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San Patrizio Patrono d’Irlanda

san patrizio

SAN PATRIZIO PATRONO D’IRLANDA

17 marzo

Redazione

Da dove veniva S. Patrizio? Non deve ingannare il nome romano di Patrizio, né tanto meno il suo patronato d’Irlanda: Patrizio, in realtà, non era irlandese ma scozzese. Non si sa con certezza da dove provenisse: egli stesso, nelle sue Confessioni, scrive che suo padre possedeva una terra vicino a un paese oggi sconosciuto, che aveva un nome metà indigeno, Bannhaven, e metà latino, Taberniae. Il luogo più probabile è stato comunque identificato in Kilpatrick. La data di nascita è da considerarsi tra il 385 e il 392 d.C. e i genitori pare fossero appartenenti ad una nobile famiglia romana. Come arrivò in Irlanda? Furono dei pirati a trasferire Patrizio in Irlanda: a 16 anni il piccolo fu rapito e venduto come schiavo a Muirchu, re del North Dàl Riada, nella contea Antrim. Per sei anni, lavorò come pastore in cattività su Slemish Mountain, nella contea Antrim.

Apprese la lingua gaelica e le pratiche dei druidi, ma nei sei anni di cattività maturò anche la sua conversione al cristianesimo e dopo due tentativi falliti, Patrizio riuscì a scappare e, percorrendo a piedi circa 184 miglia, si imbarcò clandestinamente su di una nave diretta in Inghilterra. Una leggenda narra che aveva precedentemente avuto la visione di una nave che lo aspettava. In quei sei anni Patrizio annota nelle sue Confessioni di essersi trasformato in un ragazzo molto credente, che pregava giorno e notte. Secondo i suoi stessi racconti, Patrizio fece un altro importante sogno, in cui una Voce lo richiamava a cristianizzare l’Irlanda. Per tale ragione si recò in Francia, presso il monastero di Auxerre e si preparò al sacerdozio, viaggiando e soggiornando in diversi monasteri. Recatosi in Gallia, san Germano d’Auxerre lo consacrò vescovo. Successivamente Papa Celestino nel 432 gli affidò la missione di estirpare dall’Irlanda il paganesimo e convertire l’intera nazione al cattolicesimo, riprendendo la missione abbandonata da un precedente vescovo, Palladius.

Fu così che Patrizio tornò in Irlanda, l’isola nella quale era stato schiavo e dove ora tornava vescovo. L’Irlanda era allora abitata dai Celti Scoti, pagani alti e biondi dediti a pesca e pastorizia. Durante la missione in Irlanda San Patrizio fu spesso minacciato di morte, catturato e condannato, ma riuscì comunque a portare avanti il suo mandato in nome di Dio con sorprendente successo. Il santo percorse l’intera Irlanda, predicando e insegnando nella lingua locale, fondando abbazie e monasteri, soccorrendo i bisognosi e operando miracoli. Trattò con i Druidi per affiancare una simbologia cristiana alla festa celtica di Beltaine (1° maggio) che celebrava il ritorno dell’estate. Di qui il simbolo del sole aggiunto sulle croci celtiche. La sua opera fu così grandiosa che oltre sessanta chiese furono costruite in suo onore, la più importante delle quali si trova a Dublino (St. Patrick’s Cathedral) e divenne ben presto un eroe nazionale, oltre che patrono d’Irlanda. Nel giro di tre decenni, San Patrizio aveva portato a termine la sua missione: la quasi totalità dei Celti Scoti, compreso il loro intrattabile re Laoghaire, si era convertita. E la sua eredità sopravvisse: entro la fine del V secolo, infatti, l’Irlanda era una nazione cristiana. All’età di oltre cinquant’anni intraprese un lungo pellegrinaggio fino a Roma.

Al ritorno si stabilì nell’Irlanda del Nord fino al termine dei suoi giorni. Fonti storiche accertano la sua morte a Down Patrick, in Irlanda, ma alcuni studiosi suppongono che la sua morte possa essere avvenuta in Inghilterra o in Galles.  Secondo una leggenda il santo visse più di 120 anni. La maggior parte degli storici, tuttavia, segnano la sua morte il 17 marzo 461. Il suo corpo, conteso da varie città, fu affidato a una coppia di buoi che, senza guida, lo depose a Down, nell’Irlanda del Nord, che da allora cambiò il nome in Down Patrick, e dove da allora un’immensa statua dell’Apostolo veglia sull’Irlanda. Molte le leggende legate a san Patrizio: secondo la tradizione in Irlanda non ci sarebbero più serpenti da quando san Patrizio li cacciò in mare. Questa leggenda è connessa a quella della montagna sacra irlandese, Croagh Patrick, sulla quale il santo nel 441 d.C. avrebbe trascorso quaranta giorni, gettando alla fine una campana dalla sommità del monte nell’attuale Baia di Clew per cacciare via i serpenti e le impurità, formando le isole che la contraddistinguono.

