondo di prima. Per questo il Papa non si stanca di raccomandare la solidarietà, la sussidiarietà e la partecipazione alle decisioni politiche da parte delle comunità.

L’ultimo Rapporto della Caritas ha introdotto il concetto di “povertà intergenerazionale”: la povertà si eredita, chi nasce in una famiglia povera ha bisogno di 5 generazioni per salire la scala sociale. Come valuta l’operato del nuovo Governo in materia di politiche sociali e di iniziative per fronteggiare la crisi economica, a due mesi dal suo insediamento?
Ci auguriamo di poter dialogare a tutto campo con il Governo e le istituzioni della Repubblica. La nostra linea è chiara: rispetto della vita e lotta alle povertà. Siamo ancora ai primi passi di questo Governo, la priorità della Chiesa in Italia è l’azione di sviluppo che contrasti le povertà materiali ed educative e dia massima attenzione ai giovani.

Fonte: Riccardo Benotti – Sir
Immagine: Gennari/Siciliani

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