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Papa Francesco continua le sue ultime catechesi sulla vecchiaia, questa volta mette in evidenza il rapporto tra anziani e giovani, la testimonianza dei vecchi che lasciano “il testimone” alle nuove generazioni, l’alleanza che li lega per l’eternità: «La vecchiaia, incamminata verso un mondo in cui potrà finalmente irradiarsi senza ostacoli l’amore che Dio ha messo nella Creazione, deve compiere questo gesto di Simeone e di Anna, prima del suo congedo. La vecchiaia deve rendere testimonianza – questo per me è il nocciolo, il più centrale della vecchiaia – la vecchiaia deve rendere testimonianza ai bambini della loro benedizione: essa consiste nella loro iniziazione – bella e difficile – al mistero di una destinazione alla vita che nessuno può annientare. Neppure la morte.

Dare testimonianza di fede davanti a un bambino è seminare questa vita; anche, dare testimonianza di umanità e di fede è la vocazione degli anziani. Dare ai bambini la realtà che hanno vissuto come testimonianza, dare il testimone. Noi vecchi siamo chiamati a questo, a dare il testimone, perché loro lo portino avanti. La testimonianza degli anziani è credibile per i bambini: i giovani e gli adulti non sono in grado di renderla così autentica, così tenera, così struggente, come possono fare gli anziani, i nonni. Quando l’anziano benedice la vita che gli viene incontro, deponendo ogni risentimento per la vita che se ne va, è irresistibile. Non è amareggiato perché passa il tempo e lui sta per andarsene: no. È con quella gioia del buon vino, del vino che si è fatto buono con gli anni. La testimonianza degli anziani unisce le età della vita e le stesse dimensioni del tempo: passato, presente e futuro, perché loro non sono solo la memoria, sono il presente e anche la promessa. È doloroso – e dannoso – vedere che si concepiscono le età della vita come mondi separati, in competizione fra loro, che cercano di vivere ciascuno a spese dell’altro: questo non va. L’umanità è antica, molto antica, se guardiamo al tempo dell’orologio. Ma il Figlio di Dio, che è nato da donna, è il Primo e l’Ultimo di ogni tempo. Vuol dire che nessuno cade fuori dalla sua eterna generazione, fuori dalla sua splendida forza, fuori dalla sua amorevole prossimità.

L’alleanza – e dico alleanza – l’alleanza dei vecchi e dei bambini salverà la famiglia umana. Dove i bambini, dove i giovani parlano con i vecchi c’è futuro; se non ci sarà questo dialogo fra vecchi e giovani, il futuro non si vede chiaro. L’alleanza dei vecchi e dei bambini salverà la famiglia umana». Il Serafico Padre d’Assisi sentiva forte la responsabilità di essere un buon testimone per i suoi frati, i quali vollero che desse loro una Regola, come alleanza eterna e via di perfezione. “Perfetto zelatore e amante dell’osservanza del Vangelo, il beato Francesco amava ardentemente che tutti mettessero in pratica la Regola, che è vivere il Vangelo, e diede una speciale benedizione a coloro che sono e saranno veri zelatori di essa. Ai suoi discepoli diceva che la Regola è il libro della vita, la speranza della salvezza, la caparra della gloria, il midollo del Vangelo, la via della croce, lo stato di perfezione, la chiave del paradiso, il patto di eterna alleanza. Voleva che tutti ne avessero una copia e la sapessero a mente, e che nelle loro conversazioni i frati ne parlassero di frequente, per evitare lo scoramento, e ne meditassero dentro di sé per richiamare il giuramento pronunciato. Prescrisse che la Regola fosse sempre davanti al loro sguardo, a rammentare il loro ideale di vita e a stimolo di osservanza. E, più ancora, volle e insegnò ai frati di morire con essa (FF 1771)”.

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