Lo storico greco-romano Salinus ha registrato tuttavia in un suo scritto che l’Irlanda era priva di serpenti già due secoli prima che nascesse S. Patrizio. Un’altra leggenda narra del suo viaggio in Francia, dopo la fuga dalla schiavitù in Irlanda. Avendo deciso di visitare suo zio a Tours, doveva attraversare la Loira ma non era provvisto dei mezzi necessari per farlo. Trovò, tuttavia, che la sua mantella sarebbe stata un’ottima zattera. Una volta raggiunta la riva opposta, Patrizio appese il suo soprabito a un cespuglio di biancospino ad asciugare. Nonostante fosse pieno inverno, la pianta iniziò a fiorire ed ecco perché, da allora, il biancospino fiorisce d’inverno. A san Patrizio pare sia legata anche la presenza del trifoglio nell’emblema nazionale irlandese. Grazie ad un trifoglio, si racconta infatti, san Patrizio avrebbe spiegato agli irlandesi il concetto cristiano della Trinità, prendendo come esempio le tre foglie collegate ad un unico stelo.

La leggenda del Pozzo di San Patrizio

Ma la più celebre delle leggende è quella legata al pozzo che porta il suo nome, che per antonomasia è un pozzo senza fondo, ma anche un luogo che serba ottime cose. In tutta l’Irlanda ci sono centinaia di pozzi dedicati ai santi ma è quello di San Patrizio che è entrato da secoli a far parte dell’immaginario comune come metafora di infinita ricchezza. I pozzi sono da sempre importanti perché fonte di acqua pulita e, per questo, sono stati spesso associati alla cura, soprattutto degli occhi. In seno alle religioni antiche i pozzi furono spesso ricollegati alle divinità femminili, che li custodivano come fonte di vita e ingresso al cuore della terra. Con l’avvento del Cristianesimo molti pozzi furono cristianizzati e chiamati con nomi di santi. Secondo una leggenda medioevale, il cosiddetto Pozzo di san Patrizio era una caverna molto profonda che si trovava su un isolotto del Lough Derg, nell’Irlanda nord-occidentale. Qui San Patrizio era solito ritirarsi in preghiera e si narra che Cristo gli avesse indicato la caverna come mezzo per far vincere l’incredulità dei fedeli poco convinti a proposito delle pene dell’aldilà: chi fosse riuscito a raggiungerne il fondo, superando una serie infinita di prove, avrebbe ottenuto la remissione dei peccati e l’accesso a un luogo di delizie e infine al Paradiso. L’isola del Lough Derg è meta di moltissimi pellegrini ancora oggi, ma la grotta fu chiusa nel 1457 per ordine di Papa Alessandro VI.

 

Il pozzo di San Patrizio ad Orvieto

Celebre è il pozzo di san Patrizio che si trova in Italia, ad Orvieto. È il 1527 quando in occasione del “sacco di Roma” l’allora pontefice Clemente VII si rifugia ad Orvieto e per suo volere commissiona ad Antonio da Sangallo il Giovane la costruzione del pozzo che doveva servire da approvvigionamento di acqua in caso di assedio della città.  Di fatti il pozzo doveva, almeno inizialmente, essere ad uso della rocca fortificata e per questo all’epoca della costruzione si definiva “Pozzo della Rocca”. Il progetto del Sangallo, che già lavorava sulle fortificazioni della città, si ispirò alla scala a chiocciola della Villa del Belvedere in Vaticano (stesso sistema architettonico si ritrova anche nella scala regia di Palazzo Farnese a Caprarola) e creò un geniale sistema elicoidale di 248 scalini in modo tale che le vie per scendere e salire il percorso del pozzo non si incontrassero tra di loro generando problemi di “traffico”. Il pozzo, profondo 54 metri, fu realizzato scavando nel tufo dell’altopiano su cui sorge Orvieto. Ha forma cilindrica a base circolare con diametro di 13 m. Papa Clemente VII incaricò Benvenuto Cellini di coniare una moneta in onore della costruzione del pozzo. Su di essa è incisa la frase “UT POPULUS BIBAT” (“perché il popolo beva”) e raffigurato Mosè che con un bastone trafigge una roccia dalla quale sgorga dell’acqua difronte al popolo ebreo in fuga, mentre uno di essi vi attinge con una conchiglia. Questa preziosa moneta è oggi conservata nei Musei Vaticani. Dopo un breve periodo in cui ebbe anche l’appellativo di “purgatorio di San Patrizio” in epoca ottocentesca assunse il nome attuale di Pozzo di San Patrizio per volere dei frati del convento dei Servi ai quali era nota la “leggenda del santo irlandese” secondo la quale, come abbiamo già detto,  Patrizio sarebbe stato custode di una grotta senza fondo, il celeberrimo “Pozzo di San Patrizio” appunto, dalla quale dopo aver visto le pene dell’Inferno, si poteva accedere al Purgatorio arrivando persino ad intravedere il Paradiso. È da questo momento che il pozzo, avendo ormai perso la sua funzione primaria, diventa oggetto di curiosità e attrattiva dei visitatori che passavano per Orvieto. Forse per l’aura di sacro e di magico che accompagna le cavità profonde, o per pura imitazione di modelli cinematografici, i turisti moderni vi gettano monetine con la speranza di tornarvi. Oggi è un vero piacere discendere fino alle sue profondità percorrendo i 248 gradini che lo compongono per toccare da vicino quest’opera di grande ingegno architettonico.

 

Uno schiavo divenuto vescovo

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