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Ripartire dal perdono per una vita bella

Lunedì sera 1 agosto 2022 si è svolto il Pellegrinaggio serale che dal Convento di s. Antonio a Ischia Ponte si è diretto verso la Chiesa di s. Francesco di Assisi a Forio.

Decine e decine di persone – giovani, anziani, suore, sacerdoti, frati – hanno camminato a piedi per circa quattordici chilometri per lucrare l’indulgenza plenaria nella Festa del Perdono di Assisi.

S. Francesco aveva un grande desiderio: “Voglio mandarvi tutti in Paradiso”. E questo immenso dono lo ha chiesto al nostro Dio misericordioso per ciascuno di noi, per cui ogni anno da ottocento anni, grazie alla concessione del papa Onorio III, si rinnova questa possibilità. Con l’indulgenza plenaria il Signore ci concede infatti il perdono totale di tutte le colpe, e anche di tutte le pene che ne derivano, in cielo e in terra, per sé o per un defunto, dal giorno del battesimo fino al giorno della richiesta, aprendoci la Porta del Paradiso.  

Durante il pellegrinaggio, il gruppo – anticipato da colui o colei che portava una croce – pregava, cantava, suonava la chitarra, e c’era anche chi ascoltava, sia per la possibilità di confessarsi, sia per l’incontro con persone, fratelli e sorelle, con le quali si avviava spontaneamente un dialogo. Ed è stato bello vedere, a ogni tappa – Chiesa di s. Antonio da Padova a Casamicciola Terme e Basilica/Santuario di s. Restituta a Lacco Ameno – e lungo il cammino, altre persone che si aggiungevano.

Quando siamo giunti nella Chiesa di s. Francesco a Forio, ad attenderci c’era Cristo Gesù nel SS. Sacramento che abbiamo potuto adorare per qualche minuto e alle ore 1:30 è iniziata la Celebrazione Eucaristica, con grande e sentita partecipazione.

Nel corso dell’omelia don Carlo Candido ha detto che il Vangelo è sempre “scandaloso” per noi che viviamo in un’altra cultura. Dio – «dopo aver ricevuto un “sonoro rifiuto” nel luogo più santo che vi era sulla terra, l’ombelico del mondo per il popolo di Israele, che era il Sancta Santorum, era il Tempio di Gerusalemme, nella regione più santa che era la Giudea, nella terra più santa che era la Palestina, andando dall’uomo più santo che era Zaccaria – manda invece il suo Angelo in un villaggetto, Nazaret, che forse contava circa centocinquanta abitanti chiamati anche trogloditi perché vivevano nelle grotte. E lo manda addirittura da una donna che in quella cultura non aveva nessun valore, non poteva essere chiamata a testimoniare. Anzi la donna non doveva occuparsi delle cose di Dio perché se toccava un rotolo di un libro lo bruciavano perché lo aveva reso impuro.

Dio ci spiazza sempre, ci sorprende. Questo Vangelo così sorprendente, così scandaloso, ci ricorda che la logica di Dio è infinitamente e meravigliosamente diversa dai nostri schemi, dalla nostra saccenza, supponenza, dalla nostra superbia, dal nostro delirio di onnipotenza che pensa di saperne più di Dio, di voler rubare il mestiere a Dio, ossia all’”Infinitamente Grande che si è fatto infinitamente piccolo nel grembo di una ragazza: Maria” (Angelo Branduardi), la quale canta il Magnificat. Maria che fa grande Dio.

Questo testo è meraviglioso, è rivoluzionario. E perché Maria fa grande Dio? Perché Maria si è lasciata sorprendere. Grazie al grande dono della fede, Dio ha permesso a Maria di leggere la storia da un’altra prospettiva, quella dei piccoli, degli umili, dei profeti. Ecco perché Maria la preghiamo Regina degli Angeli e anche Regina dei profeti. Lei è stata la più grande profetessa, infatti il Magnificat è una vera profezia sull’umanità.

La Madonna vede già, adesso, quello che Dio opererà nella storia. Ecco perché può dire: “Ha innalzato gli umili, ha rovesciato i potenti dai troni, ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i ricchi a mani vuote”. Maria ha già visto quello che Dio opera, ha operato e opererà nella storia dell’umanità. È sempre Dio che interviene.

Maria, pur essendo la Madre di tutti noi, è Donna di parte (don Tonino Bello) perché ha scelto dalla parte di chi stare: dalla parte degli umili, dalla parte dei piccoli. Allora se vogliamo essere figli di questa Mamma, di questa Madre, anche noi dobbiamo schierarci, anche noi dobbiamo decidere da quale parte stare: stare dalla parte dei prepotenti? da chi ha un potere sociale, politico, economico, a volte anche religioso? O vogliamo stare dalla parte di chi non ha voce? dalla parte di chi non ha un santo a cui votarsi? Da quale parte stiamo? Se vogliamo essere figli di questa Madre dobbiamo scegliere la parte migliore, la parte che non ci sarà mai tolta: stare vicino ai piccoli e agli umili.

Abbiamo tante litanie con cui invochiamo la Madonna, ma anche Maria ne aveva una. La sua litania è quella che le ha consegnato quel giorno l’Angelo: “Nulla è impossibile a Dio”. Maria, questa litania, l’ha ripetuta tutti i giorni fin sotto la croce: “Nulla è impossibile a Dio”.

Ecco perché c’è una parola che è volgare, che è terribile, che è una bestemmia, che nessun cristiano dovrebbe mai pronunciare, che mai dovrebbe stare sulla bocca di un credente ed è la parola: ormai.

È la più blasfema che un cristiano possa dire. Perché il cristiano, come Maria, può ripetere: ancora tutto è possibile, perché nulla è impossibile a Dio. Questo “Nulla è impossibile a Dio” ha distrutto anche il peccato e il male e le conseguenze del male. L’indulgenza plenaria è proprio questo e di questo dono ne abbiamo davvero tanto bisogno perché il male ha sempre delle conseguenze. Allora: ancora tutto è possibile! Guai a noi se pronunciamo “ormai”! È non credere più nell’Infinita Misericordia e nel grande Amore di Dio. Sia Lodato Gesù Cristo!»

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