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Una Giornata internazionale per ricordare la bellezza armoniosa della dualità

Una Giornata internazionale per ricordare la bellezza armoniosa della dualità

di Cristiana Dobner*

Che ci sia bisogno di una Giornata internazionale della donna, a mio avviso, è sconcertante. Segno e spia che la quotidianità non considera la donna per quello che è in se stessa? E che bisogna sottolineare una giornata proprio per palesare quanto rischia di rimanere celato?
La problematica in realtà è molto più impegnativa e affonda le sue radici nella storia dell’umanità e nella storia, se non proprio dell’oppressione, quanto meno della difficoltà della donna ad uscire da alcuni stereotipi che la costringevano a compiti gravosi, cui non poteva sottrarsi. Pena il non esistere.

Se però, lo sguardo indagatore si rivolge al passato e solo al passato credo che ben presto si troverà non solo offuscato ma letteralmente accecato. Il peso delle vicende rischia di catapultarsi e distruggere, in fin dei conti, proprio il presente in cui si vive.

Oggi la donna esiste. Oggi la donna può esprimersi. Le doti di natura e quelle acquisite con studio ed esercizio possono fiorire.

Non si può però considerare la donna oggetto di una tabella …presta servizi, quand’anche siano servizi altolocati. La donna come intelligenza e sensibilità conosce parametri propri che si possono convogliare in pochi termini quali cura, percezione, attenzione, solidarietà. Empatia, in sintesi.

Cura di sé indubbiamente che consente un equilibrio psicologico pur nelle ben note capacità della donna di essere multitasking. Cura però soprattutto per chi vive vicino, con uno sguardo che sa forare le apparenze e giungere a comprendere il bisogno altrui, soprattutto quando è mascherato e non esposto a tutti.

La cura senza la percezione non potrebbe manifestarsi perché resterebbe focalizzata solo su stessa e la ricaduta suonerebbe come un egoismo organizzato. Mentre la percezione, che non è il semplice fiuto, sa cogliere con un solo sguardo e intuire, penetrare oltre la scorza e collocarsi in sintonia con chi soffre e con chi ride.

Conosce quell’accordo che rende la vicinanza lieta e calda e la si ricerca perché crea un clima disteso eppure dinamico. A sua volta, la percezione se non è attivata dall’attenzione, può paragonarsi allo sguardo che scorre e non si arresta, sorvola ma non plana. Attenzione al creato, alla sua salvaguardia, alla bellezza che può ammaliare e circondare oppure soffocare e annichilire, quando è affidata solo a banali ritocchi di punturine antirughe.

Tutta la cura empatica si può spendere creando quel legame che conosce il rendimento di grazie per la solidarietà sperimentata, quando la realtà incombe ed è pesante e solo nella condivisione pronta all’ascolto, si intravvede una via di salvezza.

Non si tratta quindi per la donna di rivendicazioni sociali o pecunarie (anche se poi non sarebbe niente male ottenerle in base ai reali meriti e capacità!) e non si tratta di battaglie all’arma bianca o di assalti ben architettati.

Si tratta di far aprire gli occhi a quella parte di umanità, cioè ai maschi, con cui siamo chiamate a fare armonia, a procedere insieme, e far comprendere come, nella comunione rispettosa di ciascuno e ciascuna, tutta l’umanità ne trae vantaggio. Né l’uomo da solo, né la donna da sola possono dar vita ad un ambiente in cui si colga la gioia dell’essere stati creati dall’Altissimo per puro gratuito amore e si possano trovare, insieme, le forze per far battere in ritirata quel Covid che imperversa nel nostro pianeta.

Una Bellezza armoniosa in dualità allora può rendere contenta la donna anche nel festeggiare la Giornata internazionale della donna con un mazzo di mimosa!

* Sir

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