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Aperti i laboratori a cura del Centro Missione Emmaus

KAIRE NUMERO 39 | 28 SETTEMBRE 2019

di Anna Di Meglio

Il cammino di formazione in vista del Convegno di novembre prosegue con un ulteriore passo avanti nella preparazione per clero e laici attraverso i laboratori proposti dal Centro di Formazione Emmaus. Nel n. 36 del Kaire del 7 settembre abbiamo relazionato (Accompagnare il cambiamento) sui contenuti e le proposte degli esperti del Centro Emmaus, ai quali la Diocesi si è rivolta, sottolineando le loro premesse teoriche – Evangelii gaudium di Papa Francesco, in verità già tema del precedente Convegno del 2014 – e il loro modus operandi, così come questi erano stati presentati negli incontri con laici e clero isolani ad inizio settembre. Nella tappa successiva, sabato 21 e domenica 22 settembre, presso il Centro Papa Francesco, si sono svolte due sessioni di laboratori per i laici ed una sessione per il clero, attraverso le quali comincia a delinearsi e a prendere forma concretamente il Convegno nei suoi aspetti operativi, come quando uno scultore fa emergere una forma da un blocco di marmo. Come abbiamo già sottolineato, lo scopo degli incontri di formazione è fare in modo che il Convegno non sia un evento fine a se stesso, uno spettacolo che nasce e muore nell’arco dei tre giorni di svolgimento lasciando ogni cosa inalterata, ma piuttosto una scintilla che accende un fuoco duraturo, per il bene della Chiesa di Ischia. I laboratori hanno avuto quindi, in tale ottica, lo scopo di formare “custodi del fuoco”, accompagnatori del cambiamento al servizio delle comunità di appartenenza, in grado di mettersi in gioco per

attuare, mettere in moto processi di cambiamento nell’agire parrocchiale, nelle  relazioni e nella evangelizzazione quotidiana. Progetto ambizioso – penserà qualcuno – ma che risponde alle sollecitazioni di Papa Francesco, che nel suo pontificato ci sta consegnando il suo sogno di una Chiesa nuova, che in realtà torna alle sue

origini, al sogno di Gesù Cristo che l’ha fondata. È un sogno che passa attraverso principi di concretezza dell’agire. E infatti gli esperti del centro Emmaus, nella due giorni di laboratori, dopo le premesse teoriche, hanno portato i partecipanti sul terreno della praticità: attraverso una serie di giochi di role –play, di simulazioni e attività situazionali, impegnativi, ma a volte anche molto divertenti, hanno dimostrato sul campo cosa significhi accompagnare il cambiamento, farsi carico dell’altro, tener conto delle diversità e delle problematiche altrui, farsi da parte per lasciare spazio al prossimo, in poche parole: essere servitori attenti e non protagonisti. Il percorso laboratoriale, pur nei suoi aspetti ludici, è stato arduo, poiché ha fatto emergere limiti e pregiudizi, abitudini e routine mentali difficili da scardinare.

Costantemente, nel corso dei lavori, gli esperti hanno tenuto la barra a dritta sui percorsi fattibili, sulle azioni concrete da compiere nel quotidiano, ma secondo il modello rappresentato dall’immagine di Gesù con i discepoli di Emmaus: Gesù si muove verso i due discepoli afflitti e delusi, li affianca, li conduce alla riflessione, ma stando di lato con discrezione, senza forzature, senza pressioni. Poi però li lascia proseguire da soli. Il Convegno dovrebbe avere lo stesso scopo, essere una tappa del cammino che dovrà poi proseguire in autonomia. E dall’esempio di Emmaus gli esperti sono passati al racconto delle nozze di Cana, dove il miracolo di Gesù diventa metafora del cambiamento. Quel vino nuovo, contenuto nelle

giare – simbolo della tradizione antica che non va cestinata – deve nascere dal Convegno e serve a festeggiare un matrimonio, quello tra la Chiesa di Ischia e il territorio di Ischia. È il vino nuovo della grazia di Dio che opera. Ma sono necessari i servitori che agiscono nell’ombra per portare il vino nuovo ai commensali.

Il vino vecchio al contrario rappresenta tutto ciò che angustia le nostre parrocchie: le divisioni, i contrasti, le vecchie abitudini, le tradizioni sterili, ma anche le inutili feste inconcludenti che non seminano bene. Nel sogno di Papa Francesco, nel sogno

della Chiesa pensata da Gesù si vive da fratelli, non si segue la logica della gara, dove vince il più forte, ma la logica dell’Esodo, si fanno percorsi complessi, ricchi di piccoli ma significativi successi, fino all’esito positivo, che può anche essere molto lontano nel tempo. Non è necessario radunare folle nelle chiese per le celebrazioni, ma fare bene le piccole cose quotidiane, nella logica che ci ha insegnato Gesù Cristo: non “fare cose nuove”, ma “fare nuove le cose”. Ma secondo quali regole? Quelle che Papa Francesco in EG ci indica, i quattro punti fondamentali che condensano la sua visione della Chiesa e della parrocchia:

1) Il tempo è superiore allo spazio: non bisogna avere ansia di occupare spazi e posizioni, bisogna lasciare spazio alle persone e ai loro tempi, pur nel rispetto del progetto comune, per avviare processi di trasformazione, non strapperemo la zizzania appena spuntata, rischieremmo di eliminare con essa anche il grano, meglio attendere;

2) L’unità prevale sul conflitto: è necessario motivare l’altro, avere e suscitare desiderio di relazione e conoscenza, mostrare interesse e attenzione per l’altro, averne cura anche quando si è in disaccordo;

3) La realtà è più importante dell’idea: bisogna uscire dagli schemi e dai pregiudizi, dall’idea che “si è sempre fatto così” per trovare giuste soluzioni, bisogna avere anche il coraggio di rompere schemi ed abitudini anche se tramandate da sempre. Lo stesso Gesù, con la sua esperienza di vita ci ha insegnato che rompere gli schemi e utilissimo;

4) Il tutto è superiore alla parte: è necessario rinunciare ai particolarismi, ai campanilismi, bisogna accettare di fare parte di un disegno più ampio, dove probabilmente il singolo è destinato a scomparire. È la logica del lievito: fondamentale per fare il pane, ma invisibile. Nel racconto di Emmaus i discepoli, dopo l’inaspettato incontro con Gesù, ritornano a Gerusalemme, dove ritrovano gli altri, ma sono cambiati e pronti a ricominciare il loro apostolato. Questo deve essere il senso del percorso del Convegno, ma soprattutto del post- Convegno, dove tutto avrà un nuovo inizio.

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