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“San Giuseppe. Accogliere, custodire e nutrire” – Il manuale di paternità

Il nuovo libro di Fabio Rosini, autore del percorso “I Dieci Comandamenti”

Fabio Rosini, sacerdote dal 1991, direttore del Servizio per le vocazioni della Diocesi di Roma, autore di numerose catechesi per giovani e fidanzati e ideatore del percorso “I dieci Comandamenti”, ha pubblicato nel giugno scorso un volume sulla figura di san Giuseppe. Il libro arriva proprio nell’anno dedicato allo sposo di Maria e sfiora vari temi: dall’educazione dei figli alla figura paterna sempre più in crisi, e si rivolge anche a coloro che sentono una chiamata vocazionale e non hanno il coraggio di dire il loro si incondizionato. “L’opera di Dio va accolta e difesa, protetta dalle fragilità del presente” afferma l’autore.

E per questo prende spunto proprio dal padre terreno di Gesù, ponendoci in cammino per apprendere e non sprecare la bellezza dell’aprirsi alla Grazia, accoglierla e custodirla come fonte preziosa di salvezza. “C’era bisogno di parlare della paternità in maniera costruttiva”, questa la motivazione prima che il sacerdote ha dato al suo scritto.

La figura di San Giuseppe, uomo forte e umile, non a caso scelta da don Fabio, deve insegnarci come imparare l’arte della custodia della vita, quella del nostro prossimo così come la nostra, quella naturale come quella dello Spirito. La figura paterna che spesso manca al giorno d’oggi e che abbiamo l’esigenza di riscoprire sempre più.

Il lavoro dell’autore parte da una analisi degli eventi della vita e in particolare dalla rilettura del famoso “dubbio” di Giuseppe. Ciò che colpisce non è l’incertezza sulla gravidanza di Maria, se sia o no opera dello Spirito Santo, ma nel timore che Giuseppe ha di non sentirsi all’altezza della chiamata che ha ricevuto. Proprio come oggi accade a molti giovani.

Nei percorsi di discernimento vocazionale, ad esempio, molti non hanno dubbi sull’esistenza di Dio nella loro vita, ma hanno timore di non essere, essi stessi, adeguati a portare avanti il progetto che Dio ha voluto per loro. Giuseppe al contrario accoglie e vive un evento di grande portata condividendo in qualche modo la stessa gioia di Maria. È difficile accettare la gioia negli altri ma lui lo fa e semina pur sapendo che non vedrà mai il suo raccolto, mostrando in questo agire discrezione e umiltà.

“Ad un certo punto San Giuseppe scompare dalle pagine del Vangelo. Di lui non si parla più, dopo essere stato uno dei protagonisti del Vangelo. Sino a quel momento ha avuto diverse funzioni. Giuseppe ha accolto Gesù, gli ha conferito una identità, lo ha difeso ed educato. E poi è sparito dal racconto. È dovuto sparire.”  Questa la tesi di don Fabio Rosini.

La grandezza della figura di Giuseppe sta in questo: egli porta avanti la missione di padre, ma che riesce a diventare inutile, donando in tal modo autonomia al figlio, poiché è certo che egli sa stare in piedi da solo, ed è in grado di vivere senza il suo aiuto.

In conclusione don Fabio Rosini cita le parole di Papa Francesco “Essere padri significa introdurre il figlio all’esperienza della vita, della realtà. Non trattenerlo, non imprigionarlo, non possederlo, ma renderlo capace di scelte, di libertà e partenze”.

di Annalisa Leo

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